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Istat: più potere d’acquisto per le famiglie, ma i conti pubblici peggiorano

Istat: più potere d’acquisto per le famiglie, ma i conti pubblici peggiorano

Nel primo trimestre 2025 aumentati reddito disponibile e risparmio. Ma anche l’indebitamento e la pressione fiscale.  Imprese in difficoltà

Nel primo trimestre del 2025 le famiglie italiane sono tornate un po’ a respirare.
Secondo i dati diffusi dall’Istat, il potere d’acquisto è cresciuto dello 0,9% rispetto al trimestre precedente, sostenuto da un aumento del reddito disponibile (+1,8%) e da una dinamica dei prezzi stabile, che ha registrato un +0,9%.
È un segnale importante, che conferma un trend iniziato due anni fa e interrotto solo nell’ultimo trimestre del 2024.
Anche la propensione al risparmio è in crescita: si attesta al 9,3%, con un aumento di 0,6 punti percentuali. Le famiglie, quindi, non solo spendono un po’ di più — i consumi finali sono saliti dell’1,2% — ma continuano a mettere da parte, segno che il clima di fiducia resta cauto.

Meno confortante, invece, il quadro della finanza pubblica.
Nei primi tre mesi dell’anno l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, in rapporto al PIL, è stimato all’8,5%. Un peggioramento rispetto allo stesso periodo del 2024, quando era all’8,2%.
La causa principale è l’aumento delle uscite, che è stato più marcato rispetto a quello delle entrate ed ha aggravato ulteriormente il deficit.

Aumenta la pressione fiscale

Il saldo primario — ovvero il risultato delle finanze pubbliche al netto degli interessi sul debito — rimane negativo, con un’incidenza sul PIL del -4,7%, leggermente migliore però rispetto al -4,8% dello scorso anno.
Il dato resta comunque un campanello d’allarme per la tenuta dei conti pubblici.
Un altro elemento da segnalare è la crescita della pressione fiscale, salita al 37,3%, con un incremento di mezzo punto percentuale rispetto allo stesso periodo del 2024.
Le entrate aumentano, ma non abbastanza da compensare l’andamento della spesa.

In calo i profitti aziendali

Non arrivano buone notizie nemmeno dal mondo delle imprese.
La quota di profitto delle società non finanziarie è in calo per l’ottavo trimestre consecutivo, e si attesta al 42,1%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
Un segnale che continua a riflettere le difficoltà di molte aziende nel tradurre la ripresa in risultati concreti.
L’unico dato positivo sul fronte produttivo arriva dagli investimenti: il tasso si è attestato al 22,4%, in leggero aumento (+0,2 punti). Ma si tratta di un miglioramento contenuto, insufficiente a invertire una tendenza ancora incerta.

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