Sabato 20 settembre, a Venezia, la premiazione del vincitore della 17^ edizione. Il presidente della giuria: “Almeno la metà dei finalisti ha buone probabilità di vedere il proprio gioco sugli scaffali di tutto il mondo”
Può sembrare un paradosso, ma nell’epoca del digitale e dell’online sono tornati con forza alla ribalta dei vecchi protagonisti che sembravano destinati all’oblio. E se, negli anni della musica smaterializzata, si sta riscoprendo il gusto dell’ascolto su vinile, nel mondo dei giochi, a fianco dei classici evergreen, si assiste letteralmente a un vero e proprio boom di nuove idee per prodotti “da tavolo”. Italia compresa.
Lo confermano i numeri del Premio Archimede, lanciato ufficialmente da Studiogiochi nel 1994, dopo 2 anni di “rodaggio” con l’angolo riservato agli inventori all’interno del Festival italiano dei giochi di Gradara, e ora giunto alla 17^ edizione.
Al concorso del 2025 è stato infatti riscritto il record di prototipi iscritti: ben 246, inviati da 16 Nazioni di 4 continenti, con i 30 finalisti che si giocheranno il successo nella cerimonia di premiazione organizzata per il pomeriggio di sabato 20 settembre all’Università Iuav di Venezia.
Il rinascimento dei giochi da tavolo
“Fino a una decina-quindicina di anni fa – ammette Dario De Toffoli, presidente della giuria finale del Premio – i giochi da tavolo erano dati per spacciati. In realtà, a livello mondiale. stiamo vivendo un vero e proprio loro rinascimento, con un’offerta che ha dell’incredibile. E che, onestamente, è anche difficile da spiegare”.
Una spiegazione, per quanto apparentemente illogica, De Toffoli, uno dei principali specialisti di giochi in Italia e nel mondo, però la trova. “Potenzialmente, è stato proprio il gioco online a favorire i giochi da tavolo. Affermo questo perché in rete si possono provare migliaia di giochi e ciò ne ha favorito la diffusione della conoscenza. Partendo da internet, il passaggio successivo è stata la volontà dei giocatori di trovarsi anche fisicamente a giocare insieme: sono così sorti circoli, club, associazioni che prima non c’erano. E da qui è derivato anche un riconoscimento del valore culturale del gioco che in precedenza mancava”. Con un piccolo rovescio della medaglia: “Oggi, con la crescita delle case editrici legata allo sviluppo dei mezzi di produzione, è più facile pubblicare un gioco con piccole tirature. Ma ciò comporta un’inflazione di titoli, non necessariamente di alta qualità, e non sempre è facile emergere o fare grandi numeri”.
Il boom degli autori italiani di giochi
A conferma dell’internazionalità del fenomeno, gli organizzatori del Premio Archimede hanno ricevuto prototipi davvero da tutto il mondo, con giurati arrivati fin dalla Corea. E l’Italia non fa ovviamente eccezione. “Anche nel nostro Paese – illustra De Toffoli – si registra una crescita del movimento autoriale. In questo, va riconosciuto al nostro premio il merito di aver fatto emergere almeno una ventina di nomi che sono diventati professionisti o semiprofessionisti del settore. Un esempio? Simone Luciani, che ha vinto l’Archimede con un gioco premiato a livello internazionale e oggi giurato in rappresentanza di un’importante azienda del settore”. Quelli passati per Venezia non sono comunque gli unici, visto che ormai sono circa una cinquantina gli autori di giochi italiani di un certo livello. E non è un caso.
“Dietro – spiega l’esperto – c’è una vera e propria cultura del gioco, che si traduce in continui confronti e scambi tra chi crea i giochi, con convention e incontri con l’autore praticamente tutte le settimane. E il “cuore” in cui sviluppare queste idee è la specifica associazione sorta in Italia, autonoma pur facendo capo a quella tedesca, che è il punto di riferimento del settore”.
L’evoluzione del Premio Archimede
Lo scopo iniziale del Premio Archimede, ricorda Dario De Toffoli, era stato quello di offrire agli autori italiani, “creativi ma con una conoscenza ancora limitata del gioco internazionale”, l’opportunità di incontrare gente esperta del settore e fare esperienza. “Adesso – fa notare – il livello è però tutt’altro e la qualità dei giochi è decisamente migliorata. Al punto che non penso di sbagliare affermando che chi ha vinto le prime edizioni oggi difficilmente arriverebbe anche solo in finale”.
