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La prevenzione mira al cuore: 10 mila adesioni in 3 mesi

La prevenzione mira al cuore: 10 mila adesioni in 3 mesi

Risposta oltre le previsioni per il più grande progetto italiano di prevenzione delle malattie cardiovascolari, che punta a quota 30 mila aderenti

Anche se, per molti, il grande spauracchio per la salute si chiama cancro, la principale causa di morte in Italia è legata alle patologie cardiovascolari, che, secondo i dati Istat, nel 2021 hanno provocato il 30,8% dei decessi nel nostro Paese.
Eppure, a differenza di quanto avviene in campo oncologico, in questo ambito manca ancora una diffusa cultura della prevenzione. Una carenza a cui la Rete Cardiologica Irccs ha provato a dare una risposta promuovendo il più grande progetto nazionale di sempre in materia, chiamato “Al Cuore della Prevenzione/CVrisk-IT”.
E l’iniziativa, nei primi 3 mesi dall’avvio della fase operativa, ha superato le più rosee aspettative sul fronte delle adesioni.

Oltre 10 mila persone hanno già scelto di partecipare

L’obiettivo a lungo termine che si sono posti gli organizzatori, che possono contare su un finanziamento di 20 milioni di euro stanziati dal Parlamento tramite il Ministero della Salute, è quello di rendere la prevenzione cardiovascolare una pratica normale che ognuno di noi mette in campo a tutela della propria salute, partendo dalla prima “community educazionale” dedicata. A tal fine, si è puntato a reclutare 30 mila cittadini sani, senza precedenti cardiovascolari o diabete, di età compresa tra 40 e 80 anni che si sottoporranno a check-up avanzati, raccolta dati biologici e consulenze mirate per costruire la più grande biobanca nazionale sul cuore.
E, da fine gennaio, quando è avvenuto il lancio ufficiale del programma, che include anche una parte di studio scientifico, le adesioni, su base volontaria, hanno già superato quota 10 mila, con un ritmo che spinge gli organizzatori a confidare di poter concludere la fase di reclutamento entro fine anno.
Chi volesse partecipare, può manifestare il proprio interesse compilando l’apposito form.

cuore

Uomini, donne e testimonial

Oltre all’elevatissima entità numerica delle adesioni, un’altra parziale sorpresa è arrivata dal genere di chi ha scelto di partecipare: per circa due terzi (esattamente il 63,6%) si tratta di uomini, che normalmente vengono dipinti come meno interessati alla propria salute. È però anche vero che, in questo ambito specifico, è la componente femminile a sottovalutare maggiormente il rischio cardiaco. Ed è per questo che Lorenzo Menicanti, presidente della Rete Cardiologica Irccs, in occasione della presentazione dei dati si è rivolto in particolare alle donne, auspicando che la quota di aderenti possa prossimamente crescere rispetto all’attuale 36,4% del totale. Un incentivo, in tal senso, potrebbe arrivare anche dalla presenza, tra i numerosi testimonial del progetto, di ex campionesse dello sport come Manuela Di Centa e Diana Bianchedi, che si sono aggiunte insieme tra gli altri a Giovanni Malagò, Antonio Rossi, Daniele Molmenti e al comandante delle Frecce Tricolori, Franco Paolo Marocco, a Filippo Magnini, che è stato il primo a garantire il proprio sostegno.

Un progetto per il cuore

Se la progettazione e il coordinamento dell’iniziativa è affidata alla Rete Cardiologica Irccs, a essere coinvolte, in tutta Italia, sono una cinquantina di strutture, tra Irccs, ospedali e centri autorizzati. I dati ottenuti attraverso una raccolta sistematica di campioni biologici e risultati di test clinici contribuiranno alla creazione della più grande biobanca nazionale dedicata alla ricerca cardiovascolare, utilizzabile in futuro anche per nuovi studi scientifici. Ma anche gli stessi partecipanti avranno benefici concreti, attraverso una valutazione a 12 mesi effettuata sulla base dei più avanzati modelli di predizione del rischio cardiovascolare, che integrano al fianco dei parametri tradizionali come età, sesso, fumo, pressione e colesterolo, anche 3 nuovi modificatori di rischio: componente ereditaria, presenza di calcio coronarico e analisi dell’arteria carotidea per l’identificazione di eventuali dati subclinici. In tal modo, chi presentasse un rischio molto alto riceverà il trattamento standard secondo le linee guida, ma anche le persone con profilo di rischio da basso, a moderato, ad alto riceveranno consulenze personalizzate sullo stile di vita.

Alberto Minazzi

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