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Referendum del 12 giugno: 51 milioni di italiani alle urne. Schede e quesiti

Referendum del 12 giugno: 51 milioni di italiani alle urne. Schede e quesiti

I seggi saranno aperti tutto il giorno dalle 7 alle 23.
Per la validità del referendum serve che a votare si rechi la maggioranza degli aventi diritto

Sì o No?
Sono almeno 51 milioni gli italiani che in questi giorni si chiedono come votare il 12 giugno rispetto ai 5 quesiti referendari.
Riguardano una materia complessa, quella della Giustizia e il referendum, per risultare valido, richiede che alle urne si rechi la maggioranza degli aventi diritto al voto, così come dovrà essere raggiunta la maggioranza dei voti validi.
I seggi saranno aperti, in molti comuni d’Italia anche per le elezioni amministrative, dalle 7 di domenica 12 alle 23, con inizio dello scrutinio il giorno successivo a partire dalle 13.
Il referendum è abrogativo.
Chi sceglierà di votare si esprimerà dunque a favore della cancellazione, in alcuni casi parziale, in altri totale, di alcune norme.
Chi voterà No intenderà mantenerle.

 

I quesiti referendari: la legge Severino

Il primo quesito è legato a una scheda rossa e riguarda l’abolizione della Legge Severino, che attualmente impedisce a chi ha subito condanne in via definitiva per corruzione o altri gravi reati di potersi candidare alle elezioni politiche o amministrative.
La stessa legge implica la sospensione di amministratori condannati anche se non in via definitiva.
Con l’abrogazione, quindi, fino all’ultimo grado di giustizia il sindaco o l’amministratore, anche se condannato in primo e secondo grado, resterebbe in carica, fermo restando che non intervenga la magistratura applicando la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
Poiché la norma è unica, tuttavia, abrogherebbe anche l’incandidabilità di persone con una fedina penale non proprio intonsa.

Il carcere preventivo

Il secondo quesito referendario è abbinato alla scheda arancione e riguarda l’abolizione (Sì) o meno (No) delle misure cautelari.
In sostanza, il pubblico ministero, nel caso in cui la misura fosse abrogata, non potrà più decidere di detenere in carcere un indagato prima che il giudice abbia deciso se è colpevole o innocente. Attualmente, secondo quanto previsto dall’art. 274 del codice penale, lo può fare se sussistono tre condizioni: il pericolo di fuga, il rischio di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato.
Resterebbe comunque la misura cautelare per i reati più gravi.

riforma giustizia
Milano palazzo Tribunale di Giustizia

La separazione delle carriere

Il terzo quesito è abbinato alla scheda gialla e riguarda l’abrogazione della possibilità, per i magistrati, di passare dalla funzione di pubblico ministero (funzione requirente) a quella di giudice (funzione giudicante).
In questo caso, con il si esprime la volontà che le due funzioni siano separate.
Con il No si intende mantenere la situazione attuale, che consente il passaggio dall’una all’altra funzione per un massimo di 4 volte nel corso della carriera di un magistrato.

La valutazione del lavoro dei magistrati

Il quarto quesito è abbinato alla scheda di colore grigio e riguarda l’abrogazione della norma che oggi riconosce solo ai magistrati la facoltà di valutare il lavoro dei magistrati. Con la cancellazione di questa norma si introdurrebbe una valutazione più ampia, che includerebbe anche giuristi e avvocati tra coloro che possono avere voce in capitolo.

L’elezione dei magistrati del Csm

Il quinto quesito è abbinato alla scheda verde e riguarda le modalità di accesso dei magistrati al Consiglio Superiore della Magistratura.
Si tratta di un organo di autogoverno con grande potere per far parte del quale, attualmente, la candidatura dei magistrati deve essere supportata da almeno 25 firme dei colleghi.
In questo modo, però, si formerebbero delle “correnti politiche” che, chi voterà Sì intenderà evitare (non servirà quindi il sostegno di almeno 25 altri magistrati per candidarsi). Per i No, invece, le cose potranno restare come stanno.

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Tag:  elezioni