Pubblicata sul Federal Register la proposta normativa di approfondire le richieste di dati personali a chi entra nel Paese con un’autorizzazione “Esta”
Vi ricordate la lista degli account che avete utilizzato negli ultimi 5 anni sui vari social media? Tra qualche mese, potrà essere necessario saper rispondere a questa domanda, apparentemente poco rilevante, per chi intende recarsi negli Stati Uniti senza necessità di ottenere un visto tradizionale. È questo, infatti, uno dei numerosi requisiti che saranno richiesti ai viaggiatori se, ottenuta l’approvazione dall’Ufficio di gestione e bilancio Usa e trascorsi i 60 giorni in cui sarà soggetta ai commenti pubblici, sarà confermata senza modifiche la proposta contenente le nuove norme in materia di autorizzazione “Esta”.
L’autorizzazione Esta oggi
Il testo è appena pubblicato dal Dipartimento per la Sicurezza interna sul Federal Register, cioè la “Gazzetta Ufficiale” statunitense. Con queste nuove norme, il Governo guidato da Donald Trump punta dunque a introdurre una ulteriore stretta nei controlli sui flussi d’entrata nel grande Paese nordamericano. L’ambito di applicazione riguarda infatti una particolare autorizzazione, che concede ai turisti che siano in possesso di un passaporto elettronico e rispettino determinati requisiti di sicurezza di visitare gli Stati Uniti per 90 giorni senza la necessità di richiedere un visto tradizionale. Si tratta del cosiddetto “Esta”, acronimo per “Electronic System for Travel Authorization”, che coinvolge 42 Paesi, tra cui Regno Unito, Giappone, Corea del Sud e anche l’Italia. Attualmente, per ottenere questo documento vengono richieste informazioni limitate e il pagamento di una commissione di 40 dollari.
Il controllo dei social network per chi si reca negli Usa
Va premesso che controllo dei social media non è una novità assoluta, per chi si reca negli Usa. Una simile operazione è infatti già prevista per chi richiede un visto “H-1B”, ovvero quello, non destinato a tradursi in un primo passo verso l’immigrazione, riservato ai lavoratori stranieri altamente qualificati per lavorare negli Stati Uniti per un periodo massimo di 6 anni. La novità, che potrebbe entrare in vigore già nel 2026, riguarda dunque l’estensione della misura, rendendola obbligatoria anche per chi viaggia per motivi diversi e per un periodo più limitato. In tal modo, sottolineano alcuni esperti americani, si potranno monitorare i dibattiti online a cui ha partecipato il richiedente, aprendo alla possibilità di negare in modo discrezionale il rilascio dello speciale permesso di viaggio. Un sistema che, fanno notare altri legali, rischia però di incidere in maniera arbitraria sul diritto di espressione e, di conseguenza, sulle libertà civili.

Esta: le nuove richieste
La lista degli account è comunque solo uno dei numerosi dati personali che dovranno essere caricati sulla nuova applicazione creata per il sistema, in sostituzione del vecchio portale, consentendo così anche di combattere la diffusione di migliaia di falsi Esta rilasciati a prezzi elevatissimi su siti pirata. Attraverso la nuova app, per esempio, si potranno effettuare la verifica della validità del passaporto e il riconoscimento facciale del viaggiatore attraverso un selfie ad alta definizione, la cui presentazione rientra tra le nuove richieste, così come i dati biometrici, tra cui impronte digitali, foto dell’iride e dna. Tra i nuovi dati da presentare ci sono anche gli indirizzi e-mail, sia privati che di lavoro, degli ultimi 10 anni e i numeri di telefono, anche questi personali o aziendali, utilizzati negli ultimi 5 anni. Degli stessi recapiti telefonici sarà richiesta la comunicazione, insieme ai rispettivi dati anagrafici e di residenza, anche relativamente a genitori, coniuge, fratelli e figli.
L’impatto sul turismo (nell’anno dei Mondiali di calcio)
La complessità del nuovo sistema spinge l’Amministrazione statunitense a mettere in preventivo alcuni possibili disservizi nell’iniziale fase transitoria verso il passaggio alle nuove regole. Il vero tema da porsi, nella prospettiva dell’economia americana, è quello dell’impatto che norme così rigide potranno avere sul turismo. Tanto più in considerazione del fatto che il 2026 sarà l’anno in cui gli Usa, insieme a Messico e Canada, ospiteranno i Mondiali di calcio, richiamando potenzialmente ingenti flussi di viaggiatori. E il turismo statunitense è già in sofferenza, per il calo dei visitatori seguito all’elezione di Trump. In questo contesto, misure come il recente aumento del prezzo di ingresso ai parchi nazionali per gli stranieri hanno certamente già complicato la situazione. Tant’è che le stime del World Travel & Tourism Council indicano negli Stati Uniti l’unico Paese che nel 2025 registrerà una diminuzione delle spesa dei turisti stranieri, mentre la US Travel Association prevede un calo di arrivi di viaggiatori esteri del -6,3% su base annua.
Alberto Minazzi



