La rassegna chiude la 6^ edizione con oltre 30 mila visitatori, gettando già le basi in prospettiva futura
Sostenibilità fa rima con Salone Nautico di Venezia. Quello che si è appena concluso, e quelli che verranno (nel 2026 dal 27 al 31 maggio), come già annunciato dal sindaco Luigi Brugnaro. E sostenibilità si coniuga con cluster, nuova parola d’ordine lanciata dalla 6^ edizione della rassegna. Un concetto che va oltre quello di distretto: sono le linee guida e operative di cui proprio il Salone veneziano è ambasciatore (pensando soprattutto ai 270 espositori e alle 300 barche presenti nelle varie banchine o statiche a terra), portavoce e, ancora una volta, pioniere.
Le progettualità del Salone Nautico di Venezia
Certo, un salone sempre più green con soluzioni di grande appeal industriale e ingegneristico. Certo, una rassegna di un Made in Italy superspecializzato, assieme a presenze internazionali, anche dal Baltico, che scelgono la vetrina lagunare per valorizzare la propria offerta, compresa l’ammiraglia Almax 50Steel di Sanlorenzo. Eppure, anche quest’anno è già tra le sue pagine che il Salone ha rivelato quell’idea di futuro e progettualità che poi gli oltre 30mila visitatori hanno potuto “toccare con mano” lungo le banchine delle esposizioni. E allora torniamo ai cluster, nuove piattaforme che sono costellazioni di saperi, scienze, imprenditoria, servizi, governance dedicate all’universo (anche) del mare. Basti ricordare che il solo Veneto conta su quasi 15mila imprese legate all’economia del mare, il 3,1% del totale, segnala Confindustria Veneto Est. Il tutto per una nuova consapevolezza, un nuovo valore aggiunto misurabile anche in termini di prodotto interno lordo e capacità di pilotare transizione ecologica ed energetica in modo coerente e senza fughe in avanti.
Venezia capitale della sostenibilità (e del fare)
Anche questo è Salone Nautico di Venezia, terreno per un’evoluzione efficace, da cercare nelle tematiche dei molteplici convegni in programma. Ne è emersa l’architettura di una Venezia non solo Capitale mondiale della Sostenibilità, che si è data nuovamente appuntamento al Salone dell’Arsenale, ma anche capitale del Fare. È l’immagine, ma anche la prospettiva, fissata da Renato Brunetta nella sua veste di presidente della Venice Sustainability Foundation (Vsf) al convegno “Ricerca, Formazione, Innovazione. Verso un cluster della conoscenza a Venezia”. Funziona ancora partire da lontano, dai 1600 anni di Venezia, dalla grande macchina industriale per commerci e deterrenza che fu l’Arsenale della Serenissima (non un caso che la Marina Militare collabori sempre all’organizzazione del Salone), per approdare a una nuova sfida di scienza e d’impresa.
Verso nuove sfide
«Dall’esperienza del Mo.Se. a progetti per la salvaguardia delle aree costiere mondiali minacciate dall’innalzamento del medio mare». Sembra quasi un anticipo sul “verbo” di Jeremy Rifkin nel suo “Planet Aqua” che non casualmente sarà presentato in questi giorni alla prima Venice Climate Week («Il posto migliore, Venezia è la più antica città d’acqua al mondo» ha affermato l’economista e saggista americano in una recente intervista). Una sfida titanica, viene da pensare. Ma Venezia, con il meglio del Made in Italy, si mette in gioco. Anche perché l’idea dei cluster non è una prerogativa esclusiva. Proprio questo convegno ha misurato il work in progress in corso in Europa sul fronte delle sinergie della conoscenza traguardate agli obiettivi operativi: Olanda, Francia mediterranea, Spagna. Ed è una sfida per il primato esattamente come per le terre rare o le risorse energetiche.
