Arte e Cultura +

Teatro Stabile del Veneto: i numeri premiano un'unione nel nome della cultura

Teatro Stabile del Veneto: i numeri premiano un'unione nel nome della cultura

Chiusa con ottimi risultati la fase di prelazione per gli abbonamenti della nuova stagione: continua la crescita dell’ente che ha messo insieme le strutture di riferimento teatrale a Venezia, Padova e Treviso

L’unione fa la forza. Così come la cultura può aiutare a costruire legami forti, pur mantenendo le peculiarità di realtà diverse che gravitano attorno allo stesso territorio. Su questi due principi, uno classico e uno decisamente più innovativo e intrigante, si basa la sfida del Teatro Stabile del Veneto.
Che ha provato una vera e propria quadratura del cerchio all’interno di un contesto dalle enormi potenzialità come quello formato da Venezia, Padova e Treviso (con un occhio anche alle realtà immediatamente limitrofe, pensando agli accordi con i Comuni di Vicenza e Verona). E lo ha fatto con successo, riuscendo a vincere la propria scommessa, come testimoniano i numeri sempre crescenti e le tante iniziative che stanno ottenendo ottimi riscontri da un pubblico estremamente eterogeneo.

Teatro Stabile del Veneto: i numeri di un successo

A testimoniare il successo della strategia del Teatro Stabile del Veneto c’è la conferma, arrivata quest’anno e valida per un ulteriore triennio, della qualifica come uno dei 6 Teatri Nazionali d’Italia, ottenuta per la prima volta nel 2022.
A fine giugno, la Commissione consultiva per il teatro del Ministero della Cultura, assegnandogli 28,5 su 35 punti, lo ha quindi posizionato al quarto posto assoluto, dopo Torino, Roma e Napoli, per la qualità artistica dei progetti 2025-27 e per il programma dell’anno in corso. Risultato che si lega al riconoscimento dell’eccellenza in una serie di categorie come il prestigio delle compagnie, la qualità artistica degli spettacoli ospitati, le azioni di ricerca, educazione, fidelizzazione e sviluppo dei pubblici esistenti e potenziali, la continuità e affidabilità gestionale e la partecipazione a reti nazionali e internazionali anche con progetti europei.

teatro
Da sx: l’autore e regista Daniele Finzi Pasca e il presidente del Teatro Stabile del Veneto Giampiero Beltotto durante la presentazione romana

Ma il successo è legato anche a una nuova visione e a una situazione che ha reso possibile imprimere la svolta.
“Quando siamo riusciti a definire il percorso per costruire la fondazione del Teatro Stabile – sottolinea il presidente, Giampiero Beltotto – siamo partiti proprio dal fatto che esiste nei fatti un territorio che unisce Venezia, Padova e Treviso. E lo fa non solo sul piano industriale e commerciale, tant’è che Confindustria Veneto Nord-Est e le Camere di commercio sono nostri soci. Questo avviene anche per quanto riguarda la cultura, sia per la presenza della Biennale come agente culturale sul territorio, sia grazie al fatto che la Fenice, soprattutto negli ultimi anni, si è disancorata sempre più dal centro storico di Venezia, sia grazie alle Università. È tutto questo detonatore che ha reso efficace la proposta, che è stata fatta formalmente dal Teatro, ma già nei fatti da un territorio unito e pronto ad accoglierla”.

Una programmazione strategica

Il superamento di 200 mila spettatori l’anno e l’obiettivo alla portata di raggiungere i 6 mila abbonati indica che la strada è quella giusta.
Il pubblico conserva le sue peculiarità.  “A Treviso -spiega Beltotto – gli spettatori cercano uno spettacolo più leggero, più vicino a ciò che anche morfologicamente appare nella “Marca gioiosa et amorosa”. Il pubblico di Venezia è invece più ideologico, visto che, in centro storico, c’è da sempre più attenzione a quel che avviene sul piano delle idee in tutto il mondo. A Padova, infine, parlerei di un pubblico innamorato dell’idea stessa di teatro”.
E le proposte vanno di pari passo. Ma tenendo ben presente il filo rosso dello Stabile, che, sottolinea il presidente, “è proprio la programmazione triennale, che deve essere accettata dal Ministero nella prospettiva dell’erogazione dei soldi per il Fondo unico per lo spettacolo. È proprio l’elemento economico e finanziario a rendere interessante per i singoli Comuni la prospettiva del Teatro nazionale rispetto a una gestione in proprio, consentendo di definire standard qualitativi elevati. Penso alle nostre produzioni venete come “Il gabbiano” di Cecov nell’allestimento di Filippo Dini, alla “Locandiera” prodotta con il Teatro nazionale di Dublino o il nostro “Alcesti” che inaugurerà la stagione del Teatro classico di Siracusa.: senza mettersi insieme in un Teatro nazionale, nessuno dei singoli teatri sarebbe riuscito a produrre uno solo di questi spettacoli”.

