Con l’ok al cambio di destinazione d’uso, passo avanti decisivo per il recupero dell’area del Lido di Venezia in cui sorgerà un nuovo polo tecnologico
È nato come eccellenza terapeutica d’avanguardia ed ha rappresentato per decenni il punto di riferimento sanitario per i turisti e i residenti nelle isole della Laguna che si affacciano sul mare. È diventato troppo a lungo, dopo lo stop a gran parte delle funzioni ospedaliere, un simbolo di abbandono e degrado. È stato al centro di una serie di progetti di recupero che, però, in un modo o nell’altro sono naufragati. Per l’ex Ospedale al Mare del Lido di Venezia, adesso, sembra però essere finalmente arrivato il momento di iniziare a scrivere una nuova gloriosa pagina che, a chiusura del cerchio, guarda di nuovo al futuro. Perché il progetto di rilancio, che passa attraverso la realizzazione nell’area di un polo tecnologico, ha superato ora l’importante step burocratico del via libera al cambio di destinazione d’uso. E, così, non è escluso che già nei primi mesi del 2026 possano iniziare le prime opere dell’imponente intervento di riqualificazione.
Cosa prevede il progetto del polo tecnologico
A proporre l’idea di realizzare all’ex ospedale al mare il polo tecnologico “Mare” è stato, nella primavera 2023, il presidente di CompuGroup Medical, il tedesco Frank Gotthardt, che ha preso da tempo casa nell’isola del Lido. Il parco scientifico, che sarà dedicato alla ricerca nel campo della salute digitale, con un campus che si concentrerà nello specifico sullo sviluppo di software e app basate sull’uso dell’intelligenza artificiale in campo medico, sarà composto da una trentina di edifici tra loro interconnessi e collegati, per esempio dal punto di vista degli impianti. All’interno dell’area sorgerà inoltre un vero e proprio nuovo quartiere, in cui a uffici e laboratori si accompagneranno in primo luogo foresterie ed edifici residenziali per circa 600 lavoratori, ma anche un asilo nido, ristoranti, bar, negozi di vicinato, una palestra e una piscina. È stata intanto confermata la presenza di una struttura (il padiglione “Rossi”, più conosciuto come “monoblocco”, oggi di proprietà del Demanio ma destinato a passare al Comune) che resterà dedicata alle funzioni sanitarie. E il collegamento con il passato verrà garantito dalla riqualificazione dell’ex teatro Marinoni e della chiesa di Santa Maria Nascente.
L’iter: dall’approvazione della delibera all’avvio dei cantieri
Il nuovo tassello che si è aggiunto nelle ultime ore riguarda, più esattamente, l’approvazione definitiva da parte della Giunta comunale della delibera del piano urbanistico attuativo: un passaggio, legato alle controdeduzioni della Giunta, reso necessario dopo le osservazioni presentate lo scorso luglio in seguito al primo via libera del Consiglio comunale. È questo strumento tecnico, infatti, che consente di passare dall’attuale destinazione dell’area dell’ex Ospedale al Mare a uso sanitario, a quella che prevede la possibilità di realizzarvi un centro di ricerca, residenziale e commerciale. Per rendere effettiva questa variazione, ottenendo così il permesso a costruire e quindi poter iniziare concretamente l’intervento, l’iter prevede ora il passaggio della pratica nelle mani della Soprintendenza e, quindi, all’ok finale da parte del Comune stesso. Una procedura che, ha spiegato l’architetto Alberto Torsello, curatore del progetto, potrebbe richiedere un periodo tra i 4 e i 6 mesi, riguardando ciascun singolo edificio. Tempi più brevi, in ogni caso, si prospettano per gli adempimenti di spettanza comunale, per cui non è da escludere fin dall’inizio del nuovo anno l’avvio di almeno una parte dei lavori di preparazione.
Un rilancio nel nome della sostenibilità
La riqualificazione sarà interamente progettata all’insegna della sostenibilità, prevedendo spazi verdi sui tetti degli edifici, impianti fotovoltaici, sonde geotermiche, sistemi per l’autonomia idrica, gestione efficiente delle risorse, ma anche soluzioni pensate per ottimizzare l’illuminazione con luce naturale degli ambienti di lavoro. Le opere richiederanno un investimento quantificato in oltre 100 milioni di euro dal gruppo tedesco, che già ha acquistato da Cassa Depositi e Prestiti, per 24,6 milioni di euro, l’area di 48 mila metri quadri. “Con questo intervento – commenta il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro – restituiamo al Lido un’area storica che per troppo tempo è rimasta in attesa di una nuova funzione. Il parco tecnologico rappresenta un investimento strategico sul futuro della città: un luogo che genererà lavoro qualificato, innovazione, servizi e valore sociale. Venezia continua così a crescere come città moderna, attrattiva e capace di produrre sviluppo, diventando sempre più una vera fabbrica del futuro, dove tecnologia, ricerca e qualità urbana si integrano per migliorare la vita delle persone”. “Trasformiamo un’area dismessa e in degrado in un campus tecnologico all’avanguardia, capace di attrarre competenze e investimenti e di valorizzare anche gli edifici storici presenti. È un intervento che mette insieme innovazione, qualità architettonica, sostenibilità ambientale e servizi”, conferma l’assessore comunale all’Urbanistica, Massimiliano De Martin.
Alberto Minazzi