Oltre la città metropolitana
«Il cluster della conoscenza è strategico perché siamo entrati anche in Italia nell’era dell’economia ad alta intensità di conoscenza. E questo vale sia per la manifattura sia per i prodotti digitali. L’economia ad alta intensità di conoscenza è tipicamente urbana. E le città attraggono imprese innovative e risorse umane talentuose tanto più sono grandi» commenta Paolo Costa componente del comitato scientifico di Vsf. Per Venezia, città piccola, allora «dobbiamo mettere a sistema le università veneziane con quella di Padova e le imprese di Venezia anche con quelle di Treviso», indica Costa. È il perimetro della nuova Città funzionale che ha già fatto di quest’area un modello.
Declinazione mare
Venezia e la sua laguna dispongono di una risorsa naturale, mare e ambiente marino, che costituisce un valore aggiunto per la città. E anche in questo il Salone Nautico 2025 ha saputo giocare le sue carte con il convegno “La pianificazione dello spazio marittimo come condizione per il turismo blu sostenibile e la tutela della biodiversità. Gli strumenti scientifici sviluppati a Venezia grazie al PNRR”, protagonista il Corila, Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare di Venezia. Conoscenze altamente specialistiche, patrimonio coerente per il futuro cluster a cui contribuirà anche il prossimo Centro transdisciplinare per lo sviluppo di una governance multilivello nei processi di pianificazione. «Un progetto dalle caratteristiche ambiziose» conferma Maddalena Masiero, ricercatrice del Corila, funzionale alla realtà del Veneto come principale hub marittimo nazionale e in linea con le reti Ten-T dell’Unione europea.

E questo grazie anche all’apporto del significativo e per certi versi innovativo ruolo della Regione, precisa a metropolitano.it, Salvina Sist direttore Pianificazione territoriale della Regione Veneto. «Vale la pena ricordare che ancora non esistono direttive nazionali; tuttavia, come struttura regionale, si lavora anche cercando un allineamento con altre regioni costiere, soprattutto nell’analisi delle criticità e pressioni. Conoscenza che ci permette di arrivare a soluzioni coerenti con il territorio marino che è per sua stessa natura in continua evoluzione. Approcci e soluzioni quindi non sono definitivi anche perché ogni area presenta proprie specificità. Così il Veneto ha il problema di acquacoltura e piscicoltura, diversamente dalla Puglia dove le problematiche legate all’offshore per le fonti rinnovabili sono molto impattanti».
Le risposte del sistema-nautica
Il cambiamento del paradigma, con le categorie d’impresa che hanno già recepito questa trasformazione contribuendo a fare di Venezia la quarta Smart City italiana sulle oltre 100 monitorate, ha trovato riflesso anche in “Transizione Ecologica, Energetica, Digitale” convegno promosso da Assonautica Venezia. Un’occasione per mostrare come proprio il sistema nautica stia rispondendo alle sollecitazioni tecnologiche e anche alle criticità dell’ambiente marino, che nell’Europa comunitaria per l’81% si trova in uno stato preoccupante. Per quanto riguarda le imbarcazioni, una risposta viene dalla propulsione elettrica, da quella a idrogeno o ibrida, a energia solare, con prototipi completamente operativi, a cominciare dal ricercatissimo taxi elettrico “Lucietta” presentato dall’elvetica Repower, ma che, per la realizzazione artigianale, si avvale anche del sapere della tradizione del Cantiere Serenella di Murano.
Ancora una volta il Salone Nautico di Venezia ha saputo coniugare la sostenibilità con le alte prestazioni (che non vuol dire solo velocità come nel caso del Frauscher 850 Fantom Air, realizzato in collaborazione con Porsche): sintesi che gli ha garantito anche per quest’anno la certificazione Iso 20121, standard che attesta la gestione sostenibile degli eventi nel loro complesso. Con il direttore operativo del Salone Fabrizio D’Oria che pone come obiettivo della rassegna veneziana l’essere «Vero hub di scambio e crescita e momento di confronto business-to-business e networking di alto livello».
Agostino Buda