Arte e Cultura +

Museo Fortuny: cinquant’anni di magia veneziana tra luce, seta e creatività

Museo Fortuny: cinquant’anni di magia veneziana tra luce, seta e creatività
Palazzo Pesaro degli Orfei -facciata-su-Campo-San-Beneto @MUVE

Cinquant’anni dopo l’apertura al pubblico, Palazzo Pesaro degli Orfei si rinnova con un allestimento che racconta il genio di Mariano Fortuny e l’ispirazione condivisa con la moglie Henriette

Cinquant’anni dopo l’apertura al pubblico, il Museo Fortuny di Venezia si rinnova per restituire ai visitatori la ricchezza del laboratorio creativo di Mariano Fortuny e Henriette Negrin.
Una coppia, due menti affini che hanno trasformato il quotidiano in uno studio d’arte in cui oggetti, stoffe e abiti raccontano un’intima storia di genio, passione e complicità.
Il nuovo progetto museografico intreccia pittura, tessuti, fotografie, scenografie teatrali e proiezioni d’archivio. Una nuova audioguida digitale permette di esplorare anche i piani superiori, compreso lo studio privato di Mariano e Henriette, rimasto chiuso al pubblico per decenni.

Il Delphos e la magia del plissé

Al piano nobile di Palazzo Pesaro degli Orfei, cuore pulsante del museo, il celebre Delphos e le stoffe che hanno reso i Fortuny famosi in tutto il mondo convivono con opere e manufatti solitamente custoditi per la loro fragilità, ora, in occasione del cinquantesimo, esposti eccezionalmente. Il rinnovamento del percorso espositivo non si limita a una semplice riorganizzazione: ogni dettaglio, dalla luce alla disposizione dei materiali, è pensato per raccontare la straordinaria capacità dei due coniugi di fondere arte, moda e sperimentazione.

Delphos, il modello di abito plissettato creazione di Mariano ed Henriette Fortuny. @Palazzo Fortunuy

L’abito Delphos, realizzato nel 1909 in seta plissettata, con le sue pieghe perfette che cadono leggere, è tra le creazioni più iconiche del museo.
La plissettatura Fortuny, ottenuta con metodi artigianali e senza macchine industriali, ha conquistato il mondo, ispirando il glamour delle passerelle degli anni ’50 e ’60 e diventando un simbolo senza tempo di eleganza e leggerezza. Ogni piega porta con sé l’inventiva di Mariano e la precisione di Henriette, che insieme hanno trasformato il tessuto in arte.

Sodalizio creativo ed eredità senza tempo

Il cinquantenario del museo è anche l’occasione per riflettere sul binomio eternità/impermanenza, tema centrale nella vita e nel lavoro dei coniugi Fortuny.
A partire dall’autunno, il museo ospiterà un ciclo di conferenze che esplorerà il dialogo creativo tra Mariano e Henriette, della quale ricorrono quest’anno i 60 anni dalla morte.
Un’occasione per approfondire la genesi dei capolavori esposti e capire come un sodalizio personale e professionale abbia lasciato un’impronta indelebile nella storia della moda e dell’arte contemporanea.

fortuny

Mariano Fortuny, il mago della luce e della seta

Nato a Granada nel 1871, figlio del celebre pittore Mariano Fortuny Marsal, Mariano Fortuny y Madrazo era cresciuto tra arte e cultura europea. Dopo gli studi di pittura e un’intensa vita mondana tra Parigi e Venezia, si avvicinò al teatro affascinato da Wagner e dalla potenza evocativa della luce. A cavallo tra Ottocento e Novecento rivoluzionò la scenografia inventando la “Cupola Fortuny”, un sistema d’illuminazione che trasforma i palcoscenici in spazi fluidi e poetici. Parallelamente, con la compagna Henriette Negrin, avviò una straordinaria attività tessile, creando stoffe stampate e inventando la plissettatura. Imprenditore, designer e inventore, Fortuny ha illuminato teatri, musei e palazzi in tutta Europa, dalla Scala di Milano ai cicli pittorici veneziani di Tintoretto e Carpaccio.

Palazzo Pesaro degli Orfei, dal sogno gotico all’eredità di Fortuny

Costruito tra il 1460 e il 1480 su iniziativa del nobile Benedetto Pesaro, comandante della marina veneziana, Palazzo Pesaro degli Orfei è uno degli esempi più imponenti del gotico tardo veneziano. Era in grande stato di degrado, nel 1898, quando fu scelto da Mariano Fortuny come dimora e laboratorio d’arte. Con pazienza, l’artista e la moglie Henriette Negrin lo restaurarono, trasformandolo in un luogo di creazione dove si intrecciavano pittura, scenografia e artigianato tessile.  Dopo la morte di Fortuny, nel 1949, e quella di Henriette nel 1965, il palazzo è diventato proprietà del Comune di Venezia, come da volontà della coppia, per essere conservato come centro d’arte e cultura. Dal 1975 è aperto al pubblico come Museo Fortuny.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.