 

Tante attenzioni verso un pubblico che si conosce bene

Ogni proposta deve tener conto di tanti fattori. E le considerazioni demografiche, quando si parla di pubblico, fanno la differenza.  “Tranne i concerti rock, tutti gli spettacoli dal vivo devono farci i conti. E direi che in Veneto lo avvertiamo di più, rispetto per esempio a Milano, dove il numero di persone a cui rivolgersi è più numeroso – dice Beltotto -. La presenza di over 45 si nota in modo vistoso, per quanto abbiamo intrapreso una politica che punta anche sulle Università. La verità è però che si fanno meno bambini ed è anche per questo che, ai dirigenti, ho raccomandato di riservare la massima cura verso i 28-35 enni appena sposati, magari prevedendo delle nursery a teatro”. Attenzione che, però, viene rivolta al tempo stesso nei confronti dei meno giovani. “Sono i nostri spettatori affezionati, che cominciano ad accumulare anni di vita, con le problematiche che ne derivano, dalla necessità di adeguare la climatizzazione all’eliminazione di ostacoli come per esempio piccoli gradini. Queste persone – conclude Beltotto -restano oggi il nostro patrimonio insostituibile, da tenere in considerazione anche nella scelta dei titoli, visto che si tratta di un pubblico che ama il classico: i tanti abbonati sono un importante pacchetto di nicchia, moderato e poco incline al cambiamento, con cui va sempre fatto un confronto”.

Verso una nuova stagione da record

La nuova stagione, presentata a giugno in Consiglio regionale veneto, prevede un cartellone di 80 titoli, tra cui 13 produzioni o co-produzioni dello Stabile. Di questi, 37 sono proposti in abbonamento, equamente divisi tra “Goldoni” di Venezia (12), “Verdi” di Padova (12) e “Del Monaco” di Treviso, per un totale di 350 giornate di spettacoli dal vivo.
Nel 2024, i botteghini dei 3 teatri dello Stabile hanno registrato circa 175 mila presenze, per un totale di incassi che ha superato i 2,1 milioni di euro, con un incremento del +30% rispetto al 2023. E non solo per la crescita del +12% delle alzate di sipario, che sono state più di 550. Un trend che sembra non arrestarsi.
Dopo la chiusura della fase di prelazione dei giorni scorsi, gli abbonamenti sottoscritti sono stati 5.027, per un aumento, mediamente del +21,2%, che ha riguardato tutte e tre le città. I numeri potranno aumentare ancora attraverso la vendita libera dei pochi posti rimasti; ma, intanto, è significativo che il 95% dei titolari abbia confermato il proprio abbonamento.

Le tante iniziative dello Stabile del Veneto

Il pubblico dei teatri dello Stabile del Veneto, inoltre, si presenta molto eterogeneo, anche per le diversità intrinseche alle popolazioni delle città di riferimento. Di questo i vertici hanno tenuto conto nell’elaborare le strategie specifiche per le varie strutture. Per esempio, per il Goldoni, teatro del centro storico di una città come Venezia in cui l’età media dei residenti è elevata, si è pensato a un abbonamento da 6 spettacoli a tariffe convenzionate rivolto a tutti coloro che vivono nella Città metropolitana.

 

Mentre al Verdi di Padova, città universitaria, oltre ad allargare a 6 i turni, con l’inclusione del martedì, agli studenti sono proposti a prezzi simbolici sia biglietti singoli (5 euro) che abbonamenti (30 euro).
Ma non ci si ferma qui. Lo Stabile del Veneto guarda con grande interesse ai giovani e al contemporaneo, sia per le singole opere che attraverso l’introduzione, primo in Italia, della figura di un “direttore artistico junior”, ruolo svolto da Alessandro Businaro. E l’attenzione prioritaria si estende, con iniziative specifiche, anche alla sostenibilità, alla formazione di nuove figure professionali e alla lettura di quanto propone il panorama internazionale.

Il riferimento territoriale

Un contesto assai ampio e variegato che, in ogni caso, il Teatro Stabile del Veneto affronta partendo dalla prospettiva di mettere insieme realtà storicamente consolidate come le tre strutture su cui si articola sul territorio, portando avanti la sfida di innovare attraverso una programmazione sinergica che continui a riconoscere le specificità tipiche di ognuna di esse.
Fondato nel 1992, fin dall’inizio il Tsv ha gestito il Goldoni (costruito nel 1622 come San Luca e ribattezzato con l’attuale denominazione nel 1875), il più antico teatro di Venezia ancora esistente, e il Verdi di Padova, inaugurato nel 1751 come Teatro Nuovo e intitolato al compositore nel 1884.
Ancor più antico, risalente al 1692, è il Teatro Onigo di Treviso, distrutto da un incendio nel 1868 e oggi noto come “Del Monaco”, gestito dallo Stabile a partire dal 2019.

Il Teatro Comunale Mario Del Monaco a Treviso
Il Teatro Comunale Mario Del Monaco a Treviso

Dal 2013, la programmazione ha iniziato a ispirarsi a una strategia d’azione fortemente radicata nel territorio, che rende tangibile la peculiarità dell’assetto geopolitico del Veneto preso in considerazione metropoli diffusa lungo l’asse Padova-Venezia-Treviso. Aspetto, questo, che viene declinato in modo variegato: dalle produzioni goldoniane alla drammaturgia contemporanea, senza disdegnare quella veneta del secolo scorso.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.