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Tracce d’Egitto scoperte in un retrobottega di Pompei

Tracce d’Egitto scoperte in un retrobottega di Pompei

Tra pentole e anfore di un’antica tavola calda, spunta un vaso dal fascino d’Oriente: la Pompei del gusto rivela un inatteso legame con l’Egitto dei faraoni

Tra le vie silenziose della Regio V di Pompei, gli archeologi hanno riportato alla luce un piccolo tesoro nascosto dietro il bancone di un antico Thermopolium, l’equivalente romano del moderno street food: un luogo di ristoro in uso nell’antica Roma dove si potevano acquistare e consumare bevande calde e a volte anche cibo pronto per il consumo.
Negli ambienti di servizio di questa antica osteria, accanto a tegami, anfore e mortai, è riemerso un oggetto che ha stupito gli studiosi: una situla egiziana, un vaso decorato che porta con sé l’eco lontana del Nilo.
La scoperta apre una finestra inedita sui contatti culturali e religiosi che attraversavano l’Impero Romano, arrivando a intrecciarsi perfino con la vita quotidiana di un retrobottega pompeiano.

La situla egiziana

La situla si trovava proprio al centro della cucina del Thermopolium, scavato parzialmente nel 2020/21.
Il contenitore invetriato, solitamente presente in area vesuviana come elemento pregiato di decorazione di giardini e ambienti rappresentativi, qui era stato utilizzato come oggetto da cucina.

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Gli esperti sperano che successive analisi posso anche svelarne il contenuto.
“Vediamo qui in atto una certa creatività nell’arredare spazi sacri e profani, cioè l’altare domestico e la cucina, con oggetti che testimoniano la permeabilità e la mobilità di gusti, stili e verosimilmente anche di idee religiose nell’Impero Romano – spiega il direttore del Parco Archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel -. In questo caso il fenomeno non è a livello elitario, ma in un retrobottega quindi un livello medio-basso della società locale, che tuttavia si rivela essenziale nella promozione di forme culturali e religiose orientali, tra cui i culti egiziani, ma più tardi anche il Cristianesimo”.

Il funzionale ambiente di servizio

Al momento dell’eruzione del Vesuvio, il vano attiguo al Thermopolium aveva la funzione di ambiente di servizio, con gli spazi organizzati in maniera funzionale. C’era una zona destinata allo stoccaggio di anfore a altri contenitori per la conservazione dei liquidi, un piccolo bagno a lato di un ingresso che si apriva sul vicolo cosiddetto dei Balconi, mentre l’area rimanente era occupata da oggetti utilizzati per la lavorazione, la cottura e la conservazione dei cibi.

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Passando al piano superiore, era suddiviso in due piccole stanze una delle quali affrescata e decorata in IV stile, con architetture prospettiche illusionistiche e un pavimento colorato di giallo. Mobili, forse in parte rivestiti da lastre marmoree policrome e oggetti personali conservati in cassette lignee riccamente adornate arredavano la stanza.
Il progetto di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza degli ambienti comprende anche il restauro degli apparati murari e decorativi emersi nei precedenti interventi per preservarne la bellezza e l’integrità.
A protezione degli spazi dagli agenti atmosferici sono state realizzate coperture amovibili, mentre un impianto di illuminazione consentirà una migliore fruizione da parte dei visitatori, mettendo in risalto i singoli dettagli.

Un commento su “Tracce d’Egitto scoperte in un retrobottega di Pompei

  1. Sabrina Balbinetti

    THERMOPOLIUM, LA TAVOLA CALLA DE POMPEI

    Era d’Agosto, ner settantanove,
    er giorno ventiquattro, esattamente!
    Passeggiavamio ner Tempio de Giove
    io e Domitia, fija de Clemente!

    Faceva callo e, da un par de giorni,
    la tera borbottava alegramente ,
    ma no’ pe’ questo, ne le case , i forni ….
    ereno vòti…..senza coce gnente!

    La gente, ormai, s’era abbituata
    ar teremoto, ormai, troppo frequente
    così che se godeva la serata
    magnanno e spasseggianno eguarmente!

    La sora Apollonia, sur bancone,
    amargamati bene ne li cocci,
    cià pesce,capretto e lumaconi
    una paeja messa nei cartocci.

    Nun manca er vino, misto co’ le fave
    che serveno a schiarì….dà limpidezza
    pe’ rennelo ar palato più soave
    e fallo scenne giù co’ più alegrezza!

    Poi…come un rombo, un boato…..un tono
    un granne fungo sorte dar Vesuvio,
    inzino Zeus casca giù dar trono
    e cascheno lapilli “GIOVE PLUVIO”!

    Co’ poco, case, strade, agorà,
    inzieme co’ animali e Pompeiani
    so’ già glassati pe’ l’eternità…
    bloccati ne li gesti quotidiani!

    Ner millesettecentoquarantotto
    fu proprio Carlo terzo in perzona
    a smove i serci, in quer sito cotto,
    facenno da visore a chi ispezziona!!

    Venimo ai giorni nostri. Pare strano,
    trovà pietrificato un omo a letto,
    un ladro ameno, cor coperchio in mano,
    e un bancone senza parapetto!

    Però, se me chiarite l’intuizzione….
    quer tizzio cor coperchio a la finestra,
    era in procinto, intento ne l’azzione
    de sta a rubbà in silenzio la minestra?

    M’ha fatto aripenzà a Capannelle,
    quanno ner firm “LI SOLITI IGNOTI”
    metteva pasta e ceci a le scudelle….
    “COMMARE” piena e fornelli vòti!!!

    SABRINA BALBINETTI 27 DICEMBRE 2020


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