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Europa in allerta: verso la “Schengen militare”

Europa in allerta: verso la “Schengen militare”

Bruxelles accelera sulla mobilità militare: ponti, strade e piste pronte a reggere mezzi pesanti e truppe, con permessi ai confini ridotti a soli 3 giorni. Difesa e infrastrutture diventano un unico, strategico servizio pubblico

Strade, ponti, gallerie e piste d’atterraggio: l’Europa si prepara.
E lancia un piano da decine di miliardi per trasformare le infrastrutture in una rete pronta a muovere truppe e mezzi pesanti in tutta l’Unione in tempi record.
È la “Schengen militare”: permessi ai confini ridotti a tre giorni, procedure semplificate in caso di emergenza, e la certezza che, in caso di necessità, nulla possa fermare la difesa.
La nuova logica strategica dell’Europa in tempo di pace è quella del “prevenire è meglio che curare”, come ha sottolineato l’alta rappresentante Kaja Kallas, aggiungendo che bisogna investire “quando non se ne ha bisogno”, visto che, quando si presenta questo bisogno, rischia di essere già “troppo tardi”.
Il recente esempio dell’attacco a un treno sulla linea ferroviaria polacca diretta verso l’Ucraina conferma insomma, ha aggiunto il commissario alla Difesa, Andrius Kubilius, che anche questo settore, d’ora in avanti, dovrà essere considerato dall’Unione come un “servizio pubblico” alla stregua di tutti gli altri.

Investimenti infrastrutturali per la mobilità (militare e civile) in Europa

La principale testimonianza del cambio di mentalità deciso da Bruxelles è il massiccio piano di investimenti previsto all’interno del programma Connecting Europe Facility per la mobilità militare.

schelgen militare
La sede del Parlamento europeo, a Bruxelless

Dopo il 2028, le somme destinate a questo fine decuplicheranno, toccando i 17 miliardi di euro, all’insegna dell’idea che “l’infrastruttura è strategia”. E la rete dei collegamenti, nei corridoi di mobilità all’interno del territorio dell’Ue, presenta oltre 500 punti caldi, tra ponti con portata non sufficiente per reggere al passaggio dei mezzi militari pesanti, piste di atterraggio troppo corte o gallerie strette. La Commissione, ravvisando la necessità resa ancor più palpabile dall’urgenza innescata dagli ultimi sviluppi bellici, ha così deciso di puntare su un ammodernamento delle infrastrutture esistenti, nella doppia prospettiva dell’uso anche civile, oltre che militare. Il concetto, espresso sempre da Kallas, è che anche i servizi -base, come sanità e istruzione, non possono funzionare in caso di attacchi ai quali non si riesca a dare una risposta in tempi rapidi.

Verso una “Schengen militare”: la regola dei 3 giorni

Il risultato finale cui punta la Commissione potrebbe essere riassunto nell’espressione “Schengen militare”, ovvero un sistema che consenta ai mezzi di difesa di attraversare i confini in modo rapido e sicuro.

Una situazione dalla quale, attualmente, si è ben lontani, vista la necessità di chiedere autorizzazioni al passaggio con preavvisi che possono raggiungere anche 45 giorni.
Con il nuovo regolamento contenuto nel pacchetto si fissa così un tetto massimo di 3 giorni per il rilascio del nulla osta al transito di truppe e equipaggiamenti militari alle frontiere. Un termine ridotto, oltretutto, che riguarderà l’intero percorso, applicandosi una sola volta anche se la colonna attraverserà più Paesi. La regola, va specificato, sarà valida solo in tempo di pace, con formalità ancor più snelle qualora ci si trovi di fronte a un’emergenza o una crisi di sicurezza. In questi casi, sarà sufficiente una semplice notifica, sfruttando il nuovo meccanismo di emergenza (chiamato European Military Mobility Enhanced Response System), che sarà creato ad hoc per garantire la rapidità delle procedure e un accesso prioritario alle infrastrutture.

Alberto Minazzi

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