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Il successo delle idee, la forza del confronto. I personaggi del Festival

Il successo delle idee, la forza del confronto. I personaggi del Festival

Intervista a Corrado Augias

I numeri lo dicono chiaramente: la seconda edizione del Festival delle Idee che si è tenuto all’M9-Museo del ‘900, a Mestre dal 15 al 18 ottobre è stata un successo.
Di presenze, considerata la pandemia in corso e le restrizioni del caso. E di persone che hanno seguito gli eventi in streaming e attraverso i social.

Appuntamenti il sold out

Il 90% degli eventi proposti ha registrato subito il tutto esaurito.
Negli spazi del chiostro M9 sono giunti in 3 mila per partecipare agli incontri con Corrado Augias e Camilla Razvovich, Fiona May e Juri Checi, Telmo Pievani e Vito Mancuso, Marianna Aprile e Patrizio Roversi. O per l’omaggio poetico-musicale a Philippe Daverio di Morgan.
Gli stessi eventi sono stati seguiti da oltre 300 mila persone in tutta Italia.
Tutti collegati per sentir parlare di viaggi e di memoria, dello sport nei tempi della pandemia, di filosofia, teologia o di musica.
Un interesse trasversale, che ha incontrato la maggior parte delle persone soprattutto attorno a Camilla Razvovich e Corrado Augias, tra gli ospiti più attesi di questa seconda edizione.

Camila Raznovich @ Giampiero De Robertis

Augias: “Non è l’epidemia a esser cambiata ma la sua percezione”

Giornalista e scrittore, volto noto della tv culturale, Augias si è proposto al pubblico con una riflessione sulla memoria del passato. Quella memoria in grado di farci mettere i fatti in prospettiva, per una valutazione diversa della pandemia, per un possibile diverso futuro.
Di pandemie, la storia ce ne ha fatte conoscere diverse.

Corrado Augias @ L.Galati

“Da ‘Edipo re’ di Sofocle in poi, con il flagello della peste, punizione considerata divina, possiamo ripercorrere la storia. La città di Tebe soffre la malattia, frutto di una sorta di colpa punita dagli dei. Non è l’epidemia ad essere cambiata, ma la sua percezione – ha rilevato Augias –Non più flagello divino. Pensiamo alla peste del ‘300, raccontata da Boccaccio, poi a quella più potente nel ‘600 , fino ai ‘Promessi sposi’del Manzoni. Gli untori del ‘600 sono i Lanzichenecchi, che portarono appositamente la peste. La colpa è quindi di “chi unge”, gli untori, con cui si identifica una causa razionale. Successivamente si va verso una razionalizzazione della causa non più legata alla religione o un qualche Dio. Poi dall’Ottocento arriveranno i microscopi”.

La ciclicità della storia e il ritorno alla normalità

Neppure il coprifuoco è una novità.
“Questa parola non si sentiva dal ‘44, dai tempi della guerra, ha un suono poco felice – ha ricordato Augias-  Grava un’ incertezza nella scelta dei provvedimenti che è qualcosa di drammatico. Cosa scegliere, mettere al primo posto: la salute o l’ economia? Se si sceglie di privilegiare la salute si va a rovinare l’economia, se si sceglie di salvare l’economia si va a gravare sulla salute. Si tratta di una scelta spaventosa”.
Ma anche di una fase che prima o poi finirà, restituendoci a quella che Augias ha definito “la vera rivoluzione che stiamo vivendo, il passaggio vero, che è quello dalla civiltà della carta alla civiltà del web”.

La rivoluzione “seducente”

Concentrati come siamo sul problema che stiamo vivendo, il coronavirus, stiamo dimenticando di vivere nel contempo una fase storica fondamentale.

“Con questo piccolo oggetto che abbiamo tutti in tasca (il cellulare ndr.) sta cambiando la vita in tutto il mondo – ha ribadito Augias-  Perché non è avvenuto lo stesso grande cambiamento con l’avvento della luce e della stampa? Non era una rivoluzione? Certo che sì, ma oggi è diverso. Il fenomeno si distingue infatti per tre punti fondamentali -ha spiegato – La velocità della novità  innanzitutto, poi l’ampiezza di come si diffonde e la velocità con cui si diffonde. È stupefacente la velocità di propagazione delle notizie sul globo terrestre. Si tratta di una rivoluzione di grande seduzione; ci offre un divertimento senza pari, illimitato, ma che rischia di farci travolgere dal presente.

La nuova religione del web

“Non c’è più religione”, si diceva un tempo. Un’altra ciclicità della storia. Oggi “la chiesa soffre un abbandono, mancano i parroci, come nel caso dei rabbini. La stessa situazione – ricorda – si era vissuta nel ‘300, ma soprattutto nel ‘517, anno in cui Lutero creò una frattura nella Chiesa. Oggi però il cambiamento è dettato dal web, il problema religione non sfiora  le nuove generazioni. Ma questo cambiamento non deve essere preso con disperazione. Cambia anche la spiritualità”.

Una spiritualità senza Dio

Il tema è caro allo scrittore, che all’argomento ha dedicato il suo ultimo libro, “Breviario per un confuso presente”. E’ possibile vivere una spiritualità senza religione? Secondo Augias sì. “Dio si può vedere nel prossimo, nella natura che ci circonda – dice- E’ una spiritualità senza riti”.

 

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