Il verdetto finale è arrivato dal Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco riunito nella XX Sessione a New Delhi, in India
“Siamo i primi al mondo ad ottenere questo riconoscimento che onora quello che siamo, che onora la nostra identità. Perché per noi italiani la cucina non è solo cibo, non è solo un insieme di ricette. E’ molto di più: è cultura, tradizione, lavoro, ricchezza. La nostra cucina nasce da filiere agricole che coniugano qualità e sostenibilità e custodisce un patrimonio millenario che si tramanda di generazione in generazione. Cresce nell’eccellenza dei nostri produttori, si trasforma in capolavoro nella maestria dei nostri cuochi e viene presentata dai nostri ristoratori con le loro straordinarie squadre”. Con queste parole la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato a caldo la notizia appena giunta da New Delhi che il Comitato intergovernativo per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco ha decretato la cucina italiana Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
La cucina, un’eccellenza italiana riconosciuta
“E’ un primato che non può che inorgoglirci – prosegue la premier – che ci consegna uno strumento formidabile per valorizzare ancora di più i nostri prodotti, proteggerli con maggiore efficacia da imitazioni e concorrenza sleale. Già oggi esportiamo 70 miliardi di euro di agroalimentare e siamo la prima economia in Europa per valore aggiunto nell’agricoltura. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi”.

Il sì dell’Unesco ufficializza dunque agli occhi del mondo che la cucina italiana fa parte dell’identità del territorio, un patrimonio prezioso da proteggere e salvaguardare.
Il Comitato Interministeriale lo ha deliberato all’unanimità. Secondo la decisione è una “miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie, un modo per prendersi cura di se stessi e degli altri, esprimere amore e riscoprire le proprie radici culturali, offrendo alle comunità uno sbocco per condividere la loro storia e descrivere il mondo che li circonda”.
Dalla candidatura alla proclamazione finale
La “Cucina italiana: sostenibilità e biodiversità culturale”, questo il titolo del dossier, è stata candidata nel 2023 dal governo italiano tramite i Ministeri della Cultura e dell’Agricoltura e lo scorso 10 novembre aveva ricevuto il primo via libera, ovvero una valutazione tecnica positiva e la raccomandazione degli esperti di inserirla tra i beni da tutelare e valorizzare a livello globale. Non si celebra soltanto una serie di piatti famosi come pasta, pizza, risotti e tanti altri ma è riconosciuta come un sistema culturale complesso fatto di tradizioni regionali, cicli stagionali, biodiversità agricola, convivialità e condivisione. Un valore aggiunto per il Paese per cui riconoscimento Unesco potrebbe avere un impatto concreto su turismo e lavoro.

Non è tuttavia la prima volta che la tradizione alimentare italiana merita l’attenzione dell’Unesco. Infatti tra i 19 Patrimoni Immateriali italiani vi sono già l’“Arte del pizzaiuolo napoletano”, che ha ottenuto il riconoscimento nel dicembre 2017 e la “Dieta Mediterranea”, entrata nella lista nel 2013. In senso lato anche altri due beni immateriali riguardano prodotti alimentari tipici nostrani: la “Cerca e cavatura del tartufo” e la “Vite ad alberello di Pantelleria, oltre alle “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene”. Attualmente l’Unesco ha riconosciuto come Patrimonio Immateriale 788 beni in 150 Paesi del mondo.



