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I GIOVANI VISTI DALLA CONSOLLE

I GIOVANI VISTI DALLA CONSOLLE


Il percorso di un giovane DJ che cerca di affermarsi nel panorama musicale locale
Tendenza e moda, due parole che spesso vanno di pari passo ai giorni nostri e che trovano il loro palcoscenico principale, da sempre, nelle discoteca disseminate in tutta la Penisola. Lì, alla consolle, centinaia di giovani si cimentano con quello che da sempre è considerato un mestiere dei sogni, uno di quelli che un pò tutti sognano di fare, ma in cui solo pochi riescono ad alti livelli. E sono forse le persone che più di tutte si rendono conto di quanto i giovani siano in continua evoluzione e la moda con loro. Tommaso, in arte Tommy Phase, è un ragazzo di 23 anni, che sta cominciando a muoversi in questo mondo e con le sue speranze dalla sua consolle osserva i suoi coetanei ballare in quelli che sono i locali più in voga della regione.
Quando un ragazzo decide di fare della musica la sua vita deve scendere a compromessi o seguire dritto la sua strada? La professione del musicista, dal DJ al produttore, non è semplice, soprattutto in un panorama musicale così sfaccettato come quello presente nel nostro Paese. Purtroppo non è semplice riuscire a “sopravvivere” solamente con la professione del musicista, bisogna scendere a compromessi e riuscire a mantenere un buon equilibrio tra ciò che è la propria passione per la musica e il lavoro di tutti i giorni. Il genere musicale che un DJ suona è una variabile fondamentale. Come in qualsiasi altro settore, se ci si rivolge ad un pubblico più vasto, sono più alte le possibilità  di successo. Molte volte però il musicista stesso cerca di rivolgersi ad un mercato di nicchia per conquistare quell’assenso che gli permette di acquistare fama e un’eventuale ascesa. Il compromesso a cui talvolta bisogna sottostare sta proprio nel seguire una strada più “underground” o cercare qualcosa di più facile e commerciale.
Fare il DJ significa anche confrontarsi con diverse realtà, cosa in questo momento accomuna i giovani? Sicuramente la voglia di divertirsi, tutto l’ambiente delle discoteche o comunque della musica per intrattenimento, nasce e continua a vivere per quello, far divertire le masse.
E ciò che risulta di “tendenza”, è secondo te qualcosa di pianificato o frutto delle circostanze? Come per tutte le cose, dipende. Non esiste una formula matematica che descriva come nasce un genere musicale o un nuovo stile. Di certo un rapporto tra le due cose è presente, e chiunque frequenti una scena underground o commerciale che sia, se ne può rendere conto. Se una determinata scena musicale riceve parecchi consensi, è naturale che si crei un “movimento” parallelo che vada al di là  della musica.
Sono davvero pochi i DJ che riescono ad arrivare a certi livelli, quale pensi sia il “fattore x” che fa in modo che qualcuno ce la faccia e altri no? Cerchiamo di differenziare il DJ, dal DJ/produttore. Sono pochi gli appartenenti alla prima categoria realmente famosi. Di solito un DJ si fa conoscere per la propria musica e le proprie produzioni, e qui entrano in gioco molte variabili per raggiungere la “fama”, come il pubblico a cui si rivolge. C’è anche da dire che l’accoppiata DJ/produttore è  una situazione che si è creata negli ultimi anni. Molti DJ storici sono emersi solo per il proprio lavoro come DJ, in un periodo in cui non esisteva una grande concorrenza, e chi si distingueva per la propria bravura aveva buone possibilità  di affermarsi.
Qual è la cosa che ti dà  più soddisfazione quando sei alla consolle? L’emozione più grande la ricevo sicuramente quando la pista è carica e vedo che ognuno si sta divertendo. È molto appagante riuscire a far divertire le persone, e il senso del DJ stesso è legato a questo: capire cosa vuole il pubblico che si ha davanti per poterglielo dare e farlo, in un certo senso, distaccare dalla realtà  quotidiana.
E come giudichi l’offerta musicale, se di offerta si può parlare, di Venezia e del suo entroterra? La situazione musicale a Venezia, ma soprattutto del suo entroterra, per quanto mi riguarda è una delle più belle della zona. Siamo in una zona in cui si riesce a vivere una realtà  più “underground”, che sia una serata Altavoz dalle sonorità  tech house e simili, o che sia una serata Electro in stile belli dentro o wawa club.
Cosa significa per te “fare musica”? Il fare musica per me è comporre, è prendere in mano il basso elettrico e creare un groove, o è accendere attaccare un synt e cominciare a buttar giù qualche giro. Creare una traccia, è il mio modo per esprimere ciò che sento e trasformarlo in note. Mi rendo conto se il processo è avvenuto correttamente solo quando vedo che quello che creo scatena una qualche tipo di “emozione” a chi sta ascoltando.
A chi accusa il mondo della Discoteca di essere un mondo falsato cosa ti senti di rispondere? Spesso ai telegiornali si sente parlare dell’ennesima strage del sabato sera, o altro, per colpa di alcool o droghe, il problema secondo me è più “sociale” che imputabile alla discoteca di per se. La prevenzione va fatta alla fonte e sensibilizzando le persone, sopratutto i più giovani, che spesso non hanno la maturità  per capire cos’è giusto e a cosa si va incontro con determinate scelte.
In conclusione chi è Tommy Phase? Un giovane ragazzo che cerca di crear qualcosa di “buono” per far divertire le persone.
DI ELISA GERINI
 

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