Presentata una proposta parlamentare per la rivalutazione agevolata dei pezzi “da investimento” dei privati. L’Ue approva intanto lo stop all’esenzione sui dazi per i pacchi sotto i 150 euro
Insieme alla casa, l’oro è tradizionalmente uno dei principali “beni rifugio” cui si affidano gli italiani per tutelare i propri risparmi. Una scelta che, nell’attuale momento storico, sembra pagare, visto che il nobile metallo è arrivato a un prezzo di mercato attorno ai 111 mila euro al kg. Forse non tutti, però, sanno che, quando si rivendono lingotti, placchette e monete “da investimento”, se non si presentano i documenti d’acquisto è prevista una tassazione con un’aliquota al 26% sull’intero valore del metallo ceduto. Così, considerando che, secondo gli esperti, è elevata la quota di oro “sommerso” (ovvero non adeguatamente documentato) presente nelle nostre case e mettendo insieme la necessità di garantire adeguate coperture alla Legge di bilancio, una proposta parlamentare ha avanzato l’idea di introdurre proprio con la manovra una disciplina straordinaria e temporanea in materia.
La rivalutazione fiscale agevolata dell’oro da investimento
La misura attualmente in esame, che punta a facilitare l’emersione e la circolazione dell’oro fisico da investimento non documentato e riallineare il costo fiscale dei pezzi detenuti da privati, si tradurrebbe concretamente in un prelievo fiscale con aliquota agevolata al 12,5% al posto di quella applicata ordinariamente.
La possibilità dovrebbe essere concessa esclusivamente in una finestra temporale che si chiuderebbe il 30 giugno 2026.

Un’opportunità che si rivolge soprattutto a chi non è in possesso della documentazione che attesti il costo o il valore a cui è stato comprato l’oro da investimento detenuto. È infatti proprio in questi casi che si applica, al momento della cessione, la tassazione al 26%, per di più calcolato, anche qualora non ci siano intenti speculativi, sull’intero valore dell’oro ceduto e non sulla sola plusvalenza effettivamente realizzata.
Un extragettito da circa 2 miliardi di euro
Oltre a regolarizzare, almeno in parte, la situazione, la tassa agevolata sull’oro garantirebbe al tempo stesso un incremento del gettito fiscale. Pur circolando anche stime più basse, ipotizzando un’adesione al 10% da parte di chi possiede oro da investimento l’extragettito nelle casse pubbliche stimato si aggirerebbe tra 1,67 e 2,08 miliardi di euro.
Riguardo alla quantità d’oro detenuta dagli italiani, non esistono dati ufficiali, ma si stima che possa aggirarsi tra le 4.500 e le 5 mila tonnellate, per un controvalore tra i 500 e i 550 miliardi di euro in base alle valutazioni attuali del metallo.
Nel monte complessivo rientra anche l’oro contenuto nei gioielli, per cui la stima dell’oro “da investimento”, secondo quanto riporta la proposta parlamentare, è attorno al 25%-30% del totale, ovvero tra le 1.200 e le 1.500 tonnellate.
“Mini” pacchi postali: via libera dell’Ue ai dazi
Restando in tema di tassazione, ma cambiando decisamente argomento e allargando la prospettiva dall’Italia e all’Unione Europea, il Consiglio Ue Ecofin ha approvato un nuovo regolamento con cui viene abolita l’esenzione dai dazi doganali dei “mini” pacchi postali, ovvero quelli con un valore al di sotto dei 150 euro, in ingresso nell’area europea.
La mossa, definita dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, “un passo fondamentale per gestire al meglio l’aumento dei piccoli pacchi, in particolare provenienti dalla Cina”, è mirata a introdurre una stretta all’e-commerce proprio del grande Paese orientale. Che, come ha sottolineato il ministro italiano dell’Economia, Giancarlo Giorgetti commentando positivamente il via libera, “sta distruggendo il commercio al dettaglio”.
Dazi: anticipare l’introduzione prima del 2028?
Al riguardo, il commissario Ue all’Economia, Valdis Dombrovskis, ha ricordato che, nel solo 2024, dei 4,6 miliardi di articoli sotto i 150 euro importati nell’Unione il 91% è arrivato proprio dalla Cina.
Proprio per questi motivi, anche se il regolamento dovrebbe entrare in vigore solo nel 2028, all’interno della complessiva più ampia riforma del quadro doganale, il Consiglio Ue sta pensando a una soluzione transitoria, che consenta una prima introduzione già dal 2026. Al riguardo, gli Stati membri avrebbero già manifestato la disponibilità di anticipare la misura a livello nazionale, mentre per una soluzione europea anticipata sarebbero da decidere in particolare le tariffe e la ripartizione delle entrate.
Alberto Minazzi



