Il consiglio della psicologa: il segreto sta nel concederci ancora qualche “coccola”
Le giornate si accorciano, le ferie sono alle spalle e, in questi giorni, a complicare il ritorno alle abitudini quotidiane ha contribuito anche il brusco passaggio dal clima estivo al maltempo.
Che l’avvicinarsi dell’autunno sia uno dei periodi dell’anno più complicati da gestire lo conferma il fatto che gli psicologi parlano espressamente di “sindrome da rientro” riferendosi alla sensazione che si prova nel dover tornare al lavoro o sui banchi di scuola. Perché i sintomi psicofisici che produce questo stato mentale sono molti e concreti.
Ma una possibilità di rendere un po’ meno traumatico il nuovo passaggio alla normalità dopo l’estate non manca.
Le piccole “coccole” delle vacanze nella vita di tutti i giorni
Interpellata da Adnkronos Salute, è Anna Maria Giannini, professore di Psicologia generale all’Università “Sapienza” di Roma, a dare questi piccoli consigli per riuscire ad affrontare meglio impegni e problemi della vita quotidiana una volta chiusa la parentesi vacanziera. Il concetto che utilizza è quello di “coccola”, che si può definire come il mantenimento delle abitudini tipiche delle ferie e che fatichiamo a concederci quando siamo pieni di compiti da fare nell’agenda di tutti i giorni. Trattandosi di gusti e preferenze personali, dire cosa possa rientrare nell’idea di coccola varia da individuo o individuo. C’è chi trova uno stato di benessere leggendo, chi nel fare una passeggiata all’aria aperta. C’è chi si “coccola” a tavola e chi assistendo a uno spettacolo. Se non c’è insomma una regola generale, il punto di contatto è evidente: ritagliarsi uno spazio di tempo per ciò che più ci gratifica.
La sindrome da rientro
Come è variegato l’insieme delle attività che ci aiutano ad affrontarla, altrettanto lungo è del resto l’elenco degli effetti psicologici negativi che si possono ricollegare alla sindrome da rientro, legata anche al ritorno a orari più rigidi nell’organizzazione della giornata e ritmi più frenetici. Si va dalla difficoltà ad addormentarsi ai continui risvegli quando si riposa, dall’irrequietezza all’irritabilità, dal nervosismo e dall’ansia a un umore dispotico. Nei casi estremi, si può arrivare anche al rifiuto di andare al lavoro, all’università o a scuola. Perché, dicono gli esperti, a soffrirne possono essere anche i bambini, che andrebbero aiutati incoraggiandoli a fare attività ricreative, evidenziando gli aspetti positivi del ritorno in classe, aiutandoli a programmare progetti e attività e, in generale, stando al loro fianco. Più complicato, invece, fare qualcosa per i soggetti meteoropatici, individuati come quelli più a rischio. Il ricordo delle sofferenze legate al gran caldo, del resto, è ormai lontano, mentre la pioggia ci dice che la stagione fredda è alle porte, oltre a rendere impossibile, quando il maltempo si presenta nel weekend, qualche gita che potrebbe rendere meno pesante la routine settimanale.
Alberto Minazzi