Lo raccomanda una circolare del Ministero della Salute. Obiettivo minimo: somministrazioni al 75% degli over 65
“L’influenza è tra le poche malattie infettive che, di fatto, ogni individuo sperimenta più volte nel corso della propria esistenza indipendentemente dallo stile di vita, dall’età e dal luogo in cui vive”. La considerazione espressa dal Ministero della Salute nell’appena pubblicata circolare contenente le raccomandazioni per la stagione influenzale 2025-26 non significa però che questa comunissima malattia respiratoria acuta virale possa essere presa sottogamba. Anche perché, con il superamento di 16 milioni di contagiati (il picco epidemico delle sindromi simil-influenzali si è toccato nella quarta settimana del 2025 con 17,6 casi ogni 1.000 assistiti), si arriva da una stagione-record: i dati più alti dall’avvio del sistema di sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità. Ed è per questo che si punta sulla vaccinazione come “forma più efficace di prevenzione dell’influenza e delle sue complicanze”.
La vaccinazione antifluenzale 2025/26
Il Ministero, dunque, ha espressamente raccomandato “di condurre le campagne di vaccinazione antinfluenzale regionali a partire dall’inizio di ottobre (40^ settimana dell’anno)”. E ha sottolineato come, “per ridurre significativamente la morbosità per influenza e le sue complicanze, nonché la mortalità”, gli obiettivi di copertura, negli over 65, sono stati fissati “al 75% come obiettivo minimo perseguibile e al 95% come obiettivo ottimale”. Un target decisamente ambizioso se si considera che il dato di riferimento, fermo alla stagione 2023/24 per la mancata adesione di tutte le regioni al monitoraggio dell’ultima campagna vaccinale, parte da una copertura del 18,9% nella popolazione generale e del 53,3% tra chi aveva più di 65 anni. La vaccinazione viene offerta gratuitamente “alle persone che, per le loro condizioni personali, corrono un maggior rischio di complicanze nel caso contraggano l’influenza”. Nell’elenco, non esaustivo, rientrano tra gli altri gli anziani sopra i 60 anni, le donne in gravidanza, i malati cronici, i bambini da 6 mesi a 6 anni, i ricoverati in strutture per lungodegenti, i donatori di sangue, le persone addette a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori (tra cui medici e personale sanitario, forze di polizia e vigili del fuoco), il personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte da infezione da virus influenzali non umani.
Il nuovo vaccino
A febbraio 2025, l’Oms aveva raccomandato la nuova composizione vaccinale per la stagione 2025/26, elencando i ceppi virali da inserire nell’aggiornamento della formulazione trivalente. E il Ministero ha ora comunicato ufficialmente che il vaccino aggiornato conterrà nuove varianti antigeniche di tipo “A”, sottotipo “H3N2”. Sarà comunque sufficiente una sola dose per persone di tutte le età, tranne che per i bambini sotto i 9 anni mai vaccinati in precedenza, per i quali se ne raccomandano 2 a distanza di almeno 4 settimane. Per chi ha da 65 anni in su, invece, si raccomanda l’utilizzo di vaccini potenziati. La risposta immunitaria impiega circa 2 settimane per svilupparsi pienamente e la somministrazione è utile anche in ritardo o dopo uno o più episodi similinfluenzali. I vaccini saranno disponibili in tutte le aree sanitarie, tra cui ospedali, farmacie, ambulatori, residenze assistite. E, chiarisce sempre la circolare, “dopo aver vaccinato le categorie di popolazioni eleggibili, è possibile offrirlo gratuitamente a chiunque lo richieda”.
Non sottovalutiamo l’influenza!
In tutto il mondo, si stima che le epidemie annuali di influenza, che in Italia si verificano principalmente durante l’inverno, causino da 3 a 5 milioni di casi di malattia grave e da 290 mila a 650 mila decessi per cause respiratorie. Tra le più gravi complicanze, che possono colpire tutta la popolazione, non c’è però solo la polmonite, ma anche miocardite ed encefalite. Il tasso di mortalità stimato legato all’influenza è così di 13,8 decessi ogni 100 mila persone ogni anno. In Europa, ogni anno, si infetta dal 10% al 30% della popolazione, con centinaia di migliaia di ricoveri. Il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) calcola che i casi sintomatici di influenza annui nel continente varino tra 4 e 50 milioni, con un numero di morti per cause associate tra 15 mila e 70 mila, per il 90% in persone con condizioni cliniche croniche di base. E, in Italia, conclude la circolare, l’influenza e la polmonite ad essa associata sono classificate tra le prime 10 principali cause di morte.
Alberto Minazzi