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Dalla montagna al mare: “La Custode” della Certosa di Venezia

Dalla montagna al mare: “La Custode” della Certosa di Venezia
La Custode guarda il Lido di Venezia

Una donna che guarda la Laguna e riassume in sé l’acqua e la terra, il mare e la montagna; che custodisce il passato e porta speranza per il futuro.
Proviamo a racchiudere così i molteplici significati che ha la nuova scultura in legno presente sull’isola della Certosa.
È “La Custode”, nata dalle mani di Marco Martalar tra le prime due settimane di settembre ma la cui origine ha radici ben più profonde.
Una storia che inizia dalla tempesta di Vaia e si intreccia con la bonifica dell’isola veneziana, mescolandosi con il lockdown e la speranza di un nuovo inizio.

Marco Martalar lavora al volto de La Costude
Marco Martalar lavora al volto de La Costude

“La Custode” è una statua in legno dalle dimensioni notevoli: 3 metri di lunghezza, 1,5 metri di larghezza e altri 3 metri in altezza.
Non è scolpita, bensì è stata costruita con materiale di recupero, ligneo e cordame, derivato dalla bonifica dell’isola della Certosa.
Per “La Custode” Marco Maralar ha utilizzato la stessa tecnica usata per realizzare “lI Leone alato di Vaia (in esposizione all’ultima Mostra del cinema di Venezia) dopo l’omonima tempesta che ha devastato le montagne venete, nell’ottobre del 2018.

L’isola della Certosa: un piccolo gioiello diventato un parco urbano

La Certosa è la più grande delle “piccole isole” della città di Venezia.
Dal Basso Medioevo e fino al periodo napoleonico fu sede di monaci e monasteri, per diventare poi un’isola militarizzata, con stabilimenti bellici e poligoni di tiro.
Dagli anni Sessanta è stata poi dimenticata e lasciata all’incolto fino al 2004, quando la società velica Vento di Venezia (partner del Comune) ha insediato un centro nautico polifunzionale e si è incaricata della sua rigenerazione, con la costruzione di un parco urbano.

Isola della Certosa
Isola della Certosa

Il progetto UrbArt

Parco che proprio quest’anno ha iniziato a prendere vita, grazie al lavoro della ditta Arborete. È per loro merito che entra in gioco Sara Celeghin, dell’associazione Teatro Invisibile e promotrice nel padovano del progetto UrbArt: un percorso arte-natura nei quartieri periferici della Città di Padova realizzato da dodici sculture lignee permanenti, scolpite da ceppaie destinate altrimenti all’abbattimento. Conosciuta la Certosa, Sara ha constatato che anche in quel contesto lagunare si sarebbero potute realizzare delle sculture secondo l’idea dell’upcycling, ovvero usando materiale di scarto per nobilitarlo a forma d’arte.

SelvArt e il Leone alato di Venezia e di Vaia

Si arriva così a Marco Martalar, ideatore nel 2016 del parco SelvArt nei boschi di Mezzaselva di Roana (Asiago): un’installazione arte-natura dove è possibile ammirare statue scolpite nei boschi dell’altopiano dei Sette Comuni. Nel 2018, dopo la devastante tempesta di Vaia (che abbatté 14 milioni di alberi in due ore), Martalar ha iniziato la rinascita di SelvArt con il Leone alato e fondato poi con Paolo Ceola l’associazione NaturalArte, sempre con l’idea di “scolpire nella natura” e ricostruire il percorso, che ogni anno a luglio ospita un simposio di “scultori naturalisti”.

La Custode della Certosa

In concomitanza con l’esposizione del Leone alato alla Mostra del cinema di Venezia, prima grande manifestazione internazionale dopo il lockdown, Marco è stato chiamato quindi nell’isola della Certosa per realizzare “La Custode”, grazie al “materiale lagunare” di scarto prodotto da Arborete durante la sistemazione del parco: dai moraletti di legno che ne compongono la struttura, ai rami e le cortecce che danno la forma alla donna, fino alle corde di scarto dei traghetti dell’Actv per i capelli.

“La Custode” così somma in sé molti significati degli avvenimenti che negli ultimi due anni hanno colpito nello specifico la regione Veneto e Venezia: l’unione tra le montagne e le acque venete; la rinascita dalle catastrofi naturali, quali tempeste e virus; una mano tesa dell’uomo verso la Natura in nuovo cammino di collaborazione, rispetto e valorizzazione artistica.

La statua custodirà la “nuova” isola veneziana riportata a luogo pubblico vivibile e di aggregazione (nonché probabilmente teatro di future installazioni, in previsione della Biennale d’architettura del 2021); al tempo stesso è la prima di un progetto più ampio che vedrà sorgere nel parco altre statue scolpite nel legno o realizzate col metodo dell’upcycling, in un nuovo percorso arte-natura a due passi dalla Venezia città.

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