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Ostia Antica verso l’Unesco, Venezia evita la lista nera

Ostia Antica verso l’Unesco, Venezia evita la lista nera

Ostia, definita dal ministro Giuli “la nostra Pompei”, punta al riconoscimento come patrimonio mondiale. Intanto Venezia resta sotto osservazione ma si salva dalla lista nera

Da un lato c’è Ostia, uno dei più grandi nuclei urbani della Roma antica, in corsa verso la candidatura a patrimonio Unesco.
Dall’altro c’è Venezia, che è riuscita a uscire dalla lista nera dei siti Unesco a rischio.
La notizia arriva da Parigi, dove fino al 16 luglio è in corso la 47esima sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, negli stessi giorni in cui il Ministro della Cultura Alessandro Giuli annuncia di volere candidare l’antico porto di Roma a esser riconosciuto patrimonio mondiale dell’umanità in quanto “seconda Pompei”.

Ostia Antica verso la candidatura Unesco

Ostia Antica è oggi un’importante area archeologica, una delle più grandi e meglio conservate d’Italia che raccoglie importanti testimonianze del passato. Il sito offre infatti uno sguardo a 360 gradi su quella che era la città e i tanti visitatori che lo esplorano possono vedere strade, edifici, teatri, templi, terme, magazzini e botteghe e mosaici ben conservati: un’immersione completa nella vita quotidiana romana.

ostia antica
Secondo antiche tradizioni, la sua fondazione è datata al 620 a.c. per mano del quarto re di Roma, Anco Marzio come colonia romana. Ostia era strategicamente posizionata per il commercio e la difesa del territorio. Oltre all’area principale di Ostia Antica, il Parco Archeologico comprende anche altre zone di interesse come i porti di imperiali di Claudio e Traiano e la Necropoli di Porto. Un luogo dunque che, come ha dichiarato il Ministro Alessandro Giuli, ha tutte le carte in regola per diventare patrimonio Unesco.

La più recente scoperta: Il più antico bagno rituale ebraico al mondo

La prima colonia romana ebbe un particolare sviluppo in epoca imperiale strettamente legato all’annona, l’approvvigionamento di grano per la capitale. Dopo la ricostruzione dei porti di Claudio e di Traiano, rimase centro residenziale e amministrativo, ma in epoca tardo-romana decadde sostituita dal centro portuale di Porto e fu abbandonata in epoca alto-medievale. Gli scavi delle rovine della città presero il via agli inizi del XIX secolo sotto Pio VII e proseguirono, nello stesso secolo con Pio IX: insieme ai monumenti pubblici, si sono conservati numerose abitazioni e strutture produttive che riportano all’epoca del suo splendore. Oggi il parco Archeologico è un vero e proprio scrigno dei tesori e le campagne di scavo continuano a portare alla luce significative testimonianze. L’ultima in ordine di tempo riguarda uno straordinario bagno rituale ebraico, “mikveh” nella lingua originale, rinvenuto nell’ambito del progetto OPS – Ostia Post Scriptum, finanziato dal Ministero della Cultura.

ostia antica

Il “mikveh” purificatore

Il ritrovamento è stato fatto nelle vicinanze dell’antico corso del Tevere, una zona centrale della città. All’interno di un grande e sontuoso edificio, tra i resti degli ambienti che lo compongono e alcuni meravigliosi mosaici pavimentali a tessere bianche e nere, è emerso un piccolo vano semi-ipogeo con sottostante pozzo per la risalita o comunque il prelievo dell’acqua di falda nel quale gli studiosi riconoscono un “mikveh”, un bagno rituale purificatorio ebraico. Durante lo scavo del pozzo, condotto in collaborazione con l’Associazione Archeologia Subacquea, Speleologia, Organizzazione A.S.S.O., è venuta alla luce anche una lucerna decorata sul disco dall’immagine di una “menorah”, il candelabro a sette bracci del Tempio ebraico e un “lulav”, un ramo di palma, sul fondo. C’era anche un bicchiere in vetro praticamente integro. Entrambi i ritrovamenti sono databili tra V e VI secolo d.C. I “mikveh” erano destinati alle immersioni delle persone come anche degli oggetti, ai fini della purificazione. Generalmente si presentavano come vasche rettangolari nella maggior parte dei casi coperte, scavate nel terreno e rivestite di intonaco idraulico, con una fila di gradini ad occupare l’intera larghezza, connesse direttamente o indirettamente a una sorgente, a un pozzo o una cisterna di raccolta dell’acqua piovana. La scoperta rappresenta un unico nell’area mediterranea di età romana al di fuori della Terra di Israele.

Ostia tra passato e presente, Venezia e l’overtourism

Il Ministro Alessandro Giuli spiega che la candidatura di ostia Antica deve essere accompagnata a rigenerazione urbana, integrazione dell’antico con il contemporaneo e rilancio dell’amministrazione locale.
Venezia invece, se è riuscita a evitare la lista nera in quanto è stato riconosciuto l’impegno per la salvaguardia della Laguna.

Veduta aerea dell’ospedale dei santi Giovanni e Paolo a Venezia

Resta il problema dell’overtourism, che rappresenta una minaccia alla sua fragilità nonostante le misure che si stanno adottando, come la recente introduzione del contributo d’accesso, arrivato con successo al secondo anno di sperimentazione e voluto dall’Amministrazione comunale proprio per disincentivare i cosiddetti visitatori “mordi e fuggi”. Ma non basta: secondo e osservazioni dell’Unesco deve essere fatto di più e in questa direzione l’attenzione è rivolta anche ai nuovi progetti edilizi presentati dal Comune lagunare.

Silvia Bolognini

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