Adottato dagli Stati membri dell’Oms il primo patto a livello mondiale in materia. Italia tra gli 11 Paesi astenuti
Dall’esplosione della pandemia da Covid-19 sono ormai passati già 5 anni, anche se, come ha sottolineato nelle ultime ore l’infettivologo Matteo Bassetti, l’attenzione nei confronti del virus Sars-CoV-2 non deve venire assolutamente meno. La nuova variante LP.8.1, che secondo i primi studi avrebbe una più alta capacità di sfuggire alla risposta immunitaria, sta infatti facendo aumentare i casi in Asia (in Italia, tra l’8 e il 14 maggio, si sono registrati 249 nuovi casi e 13 decessi), probabilmente anche per il passare del tempo dalle vaccinazioni.
Ma non c’è solo il Covid, tra le possibili minacce alla salute globale. Il timore che prima o poi possa presentarsi una nuova “malattia X”, a oggi sconosciuta, è assolutamente fondato. E proprio la lezione del 2020 spinge la comunità internazionale a muoversi per non farsi trovare un’altra volta impreparata.
Il Patto pandemico Oms
Proprio in questa prospettiva, è arrivata notizia di un accordo storico.
A Ginevra, completando il percorso fatto di 3 intensi anni di negoziati tra i Governi e decine di bozze poi scartate, in occasione della 78^ Assemblea mondiale della sanità gli Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno formalmente adottato i 35 articoli che compongono il primo patto sulle pandemie a livello mondiale: un testo che, come ha sottolineato la stessa Oms, si pone l’obiettivo di rendere “il mondo più sicuro e più equo in risposta a future pandemie”. “L’accordo – ha commentato il direttore generale Oms, edros Adhanom Ghebreyesus – è una vittoria per la salute pubblica, la scienza e l’azione multilaterale. Garantirà che, collettivamente, possiamo proteggere meglio il mondo dalle future minacce pandemiche. È anche un riconoscimento da parte della comunità internazionale che i nostri cittadini, società ed economie non devono essere lasciati vulnerabili a subire di nuovo perdite come quelle sopportate durante il Covid”.
I contenuti dell’accordo
Il patto mira a rafforzare il sistema sanitario globale per la prevenzione e la risposta alle pandemie, partendo dalla definizione di princìpi, approcci e strumenti per ottimizzare il coordinamento internazionale nei diversi settori potenzialmente coinvolti. Tra i punti cruciali, si prevede un accesso equo e tempestivo a vaccini, terapie e dispositivi diagnostici. Snodo fondamentale per l’attuazione dell’accordo è invece la previsione dell’avvio di un processo, da valutare tra un anno, che porti a elaborare e negoziare, attraverso un gruppo di lavoro intergovernativo, un Sistema di accesso ai patogeni e di condivisione dei benefici, riassunto nell’acronimo Pabs. Il gruppo è stato tra l’altro incaricato di avviare iniziative per l’istituzione del Meccanismo finanziario di coordinamento e del Global supply chain and logistics network. Saranno coinvolte nel sistema Pabs anche le case farmaceutiche, che dovranno mettere a disposizione dell’Oms un accesso rapido “mirato al 20% della loro produzione in tempo reale di vaccini, terapie e dispositivi diagnostici sicuri”.
L’astensione dell’Italia
Solo dopo l’adozione dell’allegato Pabs da parte dell’Assemblea mondiale della sanità l’accordo sarà aperto alla firma e alla ratifica a livello delle singole Nazioni, prevedendo la concreta entrata in vigore dopo 60 ratifiche. Il documento, il secondo accordo giuridico internazionale negoziato sulla base dell’articolo 19 della Costituzione dell’Oms dopo quello del 2003 per il controllo del tabacco, era stato in precedenza approvato da perte delle delegazioni con 124 voti favorevoli, nessuna obiezione e 11 astensioni, tra cui, insieme a Russia, Polonia, Israele e Iran, anche quella dell’Italia. Una posizione che la delegazione del nostro Paese, guidata dal ministro della Salute Orazio Schillaci, pur auspicando la continuazione della collaborazione con gli altri Stati membri “ per definire le rimanenti questioni in sospeso che, a nostro avviso, meritano ulteriori approfondimenti” ha motivato con l’intenzione di ribadire la propria posizione in merito alla “necessità di riaffermare la sovranità degli Stati nell’affrontare le questioni di salute pubblica”.
Il tema della sovranità nazionale
In questa prospettiva, l’Italia è comunque già riuscita a far mettere nero su bianco, all’interno del patto, la previsione che limita i poteri dell’Oms proprio in rapporto alla sovranità nazionale dei singoli Stati. “Nulla nell’accordo pandemico dell’Oms – precisa il documento – deve essere interpretato nel senso di conferire al segretariato dell’Organizzazione mondiale della sanità, incluso il direttore generale dell’Oms, l’autorità di dirigere, ordinare, modificare o altrimenti prescrivere la legislazione nazionale o le politiche di qualsiasi parte, o di imporre o prescrivere alle parti di adottare azioni specifiche, come vietare o accettare viaggiatori, imporre obblighi vaccinali o misure terapeutiche o diagnostiche o attuare lockdown”. L’espresso riconoscimento del principio è stato dunque apprezzato dai nostri rappresentanti presenti a Ginevra, che hanno a loro volta precisato: “Riteniamo che l’accordo debba essere attuato nel pieno rispetto dei principi di proporzionalità e tutela dei diritti fondamentali, inclusa la protezione dei dati personali e delle libertà individuali”.
Alberto Minazzi