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Best practice: la lotta alla plastica negli alberghi veneziani

Best practice: la lotta alla plastica negli alberghi veneziani

Borracce, carta ottenuta con alghe, dispenser e informazione: i nuovi cult dell’ospitalità

Quarantamila bottigliette di plastica risparmiate in un anno. Tante sono quelle che la famiglia Romanelli, titolare di tre strutture ricettive a Venezia, è riuscita a eliminare mettendo a punto un sistema virtuoso quanto semplice per il consumo dell’acqua.
La cifra sembra esorbitante. In realtà non lo è, perché 40.000 bottigliette in un anno sono il risultato di un consumo di circa 110 bottigliette al giorno moltiplicate per 365 giorni.
“Sono quelle consumate dal nostro staff e ospiti degli alberghi -ha detto Romanelli – Provate a pensare le cifre della nostra piccola realtà moltiplicate per tutte quelle dell’ intero sistema ricettivo veneziano, e il risultato saranno numeri abnormi”.

Case history a confronto

Quella della famiglia Romanelli è una storia di best practice, raccontata al convegno “Riduzione delle plastiche e sostenibilità del settore alberghiero” organizzato dall’associazione “Plastic Free Venice Lagoon” di concerto con Veritas e Ava, Associazione Veneziana Albergatori, che si è tenuto a Venezia all’hotel Ca’ Sagredo e che anticipa e prepara la giornata “Clean up the world” di oggi .
Il convegno “Riduzione delle plastiche e sostenibilità del settore alberghiero”
Altra case history raccontata ai numerosi colleghi albergatori presenti in sala è quella di Gianni Serandrei. “Il problema della plastica è ormai un’emergenza nel mondo, soprattutto nei mari – ha esordito -Per affrontarlo c’è solo un modo: ridurne drasticamente l’uso. E allora diventa obbligo impostare uno stile di lavoro adeguato”.
Nella foto, da sx a dx, Gianni Serandrei, Gioele Romanelli e Poletto

Le analisi e i campionamenti

Nel corso del convegno sono state illustrate anche due analisi, la prima di Legambiente con Paolo Franceschetti e la seconda dell’Istituto tecnico Montani di Fermo con Anna Cecchi sui campionamenti effettuati da Plastic Free Venice Lagoon nelle acque del Canal Grande e del porto del Lido per la tracciatura di micro-inquinanti e micro-plastiche.
Promotori e moderatori dell’incontro Gherardo Toso, presidente di Plastic Free Venice Lagoon e consigliere Ava, e Davide Poletto, vice presidente Plastic Free. Mauro Roglieri di Green Building Council Italia e Mina Bustreo di Jonix hanno presentato protocolli e strumenti per una gestione sostenibile degli edifici storici a uso ricettivo e alberghiero.

Best practice: la mappa in carta di alghe di laguna e le borracce di Gioele Romanelli

“L’idea è venuta un anno fa quando un fornitore ha prospettato l’opportunità di mettere a disposizione delle cucine dell’acqua filtrata, dei rubinetti alla spina con i tre tipi di acqua: fredda, ambiente e gasata -ha raccontato Romanelli – Da qui l’idea successiva di mettere in camera una bottiglia d’acqua di benvenuto al cliente, con un messaggio che lo invita al rispetto dell’ambiente e spiegando che l’acqua di Venezia, quella del rubinetto e delle nostre fontane in giardino, non solo è potabile ma è pure buona. Lo assicurano anche i test che abbiamo fatto fare”. Per Romanelli la comunicazione è un passo importante e imprescindibile. “Ai nostri clienti viene fornita una mappa, stampata su carta ottenuta da alghe della laguna, una mini guida dove, assieme alle informazioni pratiche e ai luoghi da vedere, sono mappate una quindicina di fontane per approvvigionarsi d’acqua”. Già, ma come? “Con la borraccia termica in vendita in albergo. Non è tanto per il guadagno, ma per stimolare questa buona pratica. Anzi, proporrei che il ricavo da questa vendita fosse destinato al restauro e il mantenimento delle fontane in città”.

Best practice: i dispenser, le sacche in tela e la “linea cortesia” di Gianni Serandrei

“Anche noi proponiamo agli ospiti la borraccia termica, che può essere riempita al nostro bar con l’acqua contenuta nel vetro con vuoto a rendere. Poi, come ha fatto Romanelli, nelle colazioni abbiamo eliminato le dosi monouso di marmellate, miele e persino yogurt, contenuti in dispenser che vengono riempiti di volta in volta da contenitori di 5 litri. Questi sono in plastica, bisogna studiare il modo di reimpiegarli, ma al momento meglio buttarne via uno che centinaia e centinaia di vasetti”. Serandrei ha messo mano alla “linea cortesia”.
Nei bagni non più confezioni monouso di shampoo e sapone ma comodi dispenser. Persino gli accappatoi: abbiamo chiesto alla lavanderia di restituirceli non più in sacchetti di plastica ma di tela”.  Insomma, la guerra alla plastica è solo agli inizi, si tratta di affrontarla con un’adeguata forma mentis.
Albergatori plastic free

Le borracce: un cult per sostituire la plastica

Di moda intanto sono tornate le borracce termiche che contengono liquidi caldi d’inverno e acqua fresca d’estate e che personalizzate diventano anche un oggetto cult. A usarle sono soprattutto i clienti nordamericani e nordeuropei. “Sono più avanti di noi e più sensibili perché questo problema lo hanno affrontato prima – ha detto Serandrei -Ma ora, la plastica è un problema esploso a livello emergenziale. Va affrontato subito, non si può più aspettare”.
Alla conferenza è intervenuto l’assessore all’Ambiente Massimiliano De Martin che ha fatto presente come “l’amministrazione comunale sia sempre stata attiva dal punto di vista della sostenibilità ambientale con l’emanazione di due delibere per ridurre l’uso della plastica in città. Venezia è ricca di persone desiderose di fare bene e di dare. Non dobbiamo solo pulire ma anche costruire coscienze che non si ‘sporchino’”.

Clean  Up the worl

Oggi, nel frattempo, molti veneziani si incontreranno per le calli del centro storico e lungo i canali per recuperare i rifiuti abbandonati nelle strade e in laguna.  Quasi tutta plastica, che va poi smaltita da Veritas.
Un momento della Clean up the world 2018

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