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L'autunno che cambia: che fine ha fatto la nebbia?

L'autunno che cambia: che fine ha fatto la nebbia?

Il meteorologo Gussoni (iLMeteo.it): “È un effetto negativo del cambiamento climatico, ma non migliora la qualità dell’aria”

È passata esattamente una settimana dal giro di boa dell’autunno 2025 e ancora non si è presentato quello che, tradizionalmente, era uno dei simboli più classici della stagione di transizione dall’estate all’inverno: la fitta nebbia della Pianura Padana.
Al riguardo, non si può parlare di una novità, visto che già una decina di anni fa uno studio dell’Istituto di scienze del clima e dell’atmosfera del Cnr aveva analizzato il fenomeno, evidenziando in pratica un dimezzamento degli episodi nebbiosi rispetto all’inizio degli anni ’90. La prosecuzione del trend, però, rende necessaria una serie di riflessioni. A partire dal fatto che, contrariamente a quanto si può pensare, meno nebbia non significa meno inquinamento.
Anzi, ammonisce il meteorologo Mattia Gussoni di iLMeteo.it, “è vero esattamente il contrario”.

nebbia
Mattia Gussoni (meteorologo iLMeteo.it)

Meno nebbia, più inquinamento

L’unico effetto positivo legato alla riduzione delle giornate di nebbia, insomma, sembra essere la riduzione degli incidenti stradali legati alla scarsa visibilità.
Dal punto di vista della qualità dell’aria, invece, si deve parlare di un “peggioramento della situazione”.
“Inquinamento e nebbia – spiega Gussoni – sono due piani che non vanno assolutamente confusi: il primo continua a essere ben presente, anche se non c’è la nebbia a renderlo più visibile. In molte aree circostanti le grandi città della Pianura Padana, penso soprattutto a Milano e Torino, ma non si salvano per esempio nemmeno Padova e Venezia, l’aria rimane dunque ancor oggi molto inquinata”. E proprio il venir meno degli episodi di nebbia non aiuta, in tal senso. “Come avviene anche con le precipitazioni – prosegue il meteorologo – anche la nebbia fa sì che gli agenti inquinanti si depositino al suolo, permettendo il loro assorbimento proprio da parte del terreno. Con la situazione attuale, al contrario, queste particelle restano sospese nell’aria, raggiungendo più facilmente i nostri polmoni con i conseguenti effetti negativi”.

La diminuzione delle nebbie, effetto evidente dei cambiamenti climatici

Trattandosi di un fenomeno naturale, Mattia Gussoni ammette che è difficile, dal punto di vista meteorologico, definire positiva o negativa la diminuzione delle nebbie. “L’unica certezza – afferma – è che il mutato volto delle stagioni e delle loro dinamiche rispetto a 15-20 anni fa è uno degli effetti più diretti legati al cambiamento climatico che stiamo già vivendo”.
Il punto di partenza per spiegare, scientificamente, perché la Pianura Padana e le zone interne del Centro Italia non siano più soggette a episodi di nebbia fitta è infatti proprio l’aumento delle temperature, fenomeno globale che non riguarda solo il nostro Paese né solo le stagioni fredde, modificando anche perturbazioni e aree di alta pressione.
“Normalmente – ricorda – eravamo abituati a vedere nebbie fitte già nella prima parte dell’autunno: cosa che quest’anno è mancata. Insieme all’elevata umidità nelle quote più basse dell’atmosfera e alla presenza di alte pressioni piuttosto stabili per parecchi giorni, uno dei fattori che crea le condizioni ideali per la nebbia sono le basse temperature. E, al riguardo, fin qui il termometro si è mantenuto spesso oltre le medie climatiche del periodo”.

Le nebbie che si spostano nel tempo, ma non nello spazio

A contribuire a rendere la Pianura Padana particolarmente soggetta alle nebbie è poi la sua conformazione, di bacino chiuso su tre lati. Per questa ragione, il meteorologo di iLMeteo.it invita a leggere come semplice effetto della casualità atmosferica il fatto che, più che in passato, si senta parlare di nebbie nelle regioni meridionali. “La nebbia non si è spostata da Nord a Sud, né lo farà, perché in quelle regioni c’è maggior ventilazione”, dice. La sua analisi, allora, è di tipo squisitamente temporale: “Non credo che la nebbia scomparirà mai completamente dal Nord Italia. Certamente le mutate condizioni riducono il numero di giorni in cui si presenta e spostano la finestra in cui è presente il contesto adatto per la formazione della nebbia. Dobbiamo aspettarci cioè un inizio del fenomeno in un autunno più avanzato e la sua fine anticipata rispetto alla fine dell’inverno”.
Dunque, tornando al presente, l’ora della nebbia non sembra ancora arrivata.

Arrivano freddo e maltempo, non le nebbie

“Le previsioni – conclude Gussoni – ci dicono che tra sabato e domenica arriverà una perturbazione e, soprattutto domenica, torneranno piogge e nevicate anche se oltre i 2 mila metri sulle Dolomiti.
A parte qualche fenomeno nelle primissime ore della mattina nelle zone più basse della provincia di Rovigo, la nebbia per ora non si farà vedere.
Né ce l’aspettiamo per la prossima settimana, visto che, pur scendendo le temperature per una prima irruzione di aria fredda dal Nord Europa, inizialmente questa si accompagnerà ad alcune precipitazioni. Che, per loro natura, escludono la formazione della nebbia”.

Alberto Minazzi

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Tag:  autunno, meteo, nebbia