Economia +

Pensioni: rivoluzione in arrivo dal 2026

Pensioni: rivoluzione in arrivo dal 2026

Addio a Quota 103 e Opzione donna, stop all’aumento dell’età pensionabile e più spazio ai fondi: il cantiere previdenziale si riapre con novità che promettono di cambiare tutto

 Il conto alla rovescia per la Legge di Bilancio 2026 non è ancora partito ufficialmente, ma a porte chiuse i lavori sul fronte pensioni sono già cominciati. E le novità in arrivo potrebbero essere davvero radicali.
Il governo, secondo fonti di agenzie stampa, ha infatti riaperto il cantiere previdenziale in vista dell’autunno, con l’obiettivo di presentare alle parti sociali un pacchetto di riforme che – se confermato – segnerà la fine di alcune delle principali misure di pensionamento anticipato degli ultimi anni.

Fine delle Quote: addio a Quota 103

Quota 103, il sistema che consentiva di andare in pensione a 62 anni con almeno 41 anni di contributi, sembra avere le ore contate. La misura, introdotta con grandi aspettative ma poi frenata da vincoli stringenti e penalizzazioni sul calcolo dell’assegno, è stata poco utilizzata. Il governo, tenendo conto del basso numero di adesioni, si preparerebbe a cancellarla dal 2026.
Non solo: l’intero sistema delle “quote”, che negli anni aveva dato forma a uscite anticipate per diverse categorie di lavoratori, potrebbe essere definitivamente archiviato.
La nuova direzione sembra puntare verso un modello più semplice e sostenibile, basato esclusivamente sulla storia contributiva e meno sull’età anagrafica. Chi vorrà anticipare l’uscita, dovrà farlo con strumenti alternativi: uno su tutti, la previdenza complementare.

pensioni

Opzione donna a rischio cancellazione

Anche Opzione donna sembra in bilico.
La misura che consentiva alle lavoratrici di uscire anticipatamente in presenza di requisiti specifici (essere caregiver, invalide civili almeno al 74% o licenziate) e con una forte penalizzazione economica, è già stata fortemente ridimensionata negli ultimi anni. Il numero di adesioni si è infatti ridotto drasticamente, tanto da spingere l’esecutivo a valutare seriamente la sua eliminazione.
Il futuro di Opzione donna è ancora incerto, ma il tema è delicato: riguarda infatti il sostegno a molte donne con carriere discontinue e carichi familiari importanti. Una decisione definitiva è attesa per l’autunno.

Verso il congelamento dell’età pensionabile

Una delle novità più attese riguarda il possibile stop all’aumento automatico dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita.
Secondo le regole attuali, dal 2027 si dovrebbe andare in pensione di vecchiaia a 67 anni e 3 mesi, mentre per l’anticipo contributivo gli anni richiesti salirebbero a 43 e 1 mese per gli uomini e 42 e 1 mese per le donne.
Ma il governo sembra orientato a congelare questo meccanismo almeno per il biennio 2027-2028, lasciando invariati gli attuali requisiti.

L’uscita a 64 anni diventa più inclusiva

Un altro capitolo importante della riforma riguarda la possibilità, oggi riservata a chi è nel sistema contributivo puro (ovvero chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996), di andare in pensione a 64 anni con almeno 20 anni di contributi e un assegno pari ad almeno tre volte l’importo dell’assegno sociale (circa 1.616 euro al mese nel 2025).
Questa possibilità – che fino ad ora riguardava solo i lavoratori interamente contributivi – potrebbe essere estesa anche a chi ha una carriera “mista”, con anni di lavoro coperti da calcolo sia retributivo che contributivo. Inoltre, per raggiungere più facilmente la soglia economica richiesta, sarà possibile integrare l’importo dell’assegno pensionistico con la rendita di un fondo pensione o, in alternativa, utilizzare almeno una parte del TFR maturato e depositato presso l’Inps.

Il futuro? Più flessibilità, ma anche più selezione

Il nuovo sistema previdenziale verso cui ci si sta dirigendo mira a garantire maggiore sostenibilità economica nel tempo.
Uscire prima dal lavoro sarà ancora possibile, ma in modo più selettivo e “responsabilizzante”.
Il sogno di andare in pensione a 62 anni con pochi vincoli sembra ormai un ricordo, e al suo posto si fa strada un modello in cui chi ha avuto carriere lunghe e continue potrà accedere più facilmente al pensionamento anticipato, magari integrando con strumenti privati.
La previdenza complementare assumerà un ruolo sempre più centrale: sarà fondamentale aderire ai fondi pensione già da giovani per garantirsi flessibilità in futuro. Anche il TFR potrà essere usato come risorsa strategica per colmare eventuali gap, soprattutto per chi ha avuto percorsi lavorativi più frammentati o ha iniziato tardi a versare contributi.

In attesa della svolta

Per ora, tutte queste sono ancora ipotesi.
Il governo ha in programma di presentare le linee guida del nuovo piano alle parti sociali entro settembre.
Tuttavia, la direzione è chiara: si va verso un sistema che premia i versamenti regolari, incoraggia la previdenza integrativa e cerca di evitare shock sociali legati a un aumento automatico dell’età pensionabile.

Un commento su “Pensioni: rivoluzione in arrivo dal 2026

  1. Ma il sistema suggerito da “Tridico” cioè di uscire a 62 anni con il contributivo ed avere la parte retributiva da 67 anni in poi, ritenuto sostenibile perchè non si attua? Inoltre vorrei fare una domanda hai ns politici, lavorare nel privato è uguale come lavorare nel pubblico? Io credo che sia 1 milione di volte più usurante.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.