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"A tavola con gli archetipi": scegliamo chi vogliamo essere

"A tavola con gli archetipi": scegliamo chi vogliamo essere
Roberto Calcaterra

I 12 archetipi che ci accompagnano nella scelta del cibo e a volte nell’incapacità di cambiare le nostre abitudini alimentari

Benessere è essere consapevoli di chi siamo nel profondo, accettarlo ed esprimerlo, essere in contatto col mondo che ci circonda e comprendere che ognuno di noi é indispensabile al benessere di tutti gli esseri viventi. Siamo tra cielo e terra. I piedi ben radicati al suolo e lo sguardo rivolto al cielo. Un cuore pulsante, un talento a cui permettere di esprimersi. Ma tanto l’anima ride.”
Potrà sembrare strano ma questa definizione di “benessere” è di un medico.
Gastroenterologo e omeopata, Roberto Calcaterra, autore del recente libro “A tavola con gli archetipi” (ed Enea) ne è convinto: il benessere si trova se si è in pace con se stessi.

  • Dottor Calcaterra, lei è gastroenterologo, ma esercita anche come omeopata, da dove nasce questo connubio?

Ho sentito il bisogno di uscire da una visione strettamente organica della medicina convenzionale, che non contempla la necessità di cambiamento che ci impone la malattia: cambiamento alimentare, di stile di vita e di riflessione sulla componente somatopsichica e, se possibile, spirituale.

  • Curare l’anima permette dunque di curare meglio anche il corpo? Perché?

Siamo un unicum integrato di corpo, mente e anima . Il corpo è l’espressione dell’anima, della nostra perfezione smarrita e diventa preda della mente con i suoi inganni e le sue lusinghe.
La medicina antica cinese ne è la testimonianza: siamo attraversati da canali di energia, i rimedi quindi funzionano per via vibrazionale, riuscendo anche a sciogliere quei focus espressi a livello di corteccia cerebrale, vere e proprie cicatrici emozionali.

  • Com’ è nato il suo libro “A tavola con gli archetipi”?

Il libro è nato dalla riflessione riguardo al fatto che molte persone non riescono a cambiare alimentazione, anche se l’evidenza del sintomo o della malattia, lo imporrebbe. E’ un altro Sé, che veste i panni di un archetipo che chiede cibo, il cambio archetipo è indispensabile per un nuovo programma alimentare e nel contempo una consapevolezza diversa su ciò che mangiamo può permettere di lasciare ad un altro tipo di archetipo la possibilità di prendere espressione.

archetipi

  • Lei si riferisce a 12 archetipi che condizionano profondamente il nostro inconscio e quindi le nostre emozioni e il nostro stile di vita, riusciamo brevemente a descriverli uno a uno, almeno per piccoli cenni?

Brevemente è difficile, perché è un meccanismo complesso: ogni archetipo ha una luce e un’ombra, che devono essere armonizzati per il passaggio da un archetipo al successivo, in quello che viene chiamato “Il Viaggio dell’eroe”.
I 12 archetipi sono l’Innocente, l’Orfano, il Guerriero, l’Angelo custode, l’Amante, il Cercatore, il Distruttore, il Creatore, il Sovrano, il Mago, il Saggio e infine il Folle.

  • Quali sono i consigli per una vita sana contenuti nel suo libro?

Innanzitutto una riflessione sul cibo, sul suo significato profondo. Mangiare è un atto volontario, da qui ogni volta che portiamo un boccone alla bocca, scegliamo chi vogliamo essere. Diventa la palestra per allenarci a scegliere chi vogliamo essere nella vita. Poi è indispensabile essere proiettati nel presente, allontanandoci da un passato che ci condiziona e che ci compromette il futuro.

  • Nella sua esperienza di medico e di studioso, come definirebbe la malattia?

Dove non c’è consapevolezza, arriva la malattia. Consapevolezza del sé, della propria unicità. La malattia è del personaggio che noi rappresentiamo per essere accettati, amati, valorizzati.
E’ lo stress che quotidianamente utilizziamo per fuggire dalle cicatrici del passato, che essendo però radicate in aree associative della corteccia cerebrale, condizionano il nostro pensiero e comportamento. Questi concetti sono ampiamente espressi nel mio primo libro “Malattia, cibo e destino”.

  • Non tutti riescono a superare la malattia trasformandola. La guarigione è un processo diverso per ognuno?

La malattia, essendo un prodotto dell’anima, non ci appartiene, ogni volta che ci ammaliamo cambiamo anche chi abbiamo difronte e, se una persona che amiamo, si ammala, ci cambia a volte nel profondo. Solo la malattia permette un perdono vero, un riconoscimento o a volte una partenza.
In ciò la malattia è perfetta e colpisce ogni essere umano, sia il Dalai Lama sia il campione del mondo di maratona, perché ogni essere umano è tale in quanto conosce il dolore.

Roberto Calcaterra
  • Lei si occupa di intolleranza alimentari che sono specifiche per ogni individuo, la dieta deve quindi essere personalizzata? E quali criteri bisogna seguire per poter seguire la migliore dieta diversa per ciascuno di noi?

Personalmente, essendo chinesiolog,o testo tutti gli alimenti e quindi ognuno avrà una sua impostazione di dieta, anche se però ci sono alimenti che a tutti recano problemi e ci accomunano in una società malata, anche e soprattutto a causa del cibo.

  • Esistono quindi dei consigli dietetici generali che possono dare beneficio? Per esempio, meglio essere vegetariani o vegani o si può consumare anche la carne? Carboidrati, se sì, quali?

Ci sono studi epidemiologici che evidenziano che mangiare cereali integrali, frutta e verdura, semi oleosi, frutta secca, legumi, prodotti fermentati, garantisce una vita più lunga e una minore incidenza di cancro e malattie metaboliche.
Per quanto riguarda la carne dovremmo riflettere cosa in realtà veicola, parlo di ormoni e antibiotici che vengono somministrati negli allevamenti intensivi, al di là di un problema etico e di salvaguardia dell’ambiente. Esiste una sola one health.

blue monday

  • Il digiuno intermittente è utile e nel caso perché?

Anche qui molti studi dimostrano che questo approccio al cibo permette una sorte di tregua metabolica a un organismo perennemente intossicato, prevenendo malattie metaboliche e autoimmuni, è dimostrata anche una azione favorente la prevenzione del tumore, inducendo una pulizia di cellule e prodotti di scarto della mitosi (divisione cellulare).

  • Le essenze floreali hanno proprietà terapeutiche? Quali consigli darebbe a chi di solito le usa? E a chi non le ha mai usate?

Le essenze lavorano a livello di informazione tra le cellule di tutti gli organi, ripristinando una sorte di network psico neuro endocrino alterato. Sono indispensabili per un percorso di consapevolezza, ma, ahimè, molte persone, anche se già sintomatiche, non riescono ad attuare un cambiamento profondo, preferendo rimanere in uno pseudo comfort, che un certo tipo di medicina consiglia e a volte impone.

Nicoletta Benatelli

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