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Inquinamento: in Lombardia partono le misure anti smog

Inquinamento: in Lombardia partono le misure anti smog
L'immagine dell'inquinamento dell'aria della pianura padana registrato dal satellite

In 9 province su 12 sforati i livelli di Pm10 per 4 giorni. Per un sito svizzero, a Milano la quarta aria peggiore al mondo (ma i dati sono parziali). Il rapporto annuale di Legambiente

In attesa dell’arrivo delle annunciate perturbazioni, tra le conseguenze dell’alta pressione e delle poche precipitazioni c’è anche il peggioramento della qualità dell’aria, per il quale i medici consigliano di evitare l’esercizio all’aperto, di chiudere le finestre in casa e indossare una mascherina all’aperto.
Un fenomeno che, in Italia, riguarda in particolare la Pianura Padana, a partire dalla Lombardia.
Non è un caso, dunque, che proprio in 9 province lombarde su 12 (fanno eccezione solo Lecco, Sondrio e Varese), da oggi, 20 febbraio, siano scattate le prime misure antismog del 2024. Il tutto proprio nelle ore in cui un sito svizzero, IQAir, indica Milano come la quarta metropoli al mondo con la peggior qualità dell’aria.
Una classifica, approfondiscono gli esperti del sito geopop.it, che va letta con cautela, visto che i dati su cui si basa sono solo parziali.
Resta però innegabile che, come ha sottolineato qualche giorno fa Legambiente, introducendo il suo rapporto annuale “Mal’Aria di città 2024”, “la lotta allo smog nelle città italiane è ancora in salita”.

Le misure antismog in Lombardia

A far scattare l’allarme e le conseguenti misure per contenere le emissioni, in Lombardia, è stato lo sforamento per 4 giorni consecutivi dei limiti di concentrazione di Pm10 consentiti nell’aria a Milano, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lodi, Mantova, Monza e Pavia. In concreto, i provvedimenti adottati prevedono uno stop alla circolazione delle vetture, limiti al riscaldamento e il divieto di accensione di fuochi all’aperto.
Nei comuni sopra i 30 mila abitanti delle province interessate non potranno dunque circolare, anche nelle giornate di sabato e domenica, tutti i mezzi di classe Euro 0 e 1 indipendentemente dal tipo di alimentazione (quindi anche a gpl e metano) e quelli Euro 2, 3 e 4 (compresi quelli commerciali con filtro antiparticolato) se diesel.
Le limitazioni temporanee riguardano anche gli autoveicoli che hanno aderito al monitoraggio dei veicoli inquinanti.

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Quanto al riscaldamento degli immobili, è stato introdotto il divieto di superare i 19° nelle abitazioni e negli esercizi commerciali e di utilizzare generatori a legna per riscaldamento domestico in presenza di impianto alternativo di classe emissiva fino a 3 stelle comprese.
Sarà infine vietato spandere i liquami prodotti negli allevamenti di bestiame. Del resto, secondo Greenpeace, insieme al riscaldamento, gli allevamenti intensivi producono il 54% del Pm2.5.

Il record negativo (da chiarire) di Milano

Prima ancora dell’adozione dei provvedimenti anti smog, proprio l’aria di Milano era salita ai non certo invidiabili “onori” della cronaca internazionale, sulla base dei dati pubblicati dal sito svizzero IQAir. Secondo le rilevazioni analizzate dall’azienda privata che si occupa di tecnologia per la qualità dell’aria, l’area urbana del capoluogo lombardo sarebbe al quarto posto al mondo tra le metropoli in cui si respira la peggior aria.
A far peggio di Milano, secondo la graduatoria, sono 3 grandi città asiatiche: Dacca in Bangladesh, Lahore in Pakistan e Delhi in India.

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La qualità dell’aria è calcolata da IQAir sulla base dell’indice americano Aqi: il punteggio milanese sarebbe di 193, nella fascia di qualità dell’aria definita “non salutare”. In particolare, sottolinea il sito, la concentrazione di Pm2.5 a Milano è attualmente superiore di 29,7 volte il valore guida indicato dall’Oms.
Riguardo alla classifica, il sito geopop.it, comunque, invita alla prudenza. In primo luogo, in quanto vi rientrano solo 111 città con almeno 300 mila abitanti. Inoltre, i dati non sono solo quelli ufficiali, ma possono essere rilevati anche da postazioni private, senza controllo sulle strumentazioni usate. Infine, non viene spiegato come incidano sull’indice i 6 inquinanti considerati (PM2,5, PM10, ozono, biossido di azoto, monossido di carbonio e biossido di zolfo).

La Mal’Aria italiana secondo Legambiente

L’inquinamento atmosferico, ricorda Legambiente, “causa ogni anno in Italia più di 50 mila morti, oltre a contribuire a indebolire irrimediabilmente la salute dei cittadini”.
“La salute dei cittadini è a rischio”- apre il report “Mal’Aria di città 2024” – visto che “nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023, le città faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale della qualità dell’aria”.
Il rapporto annuale ha analizzato i dati 2023 sui livelli di polveri sottili e biossido di azoto nei capoluoghi di provincia. Ed è risultato che, sulle 98 monitorate, 18 città (erano 29 nel 2022 e 31 nel 2021) hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di Pm10, con Frosinone (70 giorni di sforamento: il doppio dei valori ammessi) al primo posto, seguita da Torino con 66.
“Le città italiane, da Nord a Sud – conclude l’associazione ambientalista – presentano ancora considerevoli ritardi rispetto ai valori più stringenti proposti dalla revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria che entrerà in vigore dal 2030: 20 µg/mc per il Pm10, 10 µg/mc per il Pm2.5 e 20 µg/mc per l’NO2”. Al riguardo, va ricordata la raccomandazione dell’Oms, nel 2021, di abbassare le medie annuali, dopo l’aggiornamento delle linee guida sulla qualità dell’aria.

Alberto Minazzi

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