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Dalle Seychelles alla Norvegia. Valentina Miozzo, viaggiatrice libera

Dalle Seychelles alla Norvegia. Valentina Miozzo, viaggiatrice libera

Ci sono luoghi che anche un viaggiatore di professione non pensava di poter vivere.
Viaggi che diventano lavoro e lavori che diventano viaggi.
Valentina, che  è una travel blogger , un minimo l’aveva messo nel conto.
Così, quando l’offerta è arrivata, non ha atteso tanto a rispondere.
Benché fosse al di fuori di quanto mai avesse immaginato: andare a gestire una guest house a Kongsfjord, una cittadina di 28 abitanti che si trova in un fiordo all’estremo nord della Norvegia.
Una cittadina che affaccia sul mar Artico e in cui, nei mesi invernali, il freddo si fa veramente sentire, con temperature che scendono di molto sotto lo zero.

Tricheco Svalbard Norvegia
Tricheco Svalbard

L’avventura tra i ghiacci

Un viaggio. Un lavoro. Un’avventura. Dalla quale Valentina non ha voluto staccarsi neppure dopo che il contratto si è concluso. Si è solo spostata un po’ più in là, nelle isole Lofoten, a nord ovest della Norvegia, dove intende avvistare e studiare i cetacei.
Di Modena, 38 anni, guida ambientale, Valentina Miozzo ha sempre avuto  una grande passione per i viaggi che ha riversato nel suo blog www.viaggiarelibera.com 

L’influencer dei viaggi

Guida turistica ambientale, fa del turismo sostenibile la propria missione e ci racconta la sua strana storia: da quando ha iniziato come travel blogger a quando è diventata un”influencer dei viaggi”.
“Io ho sempre viaggiato nella mia vita –racconta – Negli ultimi cinque anni il mio lavoro principale è stato quello di travel blogger e di guida ambientale all’estero. Ho ricevuto la proposta per la Norvegia e l’ho accettata come in precedenza avevo accettato offerte su Seychelles o Sudafrica. Sono arrivata a Kongsfjord in pieno inverno e nella tundra artica ho vissuto da ottobre a maggio”.

Banchisa
Banchisa

La Norvegia, territorio ricco di fascino e di mistero

Improvvisando una nuova esistenza tra bufere di neve, vento fino a 100 chilometri orari, il primo alimentari che si trova a quaranta chilometri, la necessità di girare con le gomme chiodate sempre montate e una tanica di benzina a disposizione nel caso non si possa raggiungere un benzinaio.
Nonostante questo, non è mancata l’interazione con la piccola popolazione locale e si è fatta sempre più forte la voglia di conoscere meglio un territorio ricco di fascino e di mistero.

Alle isole Svalbard con gli orsi polari

“L’inverno lì non è tenero – racconta Valentina – Ma nei mesi di dicembre e gennaio c’è in quei luoghi un fenomeno unico che è la notte polare, ovvero due mesi consecutivi in cui non fa mai giorno e il sole non sorge mai. Fenomeno contrario  a quello che si sta verificando ora: da metà maggio a metà luglio infatti non fa mai notte e c’è sempre il sole”.
Dopo i mesi di rigido inverno norvegese nella tundra, Valentina in compagnia di Eugenia, una ragazza italiana conosciuta a Kongsfjord, sono partite alla volta delle isole Svalbard le terre abitate più a nord del mondo, unico posto in Europa dove ci sono gli orsi polari.

Polar bear attention!
Cartello Attenzione Orsi Polari

“Le isole Svalbard sono il posto ideale per capire cosa sono le terre artiche e i poli  – commenta Valentina –  Qui troviamo ghiacciai immensi, foche, trichechi, balene: è un posto incredibile!”
Ma queste isole, abitate da circa 3000 persone, hanno un’intrinseca contraddizione.

“Qui non si può nascere e non si può morire”

“In queste isole – svela Valentina – non si puo’ nascere e non si puo’ morire. Qui se una donna è incinta deve lasciare il Paese e andare a partorire altrove, perché non ci sono strutture ospedaliere con reparti adatti a questo scopo. Ci sono asili, scuole e strutture per i più piccoli, ma l’ospedale non è attrezzato”.

Polar bear orme
Orme di orsi polari sulla neve

Non si può nemmeno morire alle isole Svalbard, o meglio, è consigliato non morire qui poiché non è possibile la sepoltura a causa del permafrost, fenomeno per il quale il suolo è costantemente ghiacciato e quindi non consente la naturale decomposizione dei corpi. 
Una volta arrivata la stagione più calda, che vede l’ambiente “sgelarsi”, c’è l’alto rischio che i corpi riaffiorino in superficie e con essi tutti  i virus e i batteri eventualmente presenti  al loro interno al momento del congelamento. Per ovviare a questo problema “si ricorre sempre più alla cremazione, anche se l’invito del Governo locale è sempre quello di non morire alle Svalbard”.

Isole Svalbard
Isole Svalbard

In queste terre, però, si può vivere. E viaggiare, perché il viaggio, come insegna la storia, ha sempre rappresentato una metafora della vita. Così, per Valentina, è una continua ricerca, che consente di scoprire e conoscere più a fondo sé stessi . 

Valentina Rossi

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Tag:  norvegia, viaggi