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Veneto 2030, la nuova rotta del Nord-Est: verso le grandi isole

Veneto 2030, la nuova rotta del Nord-Est: verso le grandi isole

Il cuore manifatturiero d’Italia cambia pelle. A Padova, l’incontro “Direzione Nord-Est” ha tracciato la rotta con imprenditori e istituzioni

Il Veneto è sempre stato un arcipelago di imprese: tante, piccole, orgogliose.
Un modello che ha fatto scuola, generando ricchezza e occupazione e che per decenni è stato il simbolo del “miracolo del Nord-Est”.
Ma oggi quelle isole rischiano di diventare troppo piccole per navigare da sole nel mare della competizione globale.
A Padova, nell’incontro Direzione Nord-Est, la città è diventata teatro di un confronto diretto, con analisi, critiche e proposte sul futuro del modello produttivo veneto.
Tra i partecipanti, il presidente di Fondazione Nord-Est Alberto Baban, il vice-presidente di Confindustria Vincenzo Marinese e l’amministratore delegato di SevenData Fabrizio Vigo. Insieme ad altri protagonisti del tessuto imprenditoriale e istituzionale, hanno discusso di innovazione, aggregazione tra imprese e competitività internazionale.
“Serve una cultura dell’alleanza industriale”, ha spiegato uno degli imprenditori intervenuti. “Da soli non possiamo più reggere la pressione dei mercati globali. È il momento di costruire reti, condividere investimenti e competenze.”

La minaccia silenziosa dei numeri

Dietro la spinta all’aggregazione non c’è solo la globalizzazione, ma anche una minaccia più profonda e silenziosa: il crollo demografico.
Le proiezioni indicano che entro il 2043 il Veneto potrebbe perdere fino a 700.000 potenziali lavoratori.
Un terzo della popolazione sarà over 70, mentre i giovani scenderanno ai minimi storici.

nord-est
Le aziende lo sentono già sulla pelle.
Nei distretti di Vicenza, Treviso, Verona e Padova i cartelli “cercasi personale” restano appesi per mesi. Mancano operai, ma anche tecnici specializzati, progettisti, informatici.
È un paradosso: in un territorio dove il lavoro non manca, sono i lavoratori a mancare.

La metamorfosi del “fare veneto”

Nonostante gli allarmi, il Veneto resta una delle regioni più dinamiche d’Europa.
Le università lavorano a stretto contatto con le imprese, i poli tecnologici crescono, le startup trovano terreno fertile.
Ma serve una regia comune, e un’ “orchestra in grado di suonare insieme”.
La sfida è costruire una rete regionale dell’innovazione che tenga insieme la velocità delle startup e la solidità delle grandi aziende manifatturiere.
Non è solo un problema di capitale o di macchine, ma di mentalità: bisogna saper far squadra – hanno sottolineato i relatori evidenziando anche che non si tratta di un’alternativa di ripiego ma di un vero e proprio salto evolutivo.

“Saper fare” e “saper innovare”: verso le grandi isole

L’identità industriale di questa regione è sempre stata legata al “saper fare”.
Ma oggi, il “fare” non basta più se non diventa anche “saper innovare”.
Come ha sottolineato Alberto Baban: «L’innovazione deve diventare pervasiva, non episodica. Non è un reparto o un progetto, è un modo di pensare».
Molte PMI venete ci stanno provando. Alcune si sono alleate con multinazionali per sviluppare nuovi prodotti; altre hanno creato consorzi digitali per condividere software, piattaforme, ricerca.
Ma il passo decisivo sarà proprio la capacità di mettere in rete tutto il sistema: imprese, università, start-up e istituzioni.

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Tag:  imprese, nord-est