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IMP Festival: la storia negli scatti a Padova

IMP Festival: la storia negli scatti a Padova
© John Stanmeyer - UKRAINE A WAR CRIME - IMP Festival 2023

Dal 26 maggio al 25 giugno, il Festival del fotogiornalismo

«L’idea che sta alla base della nascita di IMP è la convinzione che il fotogiornalismo oggi sia il più rapido accesso alle storie e ai dibattiti internazionali e in grado di connettere i quattro angoli del Mondo; una modalità per rendere ciascuno partecipe e consapevole del proprio ruolo fondamentale anche nelle questioni più controverse e geograficamente lontane».
Sono le parole di Riccardo Bononi, fotogiornalista e direttore artistico del Mese Internazionale del Fotogiornalismo, evento unico in Italia nel suo genere e giunto alla sua 5° edizione.
Dal 26 maggio al 25 giugno Padova ritorna a essere la capitale della narrazione visiva, delle storie e delle inchieste raccontate attraverso gli obiettivi dei grandi fotografi internazionali.
Oltre 40 autori anche quest’anno, i quali guideranno più di 10.000 persone nei più nascosti angoli di mondo. Ospiti d’eccezione saranno Uliano Lucas, uno dei fondatori del fotogiornalismo italiano (domenica 18 giugno) e i direttori di FotoEvidence New York, David Stuart e Svetlana Bachevanova, la cui compagnia allestirà la più imponente esposizione collettiva sul primo anno di guerra in Ucraina.

Da “Ukraine: a war crime” alle altre guerre

Ukraine: a war crime” non è la sola mostra incentrata sul conflitto bellico scatenato dalla Russia alle porte dell’Europa. La paura di un’invasione da parte dell’autocrazia putiniana sta colpendo anche i paesi sul mar Baltico. “The Baltic Question”, al confine dove ex-Unione Sovietica e NATO si toccano, è al centro del fotoreportage di Alessandro Gandolfi. Un’influenza che arriva fino agli USA, dove l’americana Sarah Blesener, in “Beckon Us From Home” indaga la differenza ideologica tra programma nazionalista russo e il patriottismo americano.

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© Sarah Blesener – “Beckon Us From Home”

La rinascita e l’espansione metropolitana

Dal nord America al sud del continente, la fotografa spagnola Catarina Martin-Chico porta all’IMP 2023 la rinascita colombiana di “Colombia (Re) Birth” dopo la guerra civile tra le FARC e lo stato colombiano. Un disastro a “bassa intensità” durato per cinquant’anni dove le donne hanno contribuito per il 40% all’esercito rivoluzionario; le stesse donne ora protagoniste del “baby-boom della giungla”.
Espansione demografica da un lato e metropolitano dall’altro: Giulio Di Sturco mostra in “Aerotropolis” come gli aeroporti stiano diventando luoghi di affari, di acquisti e di vita quotidiana in questi nuovi “città-aeroporto”.

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© Giulio di Sturco – Aerotropolis – IMP Festival 2023

L’Africa tra moda e droga

Il centro Africa offre quest’anno degli spaccati molto diversi tra loro. In “Dakar Fashion” il fotografo Finnbarr O’Reilly racconta tramite i suoi scatti come la capitale del Senegal stia diventando un punto di riferimento per la moda africana. Spostandosi verso est si scopre, nella zona nigeriana, lo stato del Biafra: qui, nel biennio 1968-69, il fotoreporter Romano Cagnoni ha fatto la storia del giornalismo visivo portando all’attenzione un conflitto poco seguito, poiché di scarso interesse politico-economico. “Biafra: Anno Zero” è la mostra dedicata al fotografo italiano recentemente scomparso. Infine, nella Kenya, Andrea Signori ha riportato l’assuefazione dal “Chang’aa”, una droga legalizzata che sta distruggendo il 5% della popolazione keniota.

IMP
©-Finbarr-OReilly-Dakar Fashion-IMP Festival 2023

C’è chi piange in silenzio. E chi si scopre inaspettatamente ricco

Spesso i fotoreportage sono storie di gente comune, popolazioni povere, non di eventi storici ma di fatti di vita quotidiana. Lo è per esempio “We Cry in Silence”, la mostra immortalata da Smita Sharma che affronta la tratta sessuale dei minorenni tra India, Bangladesh e Nepal. Gabriele Cecconi invece porta lo spettatore alla scoperta di “Tiàwùk” (Kuwait al contrario), un piccolo paese con solo 1 milioni di nativi riscopertosi luogo di una ricchezza energetica inestimabile. E ancora: può una bomba divenire un oggetto quotidiano? La risposta è stata scattata da Raffaele Petrella in “Living on bombs”, nel paese dove si contano il maggior numero di bombe pro-capite della storia: il Laos.

© Catalina Martin Chico – Colombia (Re) Birth IMP Festival 2023

Le quattro mostre dedicate all’Italia

Quattro infine sono le mostre fotografiche principali dedicate all’Italia, paese dove la criminalità è in calo ma una persona su quattro ha paura di uscire la sera e uno su dieci teme a rimanere in casa da solo; “Don’t think of an Elephant” è il progetto di Diambra Mariani che affronta il rapporto italiani e criminalità. Dal Veneto alla Sicilia, da Matteo Mayda (“There is no calm after the storm”) a Gaia Squarci (“Ashes and Autumn Flowers”), i due fotoreporter mostrano rispettivamente gli effetti della tempesta Vaia del 2018 e l’attività del vulcano Stromboli come “faro naturale” per le navi sul Mediterraneo.

Una sensibilità tutta italiana all’ambiente che ci circonda sublimato nel progetto “Italian Sustainability Photo Award” di ISPA 2023: un premio volto a incentivare le narrazioni fotografiche secondo le tematiche ambientali dell’attualità.

© Andrea Signori – Chang’aa – IMP Festival 2023

L’International Month of Photojournalism non è solo mostre, ma soprattutto incontri con gli autori e visite guidate ai lavori raccontati nell’arco di questi 30 giorni. È anche possibile partecipare a quattro workshop dedicati al fotogiornalismo con tre espositori all’evento (Giulio Di Sturco, Alessandro Gandolfi, Raffaele Petralla) più un ospite speciale, Fulvio Bugani. I quattro laboratori saranno spalmati nei cinque fine settimana in cui la manifestazione sarà aperta al pubblico (da giovedì a domenica).
Le sedi espositive saranno dislocate sul territorio cittadino, da palazzo Moroni e palazzo Angeli fino alla Gran Guardia, dall’ex-Macello e da Galleria Cavour alla galleria Irfoss, sede dell’agenzia organizzatrice dell’evento.

Damiano Martin

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