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Coronavirus: pronti alla normalità ma anche a un'eventuale nuova emergenza

Coronavirus: pronti alla normalità ma anche a un'eventuale nuova emergenza
medici

Primo giugno, primo giorno, in Veneto, senza l’obbligo delle mascherine per strada.
Se nel quotidiano però si procede gradualmente verso la normalità, a livello istituzionale e sanitario si pianificano i modi per anticipare eventuali ripercussioni del coronavirus.
Arriverà una nuova ondata in autunno? Il virus potrebbe ritornare prima?
L’imperativo, in Veneto, è quello di farsi trovare preparati. A qualsiasi evenienza.
La Regione depositerà così a giorni un nuovo piano di sanità pubblica mentre procedono le operazioni di raccolta del plasma tra i guariti per “riempire” quella prima banca del plasma che proprio in Veneto è stata istituita. A oggi sono 199 le persone che hanno già effettuato la loro donazione e 481 le unità terapeutiche complessive acquisite.
Nel contempo, continuano le sperimentazioni dei farmaci contro il coronavirus mentre, a livello politico, sono state definite le nuove linee guida per le prossime aperture di cinema, teatri e discoteche ma, soprattutto, per l’apertura dei confini prevista per il 3 giugno.
“Con il nuovo piano della sanità, nel malaugurato caso di una nuova emergenza abbiamo già sei mesi di autonomia”, ha detto il presidente della regione Veneto Luca Zaia.

Verso il nuovo piano della sanità

Il nuovo piano prevede innanzitutto di tenere in stan by i 5 ospedali riaperti per l’emergenza sanitaria nel Veneto, aggiungendo 740 posti al totale complessivo delle strutture prima attive.
Valdobbiadene, Monselice, Zevio, Bussolengo e l’Isola della Scala resteranno quindi presidi di riferimento.
Lo stesso vale per le tende esterne agli ospedali e usate per il pre-triage, che potrebbero essere contingentate  per avere un “magazzino” pronto in caso di necessità.
Gli stessi Covid Hospital, che stanno ora tornando alle attività ordinarie, continueranno a mantenere una serie di allestimenti per una nuova eventuale riconversione delle terapie intensive.

Le cure con il plasma contro il coronavirus

La Banca del Plasma continua nella sua realizzazione.
“Sono numerose le persone che, una volta guarite, hanno dato la loro disponibilità a donare il plasma – ha detto Giustina De Silvestro, responsabile del Centro trasfusionale dell’Azienda ospedaliera di Padova – Solo il 33% dei donatori sviluppa anticorpi in quantità necessaria per inibire il coronavirus.

Giustina De Silvestro, responsabile del Centro trasfusionale dell’Azienda ospedaliera di Padova

Ma 101 unità terapeutiche sono già trasfuse ai pazienti trattati, che sono a oggi 23, metà dei quali si trovano già in terapia intensiva. Esclusi alcuni casi particolarmente gravi e un decesso, anch’esso legato a gravi altre patologie, gli altri  – ha concluso De Silvestro – hanno reagito bene. Alcuni sono già stati dimessi e altri sono attualmente in fase di riabilitazione. Tutti hanno avuto un miglioramento dopo la somministrazione di plasma, anche se nessuno ha avuto una risposta dopo sole 24-36 ore”.

Linee guida pronte in attesa di Roma

Nel frattempo, si attendono novità dal governo circa le linee guida definite per la riapertura di teatri, cinema, locali di intrattenimento come le discoteche, il casinò e le sale gioco.
“La Regione è pronta in vista delle ultime riaperture, al momento fissate per metà mese – detto il presidente Zaia – Stiamo però aspettando la convocazione dal Governo per capire cosa si farà di queste linee guida, anche in relazione ai bambini tra 0 e 3 anni”. Tra le scadenze, la più imminente è quella legata all’apertura dei confini regionali, prevista per il 3 giugno. “Ribadisco – ha concluso il governatore – l’assoluta contrarietà ad imporre limitazioni a chi viene in Veneto. È fondamentale la libertà di circolazione, anche se in piena responsabilità”.

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