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Terremoto Napoli: il processo bradisismico non si ferma

Terremoto Napoli: il processo bradisismico non si ferma

Il punto dopo una giornata in cui lo sciame ha nuovamente toccato magnitudo 4.4, tra timore di una scossa da 5 gradi e piani di evacuazione pronti a essere applicati

Non è stata la scossa più forte del 2025, tra i 3.295 terremoti localizzati nell’area tra inizio anno e l’alba del 14 maggio, perché lo scorso 13 marzo si sono toccati i 4.6 gradi. L’evento sismico di magnitudo 4.4 con epicentro a 3 km da Pozzuoli, registrato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia alle 12.07 di martedì 13 maggio, ha raggiunto comunque i livelli del 20 maggio 2024. Ed è stato il primo di un nuovo sciame sismico nei Campi Flegrei, con numerose successive scosse, che hanno toccato anche i 3.5 gradi (alle 12.22), i 3.3 (alle 14.58) e i 2.7 (alle 15.01).
Non è dunque molto lontana (per quanto, trattandosi di una scala logaritmica, l’intensità dovrebbe crescere di ben 8 volte rispetto all’ultimo evento) quella soglia della magnitudo 5 in grado di provocare conseguenze ben più serie tra la popolazione. Che, nel frattempo, aggiunge alla preoccupazione per la terra che continua a tremare anche la paura che si renda necessaria un’evacuazione, riguardo alla quale sono in ogni caso pronti tutti i piani.

terremoto a napoli

Il nuovo sciame sismico ai Campi Flegrei

Dopo le scosse di ieri, l’Ingv ha comunicato ufficialmente lo sciame e convocato una conferenza stampa in cui il direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Mauro Di Vito, ha fatto il punto della situazione. Nell’occasione è stato in particolare sottolineato che il processo bradisismico in atto da tempo nella zona sta continuando, con anzi un aumento della velocità di deformazione del suolo (che però rimane sostanzialmente invariata nella forma). Inoltre, sono emersi incrementi dei valori di temperatura e pressione dei gas vulcanici presenti nel sistema della caldera, riguardo ai quali sono in corso le campagne di raccolta dei campioni su cui effettuare le analisi utili a spiegare le origini delle variazioni. Relativamente all’ultimo sciame, che si è presentato dopo un periodo in cui i terremoti sono stati relativamente ridotti dal punto di vista numerico, Di Vito ha sottolineato come la profondità del sisma sia invece rimasta invariata e le accelerazioni del suolo non abbiano superato il 20%. A testimonianza dell’instabilità della parte superficiale del territorio, però, ci sono le frane di crollo, instabili, verificatesi nelle zone dell’Accademia.

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Il timore di un terremoto di magnitudo 5

A determinare la situazione dei Campi Flegrei è il fenomeno del bradisismo, cioè l’innalzamento o l’abbassamento del suolo legato all’attività vulcanica. Dal 2005, il processo è in fase di intensificazione, con un sollevamento di 1,45 metri in 20 anni, ma oltre 27 centimetri nell’ultimo anno e mezzo. L’ultimo periodo paragonabile a quello attuale fu quello vissuto tra il 1970 e il 1984, quando l’area portuale si sollevò di 3,55 metri, in cui si verificarono, in particolare tra il 1982 e il 1984, alcuni terremoti paragonabili all’ultimo del 13 maggio 2025.

Situazioni di questo tipo determinano infatti anche un aumento delle tensioni nel sottosuolo, con l’energia accumulata che viene liberata attraverso terremoti poco profondi. E se, al momento, non ci sono segnali di possibili eruzioni (le più rilevanti avvennero 40 mila e 15 mila anni fa, l’ultima, di portata molto minore, nel 1538), con un’ascesa verso la superficie di gas come anidride carbonica e monossido di carbonio, ma non di magma, secondo alcuni studiosi, ci sono ipoteticamente, per quanto legate a combinazioni ritenute poco probabili, le condizioni perché gli eventi sismici possano arrivare a toccare una magnitudo 5, con una violenza cioè in grado di mettere a rischio anche la vita delle persone.

La vulcanologa: “Eventi che si possono ancora ripetere. Ma non è detto arrivino a 5”

“I terremoti in questa zona – analizza la vulcanologa dell’Ingv Lucia Pappalardo – generalmente non sono molto energetici, se paragonati per esempio con gli ordini di grandezza di quelli appenninici. Il riferimento a una magnitudo 5 viene fuori da uno studio sulla lunghezza della faglia, da cui dipende l’intensità dell’evento. Ma vanno chiarite un paio cose, al riguardo. La prima è che le strutture dei Campi Flegrei non sono di dimensioni tali da farci prevedere la possibilità di terremoti superiori a 5. Poi, va detto che il fatto che un terremoto di questa portata possa provocare vittime dipende da come sono costruiti gli edifici e dunque dalla loro capacità di resistere alle sollecitazioni: se sono costruiti a norma, possono insomma sopportare la scossa. E so che in zona si stanno facendo diversi controlli in tal senso. Infine, e soprattutto, va ricordato che il fatto che un terremoto di magnitudo 5 si possa verificare non significa in alcun modo che debba per forza verificarsi”. Altre scosse che potranno arrivare di nuovo a 4.4 o 4.6 sono invece molto più probabili. “Ci aspettavamo – conclude la ricercatrice – questa sismicità, che non è diversa da quella dei mesi scorsi o degli ultimi anni, perché, secondo le ultime rilevazioni, è legata a un accumulo di gas magmatici intrappolati a circa 3-4 km di profondità, creando una situazione che genera una pressione che deforma le rocce. Dunque, essendo la causa della sismicità ancora in atto, è assolutamente possibile la ripetizione di eventi di questa portata”.

Pronti all’eventuale evacuazione

Lo stato di allerta per ora resta a livello “giallo”. Ma, per quanto possibile, si stanno in queste ore lanciando diversi appelli per provare a minimizzare preventivamente il rischio. È stato direttamente il capo della Protezione Civile, Fabio Ciciliano, a invitare i cittadini ad aprire le proprie case, anche quelle abusive, per permettere i controlli sulle condizioni di staticità delle stesse. C’è invece anche chi, come il geologo Mario Tozzi, richiede fin da ora lo sgombero e l’allontanamento di chi risiede in edifici non adeguati. Per quanto siano stati organizzati i relativi piani sia in caso di emergenza bradisismo che in quello ancor più serio legato a un’eruzione vulcanica (che interessa un’area più vasta, divisa in 2 zone: “gialla” e “rossa”. Ed è già stato definito, a seconda della residenza, anche il piano di distribuzione degli sfollati tra le varie regioni italiane), l’evacuazione totale delle persone richiederebbe infatti almeno 72 ore circa.

bradisismo

Napoli e Pozzuoli

La zona di intervento individuata in base al rischio bradisismico comprende complessivamente 84.961 residenti in 15.516 edifici. Al suo interno, c’è poi una zona di intervento ristretta, potenzialmente esposta agli effetti più rilevanti, in cui ricadono alcune parti dei comuni di Pozzuoli e Napoli, dove vivono 33.653 persone in 6.929 edifici residenziali. In particolare, il piano per il bradisismo prevede 3 scenari, legati ai danni prodotti su edifici e infrastrutture, facendo scattare la necessità di evacuazione quando si raggiunge il terzo e più grave, e 2 fasi: preallarme e allarme, con l’eventuale evacuazione che può avvenire in forma assistita o autonoma.

Alberto Minazzi

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