Dai noccioli di dattero ai bioreattori, la bevanda che promette il gusto del caffé senza il caffé
Il sapore è quello del caffè, ma è privo di caffeina. E non stiamo bevendo un decaffeinato come verrebbe spontaneo pensare. Si tratta di un prodotto sintetico che potrebbe aiutare a risolvere una serie di problemi legati alla sua produzione, in primis quella ambientale.
Se si pensa che un albero medio di Arabica arriva a produrre solo da uno o due chili di caffè all’anno, si arriva alla deduzione che la continua domanda ha portato a una significativa deforestazione, oltre alle emissioni di carbonio dovute alla produzione e alle lunghe catene di approvvigionamento. Non solo.
Le stime sono che circa la metà della Terra destinata alla coltivazione del caffè diventerà inadatta a tale scopo entro il 2050.
Ecco che in questa poco rassicurante situazione, la biotecnologia si pone come possibile alternativa.
Il caffè dai noccioli dei datteri, un’usanza berbera
Come spiega la Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, il caffè di nocciolo di datteri è una bevanda tradizionale prodotta dai berberi delle oasi del Medio Oriente che ricorda il caffè per il sapore ma che è priva di caffeina. Per prepararla puliscono bene i datteri in modo da rimuovere tutti i piccoli filamenti bianchi che talvolta restano tra il frutto e il nocciolo. Dopo averli lasciati essiccare al sole, i noccioli vengono tostati. Quando fanno un rumore simile a quello dei chicchi di mais mentre si prepara il pop corn, significa che sono pronti per essere macinati fino a ottenere una polvere che può essere aggiunta all’acqua bollente. Ecco il nostro caffè sintetico. Per i berberi questa polvere bevuta nell’acqua o mescolata all’asskif, un brodo d’orzo, possiede virtù digestive.
Il caffe del futuro da scarti agricoli riciclati?
Nel mondo si bevono ogni giorno due miliardi di tazze di caffè, un numero impressionante.
E mentre da un lato facciamo i conti con i suoi continui rincari, potrebbe essere presto una realtà il caffè senza caffè prodotto dai noccioli dei datteri, come proposto dagli analisti nelle pagine del Wall Street Journal. E se non fossero noccioli di datteri potrebbero essere ceci o altri scarti agricoli riciclati. D’altra parte la Nasa, grazie all’utilizzo di bioreattori, contenitori in acciaio utilizzati per produrre prodotti farmaceutici, cosmetici e additivi alimentari, ha già proposto di coltivare cibo per le stazioni spaziali e le basi lunari. Proprio a riguardo del caffè nel 2021 è stato dimostrato dal Centro di ricerca tecnica VTT finlandese che all’interno di un bioreattore è possibile coltivare cellule delle piante che lo producono.