Serenity ha solo un anno: con lei è tornata in mare anche Elena, esemplare di cinque anni. “Un caso eccezionale” spiega il direttore del Museo di Storia Naturale, Luca Mizzan
È lunga appena una spanna, ma ha già una storia da record.
Serenity, la tartaruga marina di un anno salvata e curata al Lido di Venezia, è tornata in mare insieme a Elena, un’esemplare di cinque anni.
Un evento raro, perché di tartarughe così piccole non ne erano mai arrivate nei centri di soccorso veneziani: la sua liberazione agli Alberoni diventa così un caso eccezionale per la ricerca sull’Adriatico.
“Di tartarughe di un anno non avevamo esperienze dirette – spiegano i biologi – si conoscono poco le abitudini dei baby Caretta caretta. La loro vita in mare resta in gran parte un mistero fino a quando non raggiungono dimensioni più grandi”.
La sfida delle baby tartarughe
Quest’anno sono stati sei gli esemplari così piccoli avvistati al Lido di Venezia, quasi un record per l’Adriatico.
Cinque sono stati trasferiti al centro specializzato di Riccione.
Solo Serenity è rimasta in laguna, diventando oggetto di cure delicate e di osservazioni scientifiche.
“Questa tartaruga rappresenta un’occasione unica per la ricerca – sottolinea Luca Mizzan, direttore del Museo di Storia Naturale di Venezia –. Non avevamo mai avuto la possibilità di studiare da vicino un esemplare così giovane. È stato necessario inventare protocolli specifici di nutrizione e di riabilitazione”.

Una rete che protegge il mare
Il salvataggio e le cure sono stati possibili grazie alla sinergia tra Comune di Venezia, Fondazione Musei Civici e Museo Giacomo Ligabue.
Il Centro di primo soccorso per tartarughe marine del Lido di Venezia opera all’interno del progetto europeo NetCet, che collega le strutture di recupero dell’Adriatico.
“Desidero ringraziare tutta la rete che ha reso possibile questo lieto fine – ha detto Mizzan durante la liberazione –: la Guardia Costiera, la Protezione civile, i veterinari, i volontari. È un lavoro di squadra che ogni volta si traduce in una vittoria non solo per gli animali, ma per tutta la comunità che si impegna nella tutela della biodiversità marina”.

Storie di mare e di rinascita
Elena, la più grande, era stata trovata in difficoltà nella sabbia dell’isola veneziana di Sant’Erasmo: non riusciva a immergersi. Reidratazione, esami clinici e un lungo bagno in acqua dolce l’hanno rimessa in forze.
Serenity invece, recuperata in mare da una barca che le ha dato il nome, aveva problemi a deglutire: è stata nutrita con pazienza, finché non è riuscita a mangiare da sola.
Oggi entrambe hanno riconquistato la libertà.
Rimane invece in cura al Centro un’altra tartaruga, Giordana, arrivata debilitata ma in progressivo miglioramento.

Un appello ai cittadini
Mizzan ricorda anche le buone pratiche in caso di avvistamento.
“Se si trova una tartaruga spiaggiata o che galleggia senza muoversi, significa che è in difficoltà. Bisogna avvisare subito la Guardia Costiera, senza toccarla o rimuovere oggetti dal suo corpo. Ogni intervento improvvisato può provocare danni gravi”.
Le Caretta caretta sono la specie più comune dei nostri mari, ma anche una delle più vulnerabili. Ogni salvataggio, come quello di Elena e Serenity, è un tassello in più per la sopravvivenza della specie.