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Gianmaria Potenza: la Venezia che vorrei

Gianmaria Potenza: la Venezia che vorrei
Lo scultore Gianmaria Potenza

Un’energia invidiabile e una voglia di fare e progettare che non conosce incertezze nonostante il periodo difficile che tutti stiamo vivendo a causa dell’emergenza Coronavirus.
Il maestro Gianmaria Potenza è considerato tra i più importanti scultori italiani ed europei del momento, famoso soprattutto per aver rivoluzionato la tradizionale tecnica del mosaico.


Il prossimo 9 dicembre compirà 83 anni portati con grinta e disinvoltura e sta già progettando la sua prossima mostra, in programma nel 2021 a Mosca, al museo Puskin.
Un’antologica dedicata alle sue sculture in marmo, in bronzo e in cristallo : le famose sculture trasparenti, incise su entrambe le facciate, già esposte a Firenze.
Lo scorso 3 febbraio, poco prima del lockdown che ha bloccato tutte le attività, Potenza aveva inaugurato all’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia la sua personale “Arcani Maggiori – I Tarocchi” una raccolta di 22 serigrafie create tra il 1989 e il 1991 che riproducono l’omonima serie realizzata dall’artista nel 1986 e inclusa nella collezione della Banca Monte dei Paschi di Siena.

Oggi, quando ancora non si è entrati nella cosiddetta Fase Due che dovrebbe condurci lentamente fuori dal tunnel, Gianmaria Potenza è già pronto a scommettere su una nuova Venezia.

  • L’acqua alta dello scorso novembre e l’emergenza Coronavirus hanno messo a dura prova la città. Venezia saprà risollevarsi ?

“Sì. Dovrà un po’ reinventarsi. Io mi auguro che nella Venezia del futuro possano finalmente sparire le centinaia di negozi di cianfrusaglie e chincaglierie e che le botteghe possano tornare in mano agli artigiani, ai commercianti che svolgono attività rivolte alla residenza. Stessa cosa per mi auguro per la miriade di appartamenti a uso turistico improvvisamente vuoti dall’improvvisa scomparsa del turismo. La città tornerà ad essere visitata dagli stranieri timidamente, un po’ per volta e comunque il turismo di massa sarà per molto tempo un lontano ricordo. In questo momento di pausa, che mi auguro diventi anche un momento di riflessione, mi piacerebbe che tutti questi appartamenti vuoti fossero messi a disposizione e affittati sia ai veneziani, che così non sarebbero più costretti a trasferirsi in terraferma, sia agli studenti, in modo da incrementare l’immagine di Venezia come città universitaria, rivolta alla ricerca e alla cultura. Quando si tornerà alla normalità, bisognerà inventarsi nuove strategie di promozione e puntare su un tipo di turismo diverso, non di massa bensì un turismo qualificato, consapevole e soprattutto rispettoso”.

  • Non sarà facile…

“Certo, non sarà facile. Il mio studio laboratorio è a San Trovaso e spesso amo pranzare in un’ osteria vicina e oggi mi chiedo come farà questo ristoratore e come lui gli altri di Venezia che lavorano in locali piccoli, ad adattarsi alle nuove misure di sicurezza imposte dal decreto ministeriale. Sarà difficile per tutti. Anche io, per quanto riguarda il mio lavoro, ho dovuto interrompere delle commesse già preventivate. Sembra, infatti che la Chiesa abbia deciso di devolvere allo Stato i soldi che incasserà con l’8 per mille per così contribuire direttamente all’emergenza sanitaria, rinunciando, di conseguenza, a investire quei soldi nella costruzione o nel ripristino delle chiese. Io, personalmente avrei dovuto realizzare, tabernacolo, ambone, porte e fonte battesimale della chiesa di Sant’Agata Li Battiati nel catanese, un lavoro bello e importante, caratterizzato da una porta in cristallo con una grande croce in ferro rossa, un fonte battesimale in mosaico e le restanti parti in pietra. Oggi non so se questo lavoro mi sarà confermato“.

  • Lei è considerato tra i più importanti scultori italiani ed europei del momento, ma le sue origini sono artigiane..

“Sì. Il mio bisnonno, poi mio nonno e quindi mio padre avevano un’impresa artigiana di verniciature e manutenzioni, ditta che si occupava anche degli interni delle navi da crociera. Per un certo periodo, dopo gli studi all’Istituto d’Arte, anche io ho collaborato con mio padre, soprattutto per quanto riguarda i lavori per le navi, tanto che, anche dopo aver deciso di dedicami esclusivamente al mio lavoro artistico. Ho mantenuto buoni rapporti professionali con le società nautiche ed oggi in alcune grandi navi sono esposte opere d’arte da me realizzate.

  • Questa sua casa/studio di San Trovaso racconta tutta la sua genialità espressiva.  Lei ha lavorato in tutto il mondo e in contesti diversissimi, affiancandosi anche ad architetti di fama mondiale…

Sì, mi sono giunte commissioni da diverse parti d’Italia e dall’estero, soprattutto per la decorazione di navi, alberghi ed edifici pubblici. Ho realizzato anche lavori per le chiese, tutti gli arredi e i paramenti sacri della Santa Sede sotto il Pontificato di Paolo VI.

Gianmaria Potenza, Croce – Vetro soffiato – h 400×480 cm – Chiesa S. Giovanni Crisostomo, Milano – 1967

Gianmaria Potenza

Esordito pubblicamente nel 1952 partecipando a una collettiva della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, Gianmaria Potenza ha esposto la sua prima personale nel 1958 e per ben nove volte (1954, 1956, 1958, 1960, 1966, 1968, 1986, 1995, 2009) ha partecipato alla Biennale d’Arte di Venezia.

La critica ha sempre sottolineato la sua grande capacità di inventare squisite forme d’arte, sempre in bilico tra istinto e cultura, tra dimensione favolistica e simbolica, adottando i mezzi più diversi, cioè allargando il concetto stesso di pittura e scultura ai materiali vecchi e nuovi. 

Come risulta ben chiaro dai lavori custoditI nella sua casa/studio veneziana, dove ci sono opere realizzate con ogni materiale: in marmo, carta, polistirolo, legno pirografato, cuoio pirografato, vetro inciso, bronzo, ceramica e tessuti.

Un commento su “Gianmaria Potenza: la Venezia che vorrei

  1. ROBERTA DAL CORSO

    Leggo con piacere l’articolo e mi preme comunicare che il sig.Potenza, pur essendo un artista di fama internazionale, è un uomo semplice e gentile che ti apre la porta di casa con un sorriso dolce e che ti permette, quindi, di non sentirti a disagio nel così sempre enigmatico mondo dell’arte. Chi la ama dovrebbe infatti avvicinare, sempre, e non allontanare. Lui lo fa. Chapeau!


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