Arte e Cultura +

CAMPIELLO : DOVE L'IMPRESA DIALOGA CON LA CULTURA

CAMPIELLO : DOVE L'IMPRESA DIALOGA CON LA CULTURA

Selezionata la cinquina dei finalisti. A settembre alla Fenice la premiazione del vincitore


E’ un buon segno quando sono i libri ad accendere le discussioni e ad incitare alle sfide culturali. Così il rinomato e prestigioso Premio Campiello – premio veneto che più veneto non si può, ma nazionale che più nazionale non si può – ha già vinto. Nell’individuare la cinquina dei libri finalisti (la proclamazione del vincitore avverrà il 10 settembre a Venezia, con una cerimonia al Teatro la Fenice) la “Giuria dei Letterati” del Premio non si è risparmiata nella discussione (dieci le votazioni pubbliche prima di arrivare all’esito), dimostrando tutta la vitalità, e credibilità, di questa “competizione”, arrivata a spegnere quest’anno le 54 candeline.
I cinque finalisti sono usciti da uno stretto imbuto fra gli oltre trecento in concorso e sono Simona Vinci con Le prime verità (Einaudi), Elisabetta Rasy con Le regole del fuoco (Rizzoli), passata subito alla prima votazione, Alessandro Bertante con Gli ultimi ragazzi del secolo (Giunti), Luca Doninelli con Le cose semplici (Bompiani) e Andrea Tarabbia con Il giardino delle mosche (Ponte alle Grazie).
C’è da dire che i “Letterati” compiono fra i libri in concorso solo la prima, importante, scrematura, individuando le tendenze letterarie e linguistiche più valide e individuando, ognuno con la propria storia e sensibilità, i cinque autori in lizza. Ma la parola finale sul vincitore passa poi al gusto dei lettori per la scelta del vincitore. Questi viene infatti votato dalla “Giuria dei Trecento Lettori” che, a garanzia della trasparenza e dell’autonomia del Premio, sono anonimi. I lettori vengono selezionati su tutto il territorio nazionale in base alle categorie sociali e professionali, cambiano ogni anno e i loro nomi rimangono segreti fino alla serata finale. Alla Giuria dei Letterati il compito anche di scegliere il vincitore dell’Opera Prima: riconoscimento, assegnato ad un autore al suo esordio letterario, che quest’anno ha premiato Gesuino Nemus (uno pseudonimo usato da Matteo Locci, scrittore esordiente di 58 anni di origine sarda), autore di La trilogia del cinghiale (Elliot).
La cifra, e il successo, di questo premio letterario sta proprio nella strategica e riuscitissima connessione tra il mondo dell’impresa e quello della cultura. Nato nel 1962 proprio per volontà degli Industriali del Veneto, ha anticipato un tema – spesso ruvido – che fino ad allora restava relegato alle discussioni di qualche prestigioso salotto: Impresa e Cultura sono fondamentali fattori di crescita del territorio e non solo possono essere una volano dell’altra, ma il loro rapporto osmotico genera valore e ricchezza.
Il Campiello è espressione delle eccellenze di questo territorio, della sua identità. È espressione di una imprenditoria illuminata e lungimirante, che investe sugli elementi fondamentali e costitutivi di questa comunità. Un Premio legato a Venezia, e non solo per il nome che porta (simbolo del luogo principe della vita pubblica veneziana che si raccoglieva attorno alle “vere da pozzo” dei campielli veneziani), ma perché il Campiello è forse il premio letterario che più indica all’incontro, alla connessione fra la gente, al dibattito fra le persone. Proprio come succedeva e succede ancora nella città lagunare, dove tutti girano a piedi ed inevitabilmente ci si incontra. E, fra i partner di questa 54^ edizione, c’è anche Umana, Agenzia per il Lavoro diffusa in tutto il territorio nazionale ma con sede e anima veneziane, che accompagnerà il Premio.
E poi c’è il Campiello Giovani, un concorso letterario per la scrittura di un racconto a tema libero rivolto ai ragazzi di età compresa fra i 15 e i 22 anni. Dal 1996 è esteso a tutto il territorio nazionale e si è rivelato presto uno fra i più prestigiosi premi letterari nazionali dedicato ai giovani. Qui più che altrove il Campiello esprime il suo profondo valore sociale, avvicinando i giovani alla lettura, allo scrivere, all’esperienza della cultura. Moltissimi, e da tutta Italia, i ragazzi che concorrono, anche attraverso la preziosa mediazione del mondo della scuola. Ne emerge uno spaccato di questo Paese forse ancora troppo poco raccontato, che infonde orgoglio e che fa ben sperare.
La cinquina dei Giovani finalisti (anche per loro la premiazione del vincitore avverrà il 10 settembre a Venezia) è composta dalla rodigina Sonia Aggio con Moritz Gruber, dalla milanese Ludovica Medaglia con Wanderer (Viandante), da Martina Pastori (Rho – Milano) con Le famiglie degli altri, dalla triestina Gaia Tomassini con Benedetta si è tinta i capelli e dalla catanese Carmelita Noemi Zappalà con Re di cuori. (S.C.)
STORIA DEL PREMIO CAMPIELLO Il “Campiello” è un premio letterario che viene assegnato a opere di narrativa italiana. Fu istituito nel 1962 per volontà degli Industriali del Veneto, con lo scopo di ritagliare un preciso spazio per l’imprenditoria veneta nel mondo culturale italiano. Nella sua storia, il Premio Campiello ha provato la validità delle sue scelte culturali segnalando all’attenzione del grande pubblico numerosi autori e romanzi che hanno segnato la storia della letteratura italiana. La prima edizione si svolse nel 1963 a Venezia, nell’isola di San Giorgio, e vide premiare il romanzo di Primo Levi La Tregua. Oggi il Premio, ritenuto uno tra i più prestigiosi d’Italia e tra i più importanti nel panorama editoriale italiano, è un canale con il quale gli Industriali Veneti intendono offrire il loro contributo alla promozione della narrativa italiana e a incentivare e diffondere il piacere per la lettura nella consapevolezza che un premio trovi la sua massima ragion d’essere nel “creare nuovi lettori”. La scorsa edizione del Premio Campiello – Confindustria Veneto, la cinquantatreesima, è stata vinta da Marco Balzano con il romanzo L’ultimo arrivato (Sellerio).



Leggi anche: