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IO CANTO DA SOLA

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ElizaG

Vive al confine tra Veneto e Friuli l’astro nascente della pop dance: Eliza G

Vive al confine tra Veneto e Friuli, ha venticinquenne ed è l’astro nascente della pop dance. Lei è Eliza G, alias Elisa Gaiotto, appena rientrata da una tournee in Sudamerica dove il suo singolo “Summer Lie” sta spopolando dopo essere stato acquistato dalla più importante etichetta dance del Brasile.  Seguita dallo stesso produttore di Alexia e Corona, lo scorso settembre è stata inoltre scelta per rappresentare l’Italia agli Eurodanceweb Awards, competizione che vede la partecipazione di 39 Paesi Europei e dell’area del Mediterraneo. Una carriera in grande ascesa per una ragazza che fin da piccola ha sempre sognato di poter sfondare nel mondo della musica. «Dopo anni di studio di pianoforte, ho iniziato veramente per gioco a 15 anni, entrando a far parte della band della scuola. Poi, con il mio ex chitarrista, abbiamo deciso di continuare l’esperienza anche fuori dall’ambito scolastico. Ed è così che è iniziata l’avventura con la mia band, gli Anversa, durata per 8 anni in cui c’è stata anche l’incisione di un album. Purtroppo poi, crescendo,  ognuno ha preso strade diverse.
A questo punto ho iniziato la mia carriera da solista e ho avuto la fortuna, a marzo 2009, di conoscere il mio attuale produttore Roberto Zanetti, in arte Robyx, e di iniziare un rapporto di collaborazione con la sua etichetta discografica, la DWA Records». Quali sono le cantanti o i gruppi ai quali maggiormente ti ispiri?  « Se dovessi elencare i miei preferiti, la lista sarebbe infinita. Ho sempre creduto, infatti, che la formazione di un cantante, o comunque di un musicista, non debba precludere nessun genere di musica. Sono cresciuta ascoltando di tutto, dapprima la musica classica con lo studio del pianoforte, poi studiando canto lirico. Con la band mi sono immersa nel rock e nel metal, ora ho il mio progetto pop-dance e in contemporanea mi esibisco spesso in spettacoli in acustico. _ veramente difficile avere un unico punto d’ispirazione. Di sicuro sono innamorata dei Metallica, mi piace molto lo stile di Pink e l’ R ‘n B di Alicia Keys. Mi piace ascoltare “le voci”, in assoluto quella di Rachelle Ferrell. Ma ne avrei molti altri di nomi da citare».  C’è qualche concerto al quale hai assistito che ti è rimasto particolarmente nel cuore? «Mi è capitato di vedere live davvero di tutto.
Recentemente sono stata addirittura al concerto di Marilyn Manson. Ho visto Negramaro, Elisa e molti altri. Però quello che mi è rimasto particolarmente nel cuore è stato un concerto veramente molto intimo, chitarra e voce, in un locale in riva al mare la scorsa estate. Sagi Rei in unplugged, da solo sul palco, ha incantato tutti. Ha un talento e un’interpretazione fantastica». Quando hai capito che “da grande” avresti voluto fare la cantante? «Di solito a questa domanda tutti rispondono raccontando un episodio significativo della loro vita che li ha poi “illuminati”… beh, a me decisamente non è successo così. Io l’ho sempre saputo e basta. Fin da piccola non mi sono mai immaginata la classica “madre di famiglia” tutta ufficio, casa e figli. Magari un giorno lo sarò, la vita è imprevedibile, ma ho sempre immaginato altro per me. Viaggiare, scoprire, portare qualcosa di buono agli altri, un messaggio positivo e di libertà. E credo che la musica faccia molto in questo senso». Quali sacrifici hai dovuto fare per coltivare questo sogno? «Dico solo che ce l’ho messa e ce la sto mettendo tutta. Ma non è un sacrificio ciò che faccio, è un piacere che mi fa alzare al mattino con la voglia di fare.
I sacrifici che ho fatto finora, se vogliamo chiamarli così, sono futili. Se per sacrificio si intende non uscire spesso il sabato con gli amici perchè si è a cantare da qualche parte, non avere sabato e domenica, lavorare fino alle 3 di mattina anche durante la settimana. Ma mi sembra un insulto a chi veramente i sacrifici li fa per arrivare a fine mese. Io ho avuto la grande fortuna di avere una famiglia che mi ha sempre appoggiato ed aiutato in tutte le mie scelte. E questa è l’unica cosa che conta». Quale traguardo vorresti tagliare per sentirti “arrivata”? «Arrivati non si è mai. Non si può avere la presunzione di dire “sono arrivato”, c’è sempre troppo da fare e da imparare, c’è sempre da migliorarsi. Sono molto soddisfatta di dove sono ora, ma c’è ancora tanta strada da fare. _ una sensazione che va al di là del guadagno economico sebbene, senza ipocrisia, anche questo è importante. Ma le soddisfazione sono e saranno altre». Anche al palasport Taliercio di Mestre, dove ti sei esibita in occasione del grande evento a favore della candidatura olimpica interpretando una struggente versione dell’Inno di Mameli solo voce e nella tua hit “Summer Lie”,  hai dimostrato di sentirti perfettamente a tuo agio di fronte ad una platea di migliaia di persone. Ti ritieni un “animale da palco”? «Gli altri mi definiscono così.
Ma in realtà confesso che io di solito faccio molta autocritica e rivedendomi mi reputo sempre goffa. Anche se devo dire la verità, il palco è il mio habitat naturale. Mi sento bene, mi piace giocarci, essere in contatto con il pubblico e vedere la risposta. In questo senso mi piacciono le sfide». Quanto aiutano le nuove tecnologie (soprattutto internet e la strumentazione digitale)  nell’attività di registrazione e promozione di giovani artisti? «Tantissimo, sono fondamentali. C’è il pro e il contro però: il pro sta nel fatto che la promozione di un artista avviene in maniera molto più diretta rispetto a qualche anno fa e soprattutto in forma capillare. Si bombardano letteralmente i principali siti e social network, vedi Facebook e Myspace. C’è poi la possibilità di farsi vedere tramite YouTube e numerose altre piattaforme.
Di contro però, si vendono sempre meno dischi. La pirateria nel web dilaga e le case discografiche e gli artisti non guadagnano nulla, i proventi derivano quasi esclusivamente dai live. E poi ci si lamenta perchè i producers non hanno soldi da investire sulle nuove proposte e tutto gira intorno ai reality show. _ un cane  che si morde la coda». Ritieni che il fatto di essere residente nel Nordest in qualche modo ti offra opportunità in meno rispetto ad artisti che vivono a Roma o Milano? «Non credo. Ormai la produzione è dislocata in tutta Italia e grazie ad Internet si può lavorare facilmente anche a grandi distanze. Roma e Milano, dal mio punto di vista, non sono nemmeno più i centri dominanti per la musica. Tutti si concentrano lì ma ormai quel mercato è saturo, conviene quindi lavorare comodamente da casa. Certo l’Italia deve ancora compiere passi importanti prima di arrivare ad essere competitiva, soprattutto a livello di metodo di lavoro, con i paesi esteri quali Gran Bretagna e USA».
DI VALENTINA KENT

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Tag:  musica, Veneto