Il professore di Ca’ Foscari è stato eletto Fellow dell’American Physical Society, uno dei riconoscimenti più rari al mondo. Dietro le sue ricerche sul magnetismo ultraveloce si nasconde la fisica che muoverà i computer del futuro
C’è chi si perde a contemplare i riflessi della laguna e chi, come Stefano Bonetti, ci vede dentro impulsi elettrici che viaggiano mille miliardi di volte al secondo.
Professore ordinario di Fisica Sperimentale della Materia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, Bonetti è stato appena eletto Fellow dell’American Physical Society (APS) — un titolo che, ogni anno, tocca meno dello 0,5% dei membri dell’associazione.
In pratica, un Super Bowl della fisica dove solo pochissimi riescono a entrare.
Che cos’è un “Fellow”
Nel linguaggio della comunità scientifica, essere nominati Fellow dell’APS significa essere riconosciuti dai propri pari come protagonisti di scoperte che cambiano prospettiva.
Non è un premio, ma una forma di ammissione: quella di chi, con anni di lavoro e di visione, ha contribuito ad ampliare i confini della conoscenza.
E Bonetti, si legge nella motivazione, l’ha fatto grazie ai suoi “contributi pionieristici al magnetismo ultraveloce e alla dinamica dello spin guidata da impulsi terahertz”, al suo aver “fatto progredire la comprensione fondamentale delle interazioni luce-materia nei materiali magnetici e correlati”, al suo ruolo di “leadership nelle collaborazioni internazionali” e di “mentore per la nuova generazione di fisici e fisiche”.
Bonetti entra così in un gruppo che raccoglie alcune delle menti più brillanti della fisica contemporanea, da chi studia i buchi neri a chi cerca di domare i materiali quantistici.
Il magnetismo ultraveloce spiegato senza formule
Il campo di ricerca di Bonetti si chiama magnetismo ultraveloce, un settore che studia come i materiali magnetici reagiscono quando vengono stimolati da impulsi elettrici o luminosi della durata di un milionesimo di miliardesimo di secondo.
Un tempo così breve che la nostra mente fatica persino a immaginarlo. Capire come e perché avvengono queste trasformazioni non è solo una curiosità scientifica. È la chiave per sviluppare tecnologie di nuova generazione, come memorie per computer più veloci, dispositivi più efficienti e processori che consumano meno energia.
In altre parole, la fisica di Bonetti guarda dritta verso il futuro digitale aprendo la strada a memorie che consumano meno energia e dispositivi capaci di lavorare ai limiti della velocità della luce.
Scienza globale, radici veneziane
Dietro la scoperta, c’è un fisico che vive sospeso tra il laboratorio e la laguna.
Bonetti collabora con i più grandi centri di ricerca europei e allo stesso tempo è un punto di riferimento per i giovani scienziati italiani.
Da cinque anni coordina i corsi di laurea triennale e magistrale in Ingegneria Fisica a Ca’ Foscari: un percorso nato quasi in sordina e diventato oggi una calamita per studenti e studentesse che vogliono lavorare sulla frontiera tra scienza pura e innovazione tecnologica.
Quando la fisica diventa ispirazione
Il riconoscimento dell’APS non è solo un traguardo personale, ma anche un piccolo riscatto per la scienza italiana.
Dimostra che si può fare ricerca d’eccellenza anche in un ateneo affacciato sulla laguna.
Bonetti porta così Venezia – e con essa la ricerca italiana – dentro la mappa mondiale della fisica contemporanea.
E forse non è un caso che accada proprio in una città sospesa tra acqua e luce: gli stessi elementi che, nel laboratorio di Bonetti, diventano strumenti per capire come funziona il mondo quando si muove alla massima velocità.