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I calendari: un salto nel futuro, un ritorno al passato

I calendari: un salto nel futuro, un ritorno al passato

Ce ne sono di tutti i tipi: da tavolo e da parete, personalizzati, sexy o corporativi.
Alcuni sono dedicati all’ambiente, altri all’arte o agli antichi borghi; alcuni associano leccornie di stagione ai mesi dell’anno, altri tradizioni e mestieri.
I calendari tengono banco e ogni anno riservano qualche sorpresa.
Come il calendario della raccolta differenziata di Campobasso, suddiviso per zona e per tipo di utenza, quello delle monache clarisse del Monastero Santa Veronica Giuliani di Città di Castello, (PG), fatto di scatti d’autore in bianco e nero di inediti momenti della clausura o il calendario della memoria realizzato da 40 autori, anziane e anziani ospiti della Residenza e del Centro Diurno San Giobbe di Venezia.

Un calendario che unisce le generazioni

Una inusuale rivisitazione storica che, grazie ai ricordi di preziosi testimoni del tempo, ma anche a una puntigliosa ricerca linguistica e un’attenta selezione fotografica, ricostruisce quella che fu la moda che imperversava nella città lagunare di fine 1800.
Quella che fu dei loro nonni, nella scelta tra l’abito “da tutti i giorni” e quello “da festa”.
Ma anche una rivisitazione linguistica, che ha riportato in auge termini oggi in disuso quali “tirache” “tabarro”, “ traversa”,  “blusa”, “scalfarotti” e “bagoina” e consuetudini del vivere quotidiano.
“I nostri autori sono un simbolo vivo di resilienza – spiega il presidente di IPAV, Luigi Polesel –.
Vi è infatti un grande valore in queste narrazioni, che sono preziose testimonianze. L’obiettivo
dell’iniziativa è contribuire a riabilitare i nostri autori come interlocutori nel qui e ora perché sempre le riscoperte e le riletture di sapienze antiche hanno molto da insegnarci”.

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“Erano dell’Ottocento e così vestivano”

“Erano dell’Ottocento e così vestivano” diventa così un calendario di cultura e socialità, di memorie e dell’estetica di un tempo in cui “la bellezza” non poteva disgiungersi dall’utilità.
“L’abito, seppur con modifiche, durava una vita intera – hanno ricordato gli autori -. Le scarpe erano un paio ciascuno e andavano trattate bene. Avevano le suole grosse e vi si sovrapponevano le ghette. Gli uomini uscivano di casa arricciandosi i baffi, indossando un mantello (tabarro), il loro bastone con impugnatura ricurva (bagoina) e il cappello, che sollevavano ogni volta che dovevano salutare un passante“. E sembra di vederli quegli uomini che ostentavano un’eleganza fatta “di poco” e di buone maniere, così come quelle donne d’altri tempi che, tolto il grembiule da casa (traversa), sopra alla camicia o all’abito “mettevano lo scialle con le frange sulle spalle e le scarpe con un po’ di tacco portando a braccio un sacchettino di velluto o di raso” al posto della borsetta. Raccoglievano i capelli in uno chignon (cocon) basso fermato da fermagli (forchette) e con i loro “scialli svolazzanti si recavano al mercato sembrando tante sorelle gemelle”.

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@Sandro Zara

Un ponte tra ieri e oggi

Il calendario realizzato dagli anziani della struttura Ipav di Venezia si completa con delle brevi rubriche mensili sul dialetto veneziano e scatti dei “passaggi veneziani” più tipici: porte d’acqua, portoni nascosti tra le calli della città, sotoporteghi sconosciuti ai più, diventando così anche un po’ una scoperta del tempo presente e un ponte tra ieri e oggi.
E’ un calendario gregoriano solare, come lo sono un po’ tutti i calendari ufficiali e gli unici che la maggior parte di noi conosce.

Il variegato mondo dei calendari

Ma il mondo dei calendari è quanto mai sorprendente e raccoglie attorno alla sua evoluzione storia, aneddoti e autentiche curiosità.
Oltre al calendario solare, esistono infatti i calendari lunari (sono quelli basati sulle 12 lunazioni, le quali fanno sì che l’anno lunare abbia una durata inferiore a quello solare essendo composto da 354 o 355 giorni), il calendario gregoriano (quello ufficiale quasi ovunque nel mondo, introdotto da Papa Gregorio XIII nel 1582 ), il calendario giuliano (che fu introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C e accumula un giorno di ritardo ogni 128 anni), quello ebraico (di fatto lunisolare, perché segue un anno solare di 12 mesi in cui ognuno di questi conta 29 o 30 giorni ma colma la differenza di 11 giorni tra anno solare e lunare aggiungendo un tredicesimo mese 7 volte ogni 19 anni) e musulmano lunare. Quest’ultimo è nato il 16 luglio 622, data dell’esilio del profeta Maometto dalla Mecca, quindi il 2022 diventa 1443.

La storia dei calendari va di pari passo con la storia dell’uomo, a volte stravolgendola.
Pochi forse infatti sanno che, a causa dell’introduzione del calendario gregoriano, l’anno 1582 durò dieci giorni in meno dei 365 canonici.
Chi visse in quei tempi, la notte del 4 ottobre fece di fatto un salto nel futuro risvegliandosi il mattino seguente direttamente il 15 ottobre 1582.

Consuelo Terrin

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