Approvato dal Consiglio dei ministri il decreto legge che introduce significative novità per l’esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione
È un ritorno al passato solo sul piano terminologico. Dall’ormai imminente anno scolastico 2025/26, l’esame di Stato, che conclude il ciclo formativo degli studenti delle scuole superiori di secondo grado, tornerà a chiamarsi esame di maturità.
Ma quella ridisegnata attraverso il decreto legge di riforma appena approvato dal Consiglio dei ministri sarà una maturità con aspetti inediti sia rispetto alla versione utilizzata fino a questa estate, sia nei confronti delle precedenti articolazioni dell’esame.
I pilastri della nuova maturità: la prova orale
Se il provvedimento, proposto dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dal ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, conferma le due prove scritte, le principali novità riguardano il colloquio orale.
Questo verterà infatti sulle 4 discipline principali e caratterizzanti dei percorsi di studi, individuate a gennaio di ogni anno con un decreto ministeriale, “all’insegna di maggiore serietà e serenità”, come ha sottolineato Valditara. Nel contempo, viene eliminata la discussione sul “documento” che, evidenzia lo stesso ministro, “aveva creato incertezze sui contenuti della prova”. Altra novità, balzata all’onore delle cronache dopo alcuni casi verificatisi nell’ultimo esame di Stato, l’invalidazione del colloquio, con conseguente esclusione dall’esame, qualora lo studente scelga deliberatamente di fare scena muta. Dalla nuova formulazione dell’orale deriverà anche la riduzione del numero dei commissari d’esame: non più 7, ma 5, di cui 2 interni, 2 esterni e il presidente di commissione. E a tutti loro sarà garantita una formazione specifica.
Una valutazione che pone al centro la persona
Il nuovo esame di maturità, sottolinea il Ministero, punta a valorizzare non solo le conoscenze, ma anche la capacità argomentativa e la maturazione personale degli studenti, con la possibilità di integrare motivatamente la valutazione con un massimo di 3 punti per chi raggiunge quota 97. Non a caso, il colloquio sarà integrato da una valutazione del percorso formativo complessivo, tenendo conto anche dell’educazione civica, della formazione scuola-lavoro e dell’elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale per gli studenti con il “6” in condotta. E anche il curriculum, allegato al diploma finale, offrirà una rappresentazione organica del percorso formativo e delle esperienze significative maturate. “Con questo decreto – rimarca Valditara – l’esame di Stato torna a essere esame di maturità, con l’obiettivo di valutare la crescita complessiva dello studente, il suo grado di autonomia e responsabilità. Diamo anche valore alle azioni particolarmente meritevoli che denotano responsabilità e impegno del candidato. La maturità entra così in quel percorso riformatore che abbiamo avviato sin dall’inizio del nostro mandato ridando centralità alla persona dello studente”.

Le novità nel corso dell’anno scolastico: cambio d’indirizzo e filiera tecnologico-professionale
La riforma, comunque, introduce diverse novità anche nel corso dell’anno, già prima dell’esame.
Per raggiungere la massima flessibilità e contrastare la dispersione scolastica, cambia per esempio la regolamentazione dei passaggi di indirizzo, con la previsione di interventi mirati di sostegno nel caso in cui questi avvengano nel corso del primo biennio e di un esame integrativo quando lo studente sia già nel triennio conclusivo.
Nella prospettiva di una formazione sempre più integrata con le richieste del mondo produttivo, è stata inoltre rivista la filiera tecnologico-professionale, con i Pcto che si trasformano in Formazione scuola-lavoro, ma soprattutto con il suo inserimento effettivo nel sistema del secondo ciclo di istruzione.
Il modello del “4+2” sperimentato dagli istituti tecnici e professionali diventerà ordinamentale: il diploma si raggiungerà in 4 anni anziché in 5, e negli Its Academy, si svolgerà un biennio di eventuale specializzazione.
Viaggi di istruzione più sicuri (e nuove risorse per il mondo della scuola)
Nella sintesi delle principali misure contenute nel decreto, il Ministero sottolinea anche le nuove misure di sicurezza dei servizi di trasporto utilizzati per uscite didattiche e viaggi di istruzione. Nell’aggiudicazione delle relative gare, infatti, saranno favoriti gli operatori economici che garantiscono le maggiori condizioni di sicurezza dei veicoli, come la dotazione di sistemi di frenata assistita, e delle competenze dei conducenti, oltre che i sistemi di accessibilità per gli studenti con disabilità. L’urgenza del decreto, sottolinea il comunicato di Palazzo Chigi, è legata anche alla garanzia del regolare avvio dell’anno scolastico. In tale prospettiva, dunque, vanno letti anche gli stanziamenti di risorse previsti: 10 milioni di euro per la formazione dei docenti, 240 milioni una tantum per il rinnovo contrattuale 2022-24, 15 milioni per estendere l’assicurazione integrativa sanitaria anche al personale precario (ovvero i docenti supplenti al 30 giugno), più ulteriori fondi per affitti, strutture modulari e arredi scolastici, al fine di garantire la piena funzionalità degli edifici. “Con questo decreto – conclude il ministro dell’Istruzione – proseguiamo nel processo di riforma della scuola italiana, per garantire serietà, qualità e sicurezza a studenti e insegnanti”.
Alberto Minazzi