Operativo il progetto sperimentale della Regione con i Consorzi di bonifica per contrastare l’aumento incontrollato degli esemplari di un animale che provoca notevoli danni sul territorio
Anche se, in generale, non lo si pensa, tra le specie originariamente “aliene” che ormai hanno colonizzato buona parte del nostro territorio (soprattutto in Pianura Padana, così come in gran parte del Centro, senza escludere alcune zone del Sud) rientra anche la nutria.
Originario del Sud America, questo roditore fu importato circa un secolo fa per allevarlo al fine di sfruttarne la pelliccia. Quando però indossare capi in cosiddetto “castorino”, negli anni ’80 dello scorso secolo, passò di moda, il settore entrò in crisi e gli animali furono liberati, trovando le condizioni ideali per proliferare, anche per l’assenza di predatori naturali.
Il numero di esemplari, così, ha continuato a crescere in maniera incontrollata, rendendo necessarie strategie di contrasto.
L’invasione delle nutrie
Un censimento esatto delle nutrie presenti in Italia non esiste, anche se l’ordine di grandezza si aggira su qualche milione.
La regione in cui ne vivrebbe il maggior numero è l’Emilia Romagna, dove già nel 2020 si ipotizzava circa mezzo milione di esemplari. Ma non va molto meglio nel vicino Veneto: un calcolo fatto da LifeGate quantificava nel 2022 le nutrie in 150 mila capi. Da allora, però, sono aumentate a dismisura. Le ultime stime parlano per esempio di almeno 100 mila esemplari nella provincia di Padova, oltre 200 mila nel solo Polesine e 250 mila nel Veronese.
I dati certi, presentati lo scorso maggio dall’assessore regionale alla Caccia, Cristiano Corazzari, riguardano gli abbattimenti, che in Veneto sono mediamente 60 mila ogni anno, con Verona (35.603) e Rovigo (22.263) le province con i numeri più alti nel 2023. Proprio Corazzari, commentando queste cifre, le ha definite “una goccia nel mare rispetto alla numerosità di questa specie”. L’obiettivo è allora quello di arrivare almeno a quota 90 mila capi abbattuti, non potendo pensare a un’eradicazione totale della specie, ma puntando almeno a un contenimento che sia stabile.
Una nutria, 3 euro
Proprio sulla base di queste considerazioni, unite alle stime di Coldiretti che attribuiscono alle nutrie in Veneto danni per oltre 130 mila euro ogni anno, la Regione ha così firmato prima dell’estate una convenzione con i Consorzi di bonifica che ha fatto entrare nella fase operativa un progetto sperimentale mirato ad aumentare l’efficacia delle azioni di controllo ed eradicazione della nutria sull’intero territorio regionale. Tra le novità introdotte, la previsione di assegnare contributi forfettari agli operatori volontari impegnati nelle operazioni di controllo. In particolare, insieme a un’indennità chilometrica e una serie di rimborsi (dalla spesa per le cartucce utilizzate alla tassa sul porto d’armi, dall’assicurazione all’acquisto di dotazioni antinfortunistiche funzionali all’esercizio delle attività di controllo, fino all’iscrizione annuale all’Ambito Territoriale di Caccia o al Comprensorio Alpino) rientra all’interno del contributo un corrispettivo di 3 euro per ogni capo abbattuto e consegnato al centro di stoccaggio, con premi per chi conferisce almeno 10 capi a uscita. “Grazie alla previsione di contributi specifici ai controllori volontari puntiamo a incrementare l’efficacia del Piano di controllo della nutria”, spiega Corazzari.

Un progetto unitario per tutto il Veneto
La dotazione economica per il programma triennale fino al 2027 è complessivamente pari a 1,5 milioni di euro, equamente suddivisi in 500 mila euro per annualità. A livello organizzativo, una significativa novità riguarda il fatto che su tutto il territorio regionale è stata attivata un’iniziativa unitaria, che punta a incrementare gli abbattimenti e ad avere un maggior controllo sulla distribuzione e sugli effetti della specie sul territorio. A coordinare il progetto complessivo, che parte dal Piano di controllo della nutria approvato già nel 2021, è la Regione; ma è affidato un ruolo di primo piano nell’ottimizzazione, come soggetti attuatori, ai Consorzi di bonifica e alle Autorità di bacino. L’espansione delle nutrie in Veneto si lega infatti alla presenza sul territorio regionale di numerosi corsi d’acqua, riguardo ai quali l’impatto della nutria è estremamente rilevante nella prospettiva della tenuta idrogeologica del territorio in caso di eventi meteorologici estremi. Oltre a devastare le colture, provocando cedimenti del terreno in corrispondenza delle gallerie, con i loro scavi questi roditori erodono le sponde dei canali e indeboliscono la tenuta degli argini. “La situazione diventa sempre più critica – ha spiegato l’assessore – ed è per questo che la Regione ha scelto di intervenire con questo progetto sperimentale”.
Alberto Minazzi