Approvata la riforma che limita la responsabilità penale dei medici e riduce la medicina difensiva, mantenendo il diritto al risarcimento civile
Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera a un disegno di legge delega che introduce una riforma importante della responsabilità professionale per i medici e gli altri operatori sanitari.
Secondo il provvedimento, i medici saranno perseguibili penalmente solo in caso di colpa grave, purché abbiano rispettato linee guida ufficiali o buone pratiche clinico-assistenziali, adeguate alle circostanze specifiche di ciascun caso.
Non si deve parlare di “impunità”, ha sottolineato il ministro della Salute Orazio Schillaci in una nota ufficiale congiunta con il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici Filippo Anelli.
La punibilità dal punto di vista penale resta infatti per le lesioni personali e l’omicidio colposo, così come rimane immutato il diritto al risarcimento in sede civile per chi ha subito un danno.
Si tratta di contrastare la cosiddetta “medicina difensiva”, che spesso porta a prescrizioni eccessive e inutili, aumentando i costi per il sistema sanitario.

La limitazione della responsabilità dei medici ai casi di colpa grave
Il provvedimento, collegato alla legge di bilancio per il 2025, interviene su una misura di tutela introdotta in forma temporanea nell’aprile 2022, ai tempi del Covid, e poi prorogata successivamente con ulteriori decreti, ma ora in scadenza al 31 dicembre 2025. La legge delega impegna dunque il Governo a ridefinire complessivamente con ulteriori provvedimenti, entro fine 2026, le norme di disciplina delle professioni sanitarie e della relativa responsabilità professionale.
La nuova disciplina prevede la limitazione della punibilità alla colpa grave quando l’imputato, precisa Palazzo Chigi, abbia rispettato “le linee guida come definite e pubblicate ai sensi di legge o le buone pratiche clinico-assistenziali”, sempre che queste “risultino adeguate alle specificità del caso concreto”.
Ma non solo: si prevede anche un articolo che individua specifici parametri ai quali il giudice è tenuto ad attenersi nell’accertamento della colpa e del suo grado. Tra questi parametri rientrano per esempio la scarsità delle risorse umane e materiali disponibili, le eventuali carenze organizzative, quando non sono evitabili dal medico, la complessità della patologia del paziente o la concreta difficoltà dell’attività sanitaria, ma anche la limitatezza o contraddittorietà delle conoscenze scientifiche sulla patologia o la terapia, la concreta disponibilità di terapie adeguate, lo specifico ruolo svolto in caso di cooperazione multidisciplinare e la presenza di situazioni di emergenza o urgenza.
Una risposta alla “medicina difensiva”
“La norma – evidenziano Schillaci e Nordio – mira a ridurre gli effetti perniciosi della cosiddetta medicina difensiva, che a sua volta è conseguente alle numerose e spesso infondate denunce nei confronti dei medici, con ricadute disastrose per l’efficienza del servizio sanitario e per la stessa salute dei cittadini”. Si tratta cioè di evitare che, per proteggersi dalle denunce (se ne stimano oltre 15 mila ogni anno, in particolare nei confronti di ginecologi, cardiochirurghi, chirurghi generali e ortopedici) , i medici prescrivano esami costosi, spesso inutili e invasivi.
Una pratica che grava sui bilanci della sanità, con un costo medio quantificato in 11 miliardi l’anno dai due rappresentanti del Governo, e ritarda gli interventi sui malati realmente bisognosi. “Circoscrivere la responsabilità penale dei sanitari – riprende la nota – significa porre i medici in condizione di operare con maggiore serenità, dedicandosi senza spreco di energie ai pazienti che necessitano di diagnosi e di cure urgenti ed efficaci. Con questa riforma vogliamo rilanciare le professioni sanitarie e dare risposte efficaci ai nuovi bisogni di salute della popolazione”.
Le reazioni dei medici
La decisione del Governo era attesa da lungo tempo dal mondo medico, che dunque l’ha accolta con favore.
“Rendere stabili e strutturati gli interventi relativi alla responsabilità professionale per gli esercenti le professioni sanitarie significa restituire ai medici la giusta serenità, presupposto essenziale per la sicurezza delle cure”, ha commentato il presidente Fnomceo Anelli. Che poi ha ricordato come il provvedimento fosse auspicato anche dal mondo della giustizia. “Il 97-98% delle cause contro i professionisti – ha ricordato – si conclude con un nulla di fatto, con l’assoluzione o l’archiviazione. Elevatissimi i costi, sia per i medici ingiustamente incolpati, che si vedono rovinata la vita e la carriera, sia per i sistemi sanitari, che vedono lievitare i costi della medicina difensiva e aumentare gli abbandoni nelle branche più a rischio, nelle quali non si formano nemmeno più i nuovi specialisti. Ma anche per l’apparato giudiziario, appesantito da cause che durano anni e che si dimostrano, poi, nella maggior parte dei casi, infondate”. “Cauta”, invece, la soddisfazione del presidente del sindacato dei medici Cimo-Fesmed, Guido Quilci, che pone l’accento sul tema della colpa grave. “Nel testo che abbiamo visionato è assente la definizione di colpa grave, che sarà qualificata di volta in volta dal giudice. C’è dunque il rischio che, nel concreto, in caso di contenzioso per i medici non cambi nulla: il medico dovrà comunque affrontare un processo”.
Alberto Minazzi