Anche l’organizzazione, di conseguenza, si è adeguata. “Una delle novità delle ultime edizioni, e in particolare di quella 2025 – fa notare De Toffoli – è che la giuria preliminare è stata chiamata a svolgere un lavoro più esteso, anche in considerazione del fatto che molte aziende, che cercano giochi da pubblicare, vogliono venire qui a far parte della giuria finale, nella quale ne abbiamo accolte 26”. Ne è derivato che “per fare in modo che la maggior parte dei giochi siano più pronti, messi a punto e lavorabili, quando i giurati hanno visto potenzialità in un gioco si sono messi da subito a lavorare con l’autore per aggiustare i nodi che non funzionano, arrivando, con grande soddisfazione per le aziende, a un prototipo più evoluto e con più probabilità di essere pubblicato”. Una “situazione win-win” che spinge il direttore della giuria finale ad affermare che “chi arriva in finale, almeno nella metà dei casi ha buone probabilità di veder finire il suo gioco pubblicato sugli scaffali in giro per il mondo”.
Il mondo dei giochi: “C’è spazio per tutti”
Un altro aspetto importante, nel rinascimento dei giochi da tavolo, è l’amplissimo spazio in cui possono svilupparsi le idee dei creatori. “Direi – riprende De Toffoli – che ci sono davvero nicchie per tutti. In generale, osservo che i cosiddetti “gamers” amano quelli che definiamo “cinghialoni”, ovvero giochi molto complessi, che durano ore.
Al Premio, non accettiamo quelli che superano le 2 ore, anche perché le giurie svolgono seriamente il loro lavoro, che già di per sé è immenso, provando le singole proposte più volte. Comunque, sul mercato c’è spazio anche per giochi molto complessi, anche se, spesso, questa complessità risulta artificiale e costruita aggiungendo aspetti diversi per andare incontro a ciò che piace alla gente, tra cui ci sono molti che amano la complessità”. “A me – prosegue l’esperto – questo non piace, perché ritengo che tutto debba essere funzionale e connesso all’impianto generale. E, sinceramente, quando mi trovo davanti a esempi di questo tipo, da giurato abbasso il voto”. Al di là delle considerazioni generali, in ogni caso, Dario De Toffoli ritiene che ci sia veramente spazio per ogni tipo di gioco: dai party game ai giochi astratti per due persone, dai giochi di ruolo a quelli con carte collezionabili. “Anche gli amanti dei cinghialoni – completa l’analisi – non disdegnano i cosiddetti “filler”, ovvero giochi semplici, che durano pochi minuti. Piuttosto, devo notare con un po’ di rammarico che non necessariamente i gamers conoscono i giochi più classici”.
Il Premio Archimede 2025
Il Premio Archimede, riconosciuto dall’Unione italiana Sport per tutti (Uisp) per il suo valore socio-culturale e di aggregazione e inclusione, è dedicato al grande autore di giochi Alex Randolph, che ne è stato presidente per le prime 7 edizioni. Può parteciparvi chiunque, da solo o in gruppo, senza limiti di residenza o età, e ha finora consentito a più di 60 autori di coronare il sogno di vedere pubblicato il proprio gioco. Nell’edizione 2025, grazie al supporto degli editori sarà corrisposto ai vincitori un anticipo complessivo di 3.500 euro sulle future royalties maturate dalla pubblicazione dei loro giochi. Ma, insieme al premio principale, saranno assegnati anche altri riconoscimenti come la Menzione Speciale Sebastiano Izzo, il Trofeo Cartamundi per il miglior gioco di carte, il Trofeo QP per il design fisico più innovativo, il Trofeo Scienza in Gioco per il miglior gioco a tema scientifico di carattere didattico e divulgativo, il Trofeo SAZ Italia per l’autore italiano che meglio avrà saputo distinguersi per le sue proposte e il Trofeo Interfaccia Visuale per il gioco con i migliori aspetti visivi delle sue componenti. Nell’ultima edizione, svolta nel 2023, l’ha spuntata Rex Cracoviae del collettivo Cielo d’Oro di Saronno. “Uno dei pregi di questo premio – conclude De Toffoli – è che tutto è assolutamente trasparente, visto che la votazione avviene in diretta davanti al pubblico, attraverso l’assegnazione di punti da 3 a 12 ai 10 giochi ritenuti i migliori da ciascun giurato. Io ho quasi completato il test dei 30 giochi finalisti e ho già i miei preferiti. Ma, ovviamente, li renderò noti solo in occasione della cerimonia finale”.
Alberto Minazzi