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FACCIO TUTTO DI CORSA

FACCIO TUTTO DI CORSA

È tornata a gareggiare dopo la maternità per saldare un conto in sospeso con le Olimpiadi.  La veneziana Manuela Levorato racconta la sua vita ad alta velocità.

Ride Manuela Levorato quando le si fa notare che non vengono in mente molte cose che si riescano a fare in soli 11 secondi, quantomeno non molte di sensate. In effetti negli 11 secondi e 14 centesimi in cui una persona qualsiasi riesce a malapena ad allacciarsi le scarpe Manuela Levorato ha corso i 100 metri, abbattendo il record nazionale.
Che effetto fa essere la donna più veloce d’Italia? «Non ci avevo mai pensato. Diciamo che è una piacevole abitudine, soprattutto pensando che i due record che ho stabilito resistono ormai da una decina d’anni».
Manuela Levorato detiene infatti il record italiano sui 100 piani, stabilito a Losanna nel 2001 e quello dei 200 metri piani, che ha corso in 22″60 a Siviglia nell’estate del 1999. Manuela è una ventata di ottimismo, di grinta, umiltà e caparbietà, una donna conscia di aver fatto tanto ma che ha ancora gli stimoli che le servono per scrivere qualche altra importantissima pagina della sua storia. Come hai cominciato a correre? «È stato davvero un caso, una totale scommessa. Non ero neanche una gran sportiva, fino a quel momento avevo fatto solo un po’ di nuoto. Iniziare come me a 17 anni non è semplicissimo perché il mio è uno sport molto competitivo».
Detto fatto, nel suo anno di esordio vince il titolo allieve sui 100 metri a Torino e, una volta  passata alla categoria juniores, arriva in finale sia nei campionati europei che in quelli mondiali di categoria. Da allora un trionfo dietro l’altro: ben 15 titoli italiani assoluti. È stata quattro volte campionessa nazionale nei 100 metri, una volta campionessa nazionale nei 200 metri, sette volte campionessa nazionale indoor nei 60 metri, tre volte campionessa nazionale indoor nei 200 metri. Sforzo fisico e mentale per uno sport tra i più competitivi: come vivi il momento dell’attesa di una gara ai blocchi? «I momenti prima della chiamata ai blocchi sono sicuramente i più difficili da affrontare: lo stomaco si contorce, stress e tensione sono a mille. Questo momento, in cui sei davvero solo con te stesso,  però, è anche la mia forza: sono sempre stata brava a gestire il tutto e a trasformare la tensione in energia. Sono sempre stata coraggiosa e per esempio non mi sono mai sentita una “sfigata” perchè ero bianca e italiana in uno sport in cui chi primeggia di solito ha altre caratteristiche. Non mi sono mai sentita inferiore a nessuno».
E il tempo le ha dato ragione anche in ambito internazionale. Nel 1999 vince due medaglie d’oro agli Europei under 23 a Göteborg, realizzando la doppietta 100/200 metri con rispettivi record italiani, battendo in quest’ultima distanza la favorita. Nello stesso anno partecipa ai Mondiali di Siviglia dove raggiunge la semifinale dei 200 metri. Nel 2001 vince la medaglia d’argento ai Giochi del Mediterraneo. Nel 2002 l’atleta veneta figura bene in Coppa Europa, giungendo seconda su entrambe le distanze. Nello mese di agosto agli Europei a Monaco di Baviera vince due medaglie di bronzo, arrivando terza sui 100 metri con il tempo di 11″23 (ad un solo centesimo dall’argento) e sui 200 metri.
L’elenco di titoli conquistati è veramente lungo ma qual è quello a cui sei più legata e perché? «Il momento più significativo corrisponde alle Medaglie di Monaco, che sono state la mia consacrazione, il frutto di molti anni di sacrifici. Ad essere sincera sono anche molto legate alle mie prime medaglie perché ero agli inizi e avevo intorno molte atlete più quotate di me: vincere stabilendo un record è stato incredibile.
Ad un certo punto hai fatto la scelta di andartene dal Veneto, come mai? «Nella vita ho fatto anche qualche “colpo di testa”: quando sono partita per Roma ero delusa e stanca di alcune metodologie ma non lo dico in tono polemico, era solo il momento di cambiare. Ho scelto Roma anche per amore e i risultati, alla fine, mi hanno dato ragione. Ad un certo punto, però, si è fatta sentire la nostalgia di casa ed ho deciso di tornare: adoro la mia Riviera del Brenta».
Nel 2008 hai sospeso l’attività sportiva, alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino, per la nascita di Giulia. Ti vedresti, in futuro, come allenatrice di tua figlia Giulia? «Non lo escludo. Ho visto gli estremi di questo sport: ho visto genitori troppo apprensivi e altri che non si interessavano per niente ai figli. Saprei sicuramente trovare il giusto mezzo».
Ti sei ripresenta ai blocchi nell’estate 2009, e l’anno successivo hai subito riconquistato il titolo di campionessa italiana per la 14ª volta. Cos’ha Manuela Levorato più delle altre? «Nello sport serve anche un po’ di fortuna unita alla capacità di sapersi amministrare bene. Il tutto contornato da un buono stile di vita. Credo sia il mix di queste tre cose a fare la differenza».
Quali sono gli altri sport che ami? «Appena posso vado a vedere le partite dell’Umana Reyer. La cosa è nata per caso: qualche anno fa mi stavo allenando nella zona del palasport Taliercio e diluviava. Così con il mio allenatore abbiamo pensato di chiedere ospitalità. Mi hanno detto che potevo usufruire dell’anello superiore, in campo si stava allenando la prima squadra maschile: è stato affascinante osservarli in allenamento. Da quel momento mi sono appassionata a questo sport e a questa squadra».
Per una serie di circostanze, alcune negative, come i due infortuni che hanno precluso la partecipazione ai Giochi di Sidney e a quelli di Atene, altre positive, come la nascita di Giulia che non ti ha permesso di partecipare a quelli di Pechino, i Giochi Olimpici sembrano davvero un tabù per te… «Sto lavorando proprio per quello: ho un conto in sospeso da saldare».
Donna, mamma e atleta sono tre cose difficili da conciliare? «Non so nemmeno io come riesco a farcela. Ammetto di essere una persona molto aiutata, dalla mia famiglia e dall’Areonautica che mi supporta: diciamo che tutti uniti costituiamo davvero un ottimo team».
Manuela si scusa più volte durante l’intervista: è l’ora in cui Giulia reclama, giustamente, attenzioni e fa sorridere sentirle dire che le tocca fare tutto di corsa. Manuela Levorato, indipendentemente da come andranno le cose, le Olimpiadi se le merita ma a guardar bene le sue, di Olimpiadi, le vince ogni giorno.
DI CHIARA GRANDESSO
 

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Tag:  Olimpiadi