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Contro il tumore, l'aspirina

Contro il tumore, l'aspirina

La scoperta di uno studio internazionale conferma i precedenti risultati sull’efficacia contro i tumori del comune farmaco

Se, come cantava Mary Poppins, “basta un poco di zucchero e la pillola va giù”, se la pillola è di aspirina si potrebbe ora aggiungere che ne basta davvero poca… e il tumore non torna più.
Assai poco scientificamente, ma in maniera efficace, si può infatti sintetizzare così l’importante scoperta effettuata da un team internazionale di ricercatori, coordinata dal Karolinska Institutet di Stoccolma e i cui risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista “The New England Journal of Medicine”.
Perché lo studio ha dimostrato che è sufficiente l’assunzione quotidiana di acido acetilsalicilico (il principio attivo del diffusissimo farmaco antinfiammatorio non steroideo da banco a basso costo) per ridurre fino al 55% il rischio di recidiva di un tumore particolarmente aggressivo nei pazienti colpiti da cancro al colon-retto con alterazioni comuni a livello dei geni che regolano la crescita e la divisione delle cellule e che, quando mutati, portano a una proliferazione cellulare incontrollata e allo sviluppo del cancro.

L’aspirina contro i tumori

La novità, che conferma le precedenti indicazioni sulla riduzione della diffusione di alcuni tumori a tendenza metastatica legata a una costante assunzione di piccole dosi di aspirina, aggiunge solide conferme a quanto già scoperto in merito alla strategia terapeutica che, nell’ottica del trattamento dei tumori, punta sull’utilizzo mirato di questo farmaco. A marzo, per esempio, scoprendo il meccanismo che viene attivato nell’organismo, uno studio condotto sui topi all’Università di Cambridge aveva concluso che l’acido acetilsalicilico, aiutando le cellule immunitarie che eliminano le metastasi a restare attive, può impedire la diffusione del melanoma, ma probabilmente anche la trasmissione ad altri organi o tessuti di altri tumori a rischio metastatico come quelli al colon, al seno e alla prostata. A differenza dei precedenti studi, solamente osservazionali, lo studio clinico effettuato in Svezia, chiamato Alascca, non si è però limitato alla verifica di una semplice associazione e alla riduzione dell’incidenza tra le persone ad alto rischio, ma ha indagato per la prima volta a fondo anche sui rapporti causa-effetto, utilizzando i più rigidi criteri della ricerca scientifica, ovvero una strategia randomizzata in doppio cieco unita al controllo con placebo.

La recidiva del cancro al colon-retto e l’assunzione di aspirina

Il campione preso in considerazione nei test è stato formato da oltre 3.500 pazienti provenienti da 33 ospedali in Svezia, Norvegia, Danimarca e Finlandia con cancro del colon e del retto. Nel tumore di circa il 40% di loro è stata riscontrata la specifica mutazione genetica all’interno della cosiddetta “via di segnalazione Pik 3”. Per 3 anni dopo l’intervento chirurgico di rimozione del tumore, a un gruppo di questi pazienti è quindi stata somministrata una dose di 160 mg di aspirina al giorno, mentre un secondo gruppo ha ricevuto un placebo.

aspirina
Ed è emersa solo nel primo gruppo la riduzione del 55% del rischio che il cancro si ripresentasse dopo l’operazione.
La spiegazione data dagli scienziati a questo effetto è legata a una serie di meccanismi paralleli attraverso cui agisce l’aspirina: la riduzione dell’infiammazione e l’inibizione della funzione piastrinica e della crescita del tumore. Una combinazione che, affermano gli studiosi, renderebbe l’organismo un ambiente meno favorevole al cancro. “Anche se non comprendiamo ancora appieno tutti i legami molecolari – commenta la prima autrice, Anna Martling – i risultati supportano fortemente la logica biologica e suggeriscono che il trattamento può essere particolarmente efficace in sottogruppi geneticamente definiti di pazienti”.

Verso un nuovo paradigma per la cura del tumore al colon-retto

Tra i vantaggi che potrebbero derivare dalla scoperta, il fatto che l’aspirina “è un farmaco prontamente disponibile a livello globale ed estremamente economico rispetto a molti farmaci moderni per il cancro”, sottolinea la stessa Martling. “L’aspirina – prosegue – viene testata qui in un contesto completamente nuovo come trattamento di medicina di precisione. Questo è un chiaro esempio di come possiamo utilizzare le informazioni genetiche per personalizzare il trattamento e allo stesso tempo risparmiare sia le risorse che la sofferenza”. I risultati ottenuti, ritengono i ricercatori, potrebbero dunque influenzare le linee guida di trattamento per il cancro del colon e del retto in tutto il mondo. Questa malattia, del resto, rappresenta un problema sanitario globale, con quasi 2 milioni di nuove diagnosi ogni anno, terza neoplasia per diffusione secondo i dati Iarc.
In una quota tra il 20% e il 40% dei malati, inoltre, si sviluppano metastasi, che complicano il trattamento e rendono il cancro al colon-retto il secondo più mortale, con circa 900 mila vittime annue.
In Italia e nell’Ue, i tumori che causano il maggior numero di morti sono quello al polmone tra gli uomini e alla mammella tra le donne. E se uno studio dell’Università di Milano di un paio di anni fa aveva stimato una diminuzione dei tassi di mortalità per cancro per tutte le fasce d’età tra il 2018 e il 2024, la preoccupazione espressa in quell’occasione riguardava proprio l’aumento tra i giovani di incidenza e mortalità proprio per il tumore al colon-retto.

Alberto Minazzi

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Tag:  ricerca, tumori