Economia +

Fringe benefit: un’“integrazione alle tredicesime” da 3 mila euro

Fringe benefit: un’“integrazione alle tredicesime” da 3 mila euro

Il decreto Aiuti quater per il 2022 alza il tetto massimo e allarga l’esenzione ai contributi versati dalle aziende ai dipendenti per pagare le bollette

Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha definito l’operazione messa in campo con il decreto Aiuti quater “un’integrazione alle tredicesime”.
Parliamo dell’innalzamento dell’esenzione fiscale da 600 a 3 mila euro per i “fringe benefit” e dell’inclusione dei contributi per il pagamento delle bollette tra le integrazioni allo stipendio concesse ai lavoratori dai loro datori di lavoro.
Un beneficio di cui, si stima, godranno tra i 2 e i 2,5 milioni dei 18 milioni di dipendenti italiani.
Un universo di “benefici marginali” (questa la traduzione letterale) già ben conosciuto, tra buoni pasto e auto e mense aziendali, e in continua espansione.

Fringe benefit: le novità del decreto Aiuti quater

Il meccanismo dei fringe benefit si traduce in un vantaggio sia per il lavoratore a cui vengono riconosciuti sia per il datore di lavoro che li concede, con l’esenzione fiscale fino a un tetto massimo di importo.
È su questo limite che è nuovamente intervenuto il Governo, relativamente a quelli assegnati ai dipendenti fino a fine 2022.
Già l’Esecutivo guidato da Mario Draghi lo aveva portato a 600 euro, dopo che nel 2021 era stato raddoppiato l’importo rispetto ai 258,23 euro previsti fino ad allora.
Adesso si può arrivare fino a 3 mila euro. Anche se la scelta sul “se” e sull’“a chi” assegnare questa retribuzione aggiuntiva è demandata interamente ai datori di lavoro, rientrano tra i benefit esenti anche i contributi per il pagamento delle bollette di acqua, luce e gas.

I benefit per le utenze domestiche

Riguardo a questa novità, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato alcune precisazioni.
Per essere ammessi all’esenzione, i contributi devono in primis riguardare le spese relative a immobili a uso abitativo posseduti o detenuti, in base a un titolo idoneo, dal dipendente, ma anche dai suoi familiari o dal suo coniuge.
Se il beneficiario sostiene in concreto le spese per acqua, gas e luce, non è richiesto che abbia la residenza o il domicilio nell’immobile in questione. Il fringe benefit vale anche in caso di quota di spese intestate a un condominio e quelle per le utenze intestate ad altro proprietario ma per le quali a pagare è, con addebito analitico, il dipendente o i suoi stretti congiunti.

Per usufruire dell’agevolazione, la documentazione, anche eventualmente sotto forma di dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà rilasciata dal dipendente beneficiario, dovrà essere acquisita e conservata per eventuali controlli dal datore di lavoro e dallo stesso dipendente.

I fringe benefit: alcuni esempi “classici”

La regolamentazione generale dei benefici marginali è contenuta nel terzo comma dell’articolo 3 del codice civile.
Tra i compensi erogati sotto forma di servizi più usati ci sono i buoni pasto, che non devono superare i 4 euro se cartacei e gli 8 se elettronici. Possono essere spesi, ma solo dall’intestatario, anche in bar, ristoranti e supermercati convenzionati, ma non convertiti in denaro.
Il buono pasto è l’alternativa alla mensa aziendale, che può essere o meno interna all’azienda, in cui i dipendenti possono usufruire di agevolazioni sul prezzo del pasto. Simili ai buoni pasto sono i voucher, che per esempio possono essere spesi per acquisti online o di carburante. Altri comuni fringe benefit sono l’auto aziendale, le polizze assicurative, le convenzioni sanitarie o le stock option, valide per l’acquisto di pacchetti azionari dell’azienda a prezzi prestabiliti.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.