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A Verona c’è la biblioteca più antica al mondo ancora in attività

A Verona c’è la biblioteca più antica al mondo ancora in attività

La Capitolare custodisce una collezione di oltre 1.200 manoscritti, tra i quali opere uniche al mondo

Quando si pensa alla biblioteca più antica del mondo viene alla mente quella di Alessandria d’Egitto, fondata dai Tolomei, la dinastia greco-egizia che trae le sue origini, nel 305 a.C. da uno dei diadochi di Alessandro Magno.
Ma se intendiamo la più antica biblioteca al mondo ancora in attività, allora dobbiamo pensare a Verona.
Dove c’è la biblioteca Capitolare: un patrimonio librario che spazia dal diritto alla teologia, dalla poesia, alla filosofia e all’astronomia, dalla medicina, alla botanica, alla storia e molte altre scienze.
Un vero e proprio scrigno di tesori che testimoniano l’incontro e la reciproca integrazione e contaminazione del sapere religioso e laico che sono alla base dello sviluppo della cultura occidentale.

Il sapere che attraversa i secoli

La biblioteca Capitolare sorge nel cuore della Verona Antica, tra Ponte Pietra, attraversato dalla Via Postumia sin dal 148 a.C., e la riva destra dell’Adige.
La sua fondazione risale al IV e V secolo sui resti delle basiliche paleocristiane.
In questa zona anticamente sorgevano la Scuola per la formazione dei sacerdoti e lo Scriptorium per la produzione dei manoscritti, documentato con certezza a partire dall’anno 517 grazie alla datazione indicata su un codice dall’amanuense Ursicino.
La Biblioteca, così come la intendiamo oggi, inizia a prendere forma per conservare i libri realizzati e a partire dal XII secolo diventa anche luogo di studio non più riservato ai solo sacerdoti ma frequentato da illustri personalità quali Dante Alighieri e Francesco Petrarca.

 

A metà del XV secolo, con l’invenzione della stampa a caratteri mobili, lo Scriptorium fu chiuso e arrivarono i primi volumi a stampa.
Da allora la struttura continuò nel suo principale compito che a tutt’oggi svolge: la conservazione dei preziosi volumi che si trovano al suo interno.
Attualmente gli ambienti sono molto diversi dall’epoca medievale per i restauri avvenuti nel tempo in seguito a pesanti eventi quali la peste del 1630, le razzie del regime napoleonico, l’alluvione del 1882 e il bombardamento americano del 1945. Ricostruzioni che comunque non hanno tolto il fascino del passato che si respira attraversando le sue sale.

I tesori conservati nella Capitolare

Il cospicuo numero di manoscritti testimonia la continuità dell’attività della capitolare nel corso dei secoli con un momento particolarmente fortunato nel IX secolo, durante la rinascita carolingia, quando l’arcidiacono Pacifico diede forte impulso allo Scriptorium, al punto che si arrivò a comporre addirittura 218 volumi in un periodo nel quale un numero minore era già sufficiente per formare una ricca biblioteca.
Tra le opere più prestigiose che custodisce La Capitolare vi è la più antica copia al mondo del De Civitae Dei di S. Agostino, scritto all’inizio del V secolo, quando il santo era ancora in vita. Prestigiosi sono anche l’unico testo di giurisprudenza romana classica a essere sopravvissuto alle manipolazioni bizantine della riforma di Giustiniano, le Istituzioni di Gaio, e l’Indovinello Veronese, un piccolo enigma conservato in un codice dell’VIII secolo, ovvero la più antica testimonianza scritta di quella che sarebbe diventata la lingua italiana.

Manoscritto miniato, Codice CCXXXIX, Pier Candido Decembrio, epitome di Plutarco, sec. XV – Foto Carolina Zorzi, copyright Fondazione Biblioteca Capitolare Verona

 

Il Codice di Ursicino e l’Iconografia Rateriana

Tra i tesori più preziosi che si possono ammirare nella biblioteca anche il Codice VI, uno dei più antichi evangeliari purpurei sopravvissuti nella sua interezza, scritto in eleganti lettere d’argento e d’oro. Il Codice di Ursicino, dal nome del suo copista, è la prova che lo Scriptorium di Verona, alle origini della biblioteca, era già attivo almeno nel VI secolo come indicato nel documento che riporta luogo e data: Verona, le calende di agosto dell’anno di consolato di Agapito (1 agosto 517 d.C.).

Codice VI, Evangeliario purpureo, secolo VI – Foto Carolina Zorzi, copyright Fondazione Biblioteca Capitolare Verona

Tra le raffigurazioni più iconiche c’è l’Iconografia Rateriana, la prima rappresentazione grafica di Verona datata 1739. Oltre alle collezioni di Codici  è raccolto un ricco archivio di pergamene, circa 11 mila di cui la più antica risale al 710,  diplomi e documenti manoscritti.
Le collezioni comprendono inoltre numerosi testi di pregio e documenti, circa 100 mila volumi a stampa e un Museo canonicale che custodisce una pinacopetca e un corpus di arredi sacri.

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