Dal 26 novembre al 22 marzo 2026 la Fondazione Luigi Rovati ospita la mostra “I Giochi Olimpici. Una storia lunga tremila anni”
Le Olimpiadi attraversano i secoli come un filo che unisce l’umanità, e la loro storia prende forma in oggetti che hanno sfidato il tempo. Dai vasi greci decorati con atleti, accanto a reperti etruschi e romani, si arriva ai simboli più celebri dell’epoca moderna: le scarpe di Michael Jordan del Dream Team ’92, la canotta di Usain Bolt — l’unico a dominare 100 e 200 metri per tre Olimpiadi e tre Mondiali di fila — fino ai guantoni da boxe di Pierre de Coubertin.
Mentre si avvicinano i Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali Milano Cortina 2026 (6–22 febbraio e 6–15 marzo), la Fondazione Luigi Rovati di Milano celebra questa lunga avventura con una grande mostra dedicata alla storia, ai protagonisti e ai valori dello sport, dall’antichità a oggi.
Le parole d’ordine delle Olimpiadi: pace, inclusione, eccellenza e rispetto
“I Giochi Olimpici. Una storia lunga tremila anni”, visitabile fino al prossimo 22 marzo, intreccia mondo antico e contemporaneo per raccontare come l’ideale olimpico abbia attraversato i secoli restando fedele ai suoi valori fondanti. Dalla Grecia, dove i Giochi celebravano la pace e l’unità tra le città, alla visione educativa di Pierre de Coubertin, padre delle Olimpiadi moderne, emergono i principi di pace, inclusione, eccellenza e rispetto.
Valori che ancora oggi animano lo spirito olimpico. La mostra, realizzata dalla Fondazione Luigi Rovati in coproduzione con l’Olympic Museum e il Musée cantonal d’archéologie et d’histoire svizzeri, è un viaggio che attraversa i secoli e racconta attraverso quanto esposto il profondo legame tra sport, arte e civiltà. A cominciare dalla Grecia, dove tutto ebbe inizio.

Il percorso espositivo
La mostra mette in evidenza nel suo percorso espositivo come i Giochi olimpici siano sempre stati molto più di una semplice competizione agonistica fin dalle origini. In Grecia avevano connotati religiosi, politici e sociali e portavano con sé la proclamazione di una tregua sacra tra le città e la celebrazione di valori quali la forza del corpo, la bellezza del gesto, la dignità della sfida, il dialogo interculturale.
La mostra è suddivisa in cinque sezioni. Ci sono l’area dedicata gli atleti e le loro attività fisiche, con particolare riferimento agli strumenti delle pratiche sportive; gli oggetti che hanno contribuito a costruire la stoia olimpica, a partire dalla torcia; la varietà delle discipline e delle competizioni attraverso un linguaggio iconografico; il momento della vittoria e la consegna dei relativi premi e il legame tra sport e memoria.

Dal Museo Olimpico di Losanna provengono medaglie, attestati, , fiaccole e attrezzi sportivi di grandi protagonisti della storia olimpica.
La Tomba delle Olimpiadi e cimeli moderni
Il focus principale dell’esposizione è costituito dalla Tomba delle Olimpiadi di Tarquinia, per la prima volta esposta al di fuori del Museo Archeologico nazionale di Tarquinia e ricostruita al piano nobile della Fondazione Rovati.
Scoperta nel 1958, poco prima delle Olimpiadi di Roma del 1960, la Tomba (530-520 a.C.) presenta pitture che raffigurano una movimentata corsa delle bighe e diverse gare di atletica come la corsa veloce, il salto in lungo, il lancio del disco e il pugilato. In ciascuna sezione della mostra, accanto al materiale del mondo antico, trovano posto cimeli che riguardano i Giochi moderni, accostati per suggestione visiva. Un’attenzione particolare è dedicata al tema dell’inclusione, dai giochi antichi e moderni riservati a un’élite maschile di cittadini liberi fino alla parità di genere raggiunta in modo significativo a Parigi 2024, quando i Giochi hanno visto la stessa rappresentanza numerica di atleti uomini e donne per la prima volta nella storia.



