L’iniziativa dell’associazione Consumerismo No Profit dopo il successo della petizione online. Intanto, dalla Spagna, il premier Sanchez riporta il tema al centro della discussione nell’Ue
Il titolo della petizione, lanciata esattamente 3 anni fa sulla piattaforma Change.org, era inequivocabile: “Ora legale per sempre”. E’ quel che continua a chiederem oggi l’associazione di consumatori Consumerismo No Profit.
La data-limite del 2021, fissata nel 2019 dal Parlamento Europeo agli Stati membri per prendere autonomamente una decisione su quale ora unica (legale o solare) adottare, è infatti passata senza alcuna decisione concreta e il tema sembra essere stato ormai accantonato nell’agenda politica.
Anche se, in occasione del Consiglio Ue dell’energia, il premier spagnolo, Pedro Sanchez, è tornato a riaccendere la discussione, mirando all’abolizione del cambio d’ora già dal 2026.
Dalla petizione al referendum
Anche se non mancano i sostenitori della presunta “naturalità” dell’ora solare, conta dunque numerosi sostenitori il “partito” dei fan dell’ora legale, che l’Italia si accinge ad abbandonare per i 5 mesi seguenti all’imminente spostamento indietro delle lancette alle 3 della notte tra sabato 25 e domenica 26 ottobre.
Lo testimonia proprio la petizione di Consumerismo, che ha raccolto oltre 350 mila firme. Un risultato che, però, non è bastato per raggiungere l’obiettivo.
“La politica ci ignora sull’ora legale, ora chiediamo il referendum!” è il titolo dell’aggiornamento urgente, firmato dal presidente dell’associazione, Luigi Gabriele, che è stato inviato in queste ore ai sottoscrittori. Il breve documento sottolinea la risposta fatta di “silenzio” e “immobilismo” ricevuta dalle autorità in merito alla richiesta di ora legale permanente. “Tutti i giornali italiani ed europei – prosegue il testo – hanno parlato della nostra/vostra petizione. Ma quetso non è servito a convincere la politica. Abbiamo incontrato il ministro Fratin e consegnato le firme. Abbiamo incontrato decine di parlamentari. Inerzia totale: basta aspettare”.
Portafoglio, salute e ambiente: le ragioni dei fan dell’ora legale
“Per 36 mesi – scrive ancora il presidente di Consumerismo – abbiamo chiesto solo un semplice tavolo tecnico per valutare la misura. In cambio, abbiamo ricevuto solo “prese in giro”. Non possiamo più permettere che un tema di interesse nazionale, che tocca il tuo portafoglio, la tua salute e l’ambiente, venga bloccato per mancanza di volontà politica”. Ricordando anche i dati “sul risparmio energetico di milioni di euro” (Terna ha quantificato nel 2024 un risparmio di 340 milioni di kWh, pari ai consumi di 130 mila famiglie) e i “benefici per la salute” che si legherebbero al mantenimento stabile dell’ora legale, la conclusione è dunque una ancor più chiara presa di posizione: “Di fronte a questa latitanza – è l’annuncio – abbiamo deciso di fare un passo fondamentale: stiamo valutando di lanciare l’appello per un comitato referendario pro-ora legale Se la politica non vuole decidere, diamo la parola direttamente al popolo! Un referendum ha costi e richiede un’organizzazione imponente, ma è l’unico modo per sbloccare l’inerzia su questa battaglia per la luce e il buon senso. Insieme, non ci fermeremo finché non avremo l’ora legale permanente”.
La mossa del premier spagnolo Sanchez
Chissà se, pur trattandosi di una petizione italiana, tra i firmatari c’è anche il premier spagnolo Sanchez.
Di certo, comunque, il primo ministro iberico condivide i princìpi sostenuti da Consumerismo. Lo conferma la richiesta che, dopo aver posto nuovamente il tema all’attenzione del Consiglio dell’energia dell’Unione, ha avanzato agli organi comunitari: mettere in atto il relativo meccanismo di revisione. Sanchez ha sottolineato poi, in un video pubblicato sui social network, che “cambiare l’ora due volte all’anno non ha più senso” e ha ricordato il voto di 6 anni fa espresso dal Parlamento Europeo con una risoluzione che puntava ad abolire l’obbligo del cambiamento d’orario, lasciando facoltà ai Paesi membri in merito all’alternativa da adottare. E se, da allora, nulla è ancora cambiato, il premier spagnolo ritiene che ormai siano maturi i tempi per concretizzare questa decisione, rendendola operativa già dal prossimo anno. Sanchez, nell’occasione, oltre alle indicazioni della scienza riguardo ai consumi energetici e ai ritmi biologici ha sottolineato anche come i vari sondaggi indichino che la maggioranza dei cittadini europei (nel 2018 furono l’85% dei 4,6 milioni di interpellati) sia contraria ai cambi d’orario.
La travagliata storia dell’ora
L’ora legale fu teorizzata da Benjamin Franklin nel 1874 e il sistema della doppia ora introdotto in Italia per la prima volta dal 1916 al 1920. Dopo uno stop ventennale, gli oltre 2 anni tra il 14 giugno 1940 e il 2 novembre 1942 furono contrassegnati da un’ora legale continuata, per poi tornare al sustema duplice tra il 1943 e il 1948 prima di un nuovo stop fino al 1966. E se la differenza tra solare e legale è conosciuta da tutti, nella storia vi è stata anche un’altra importante differenziazione nel sistema di misurazione dell’ora.
Quello comunemente utilizzato negli ultimi secoli è il sistema francese, che fissa il mezzogiorno nel momento di massima altezza del sole. Prima, in Italia si usava però l’ora italica, basata sulle 23.30 come ora del tramonto e dunque variabile nel corso dell’anno. Il sistema fu applicato fino al 1749 nel Granducato di Toscana e si estese via via a tutta la penisola. Tra le ultime ad adeguarsi alla novità transalpina, la Repubblica Serenissima di Venezia: lo fece solo nel 1797 e la città lagunare conserva ancora una testimonianza del precedente sistema: l’orologio “italico”, a lancetta unica e con quadrante di 24 ore, della torre con i due “Mori” in Piazza San Marco.
Alberto Minazzi