Disponibile online la lista dei 3.625 dispositivi omologati, gli unici utilizzabili per emettere le multe
La svolta attesa nella vera e propria “giungla” degli autovelox è finalmente arrivata. Da domenica 30 novembre, come sottolinea in un comunicato l’Associazione sostenitori amici Polizia stradale (Asaps), “chiunque utilizzi apparati non censiti, produrrà verbali illegittimi”. In altri termini, se ci vedremo recapitare a casa una multa per eccesso di velocità, potremo controllare sull’apposito elenco (online sul sito https://velox.mit.gov.it/dispositivi) se ci è stata comminata utilizzando un apparecchio ufficialmente autorizzato. E, qualora questo non rientri nella lista, per chi presenti ricorso sarà praticamente automatico l’annullamento della sanzione.
Autovelox: concluso il censimento, ecco l’elenco
L’obbligo di spegnere i dispositivi di controllo della velocità non inseriti nell’elenco ufficiale pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è la conseguenza derivante dal completamento del censimento previsto dal Decreto Infrastrutture. A Comuni, Prefetture e forze dell’ordine era stato infatti dato tempo fino al 28 novembre per registrare i dispositivi in loro possesso sulla piattaforma dedicata. A tal fine, l’ente pubblico doveva inviare una serie di informazioni relative all’autovelox, tra cui dati tecnici (come marca, modello, versioni software, matricola), ma anche estremi dell’approvazione o omologazione, chilometraggio esatto, direzione di marcia e tutto quanto è necessario per verificarne la regolarità. A dare un impulso decisivo per effettuare concretamente questa operazione è stata la sentenza del 2024 della Cassazione in merito all’irrisolta questione legata alle diverse procedure di approvazione e omologazione dei dispositivi. Da puramente tecnica, la distinzione era stata infatti ritenuta dai giudici decisiva ai fini della validità delle multe. In tal modo, si erano moltiplicati i ricorsi per le sanzioni emesse utilizzando autovelox solo approvati. Gli unici dispositivi che continuano a essere utilizzabili sono dunque quelli che hanno ottenuto anche l’omologazione.
Autovelox in Italia: molti meno del previsto
Nell’elenco ministeriale, spiega l’Asaps, ce ne sono esattamente 3.625, comprendendo sia quelli fissi (tutti autorizzati dalle Prefetture di riferimento), che quelli mobili e in movimento. Si tratta, sottolinea l’Associazione, di un numero di gran lunga inferiore a quelli, circolati negli ultimi mesi, che ne stimavano tra 11 mila e 13 mila unità. “Sicuramente ne abbiamo meno di Francia, e Inghilterra e, in comparazione con il numero di abitanti e auto circolanti, anche di Svizzera e Austria“, sottolinea il presidente Asaps Giordano Biserni. La gran parte degli apparati, 3.038, sono gestiti dalle Polizie locali, provinciali e delle Città metropolitane. Tra queste, Milano è prima con 134 dispositivi, seguita da Torino (116), Roma (115), Firenze (108) e Padova (101). A superare quota 70 sono anche Bologna (95), Brescia (85) e Venezia (71). Oltre a quello gestito in Trentino dall’Arma dei Carabinieri, i restanti 586 autovelox, di cui 188 “tutor”, sono invece in gestione alla Polizia Stradale, che non ha però diffuso la suddivisione per provincia. L’elenco, in ogni caso, sarà continuamente aggiornato, con l’aggiunta di nuovi impianti, la segnalazione di spostamenti e rimozioni e la correzione di eventuali errori segnalati dagli enti locali. Tranne che per i tutor, va infine chiarito che la lista consultabile liberamente da tutti gli automobilisti non riporta l’esatta posizione chilometrica, anche se questa è nota alle Amministrazioni ed è registrata nella piattaforma, ma solo il codice catastale e l’ente responsabile dell’apparecchio.
Alberto Minazzi
