Crosetto lavora a un disegno di legge per reintrodurre una leva volontaria sul modello francese e tedesco, con l’obiettivo di creare una forza ausiliaria di 10 mila unità
I venti di guerra provenienti da Est, a partire da quelli legati alla guerra tra Russia e Ucraina, soffiano in maniera sempre più preoccupante verso Occidente.
I principali Paesi europei hanno dunque iniziato a muoversi per non farsi trovare impreparati di fronte a un’eventuale estensione del conflitto. Anche nei Paesi in cui è stata abolita, si pensa così in particolare a reintrodurre il servizio militare di leva.
Anche se si tratta di una “naja” diversa dal passato, visto che non si parla di obbligatorietà, ma la base è quella volontaria. Una decisione in tal senso è già stata adottata dalla Germania. Nelle ultime ore, il presidente Macron ha quindi illustrato i dettagli del suo progetto. E proprio da Parigi, in un’intervista rilasciata al Tg3, il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha ammesso che sta lavorando per presentare in Consiglio dei ministri e poi in Parlamento un disegno di legge in materia. Un iter giustificato dal fatto che, ha affermato il ministro, “si tratta di un tema che deve essere il più possibile condiviso”.

Servizio militare in Italia: la situazione attuale
Nel nostro Paese, il servizio militare di leva è durato per 143 anni, dal 1861 al 2005. Ed è la stessa Costituzione, all’articolo 52, a prevederne l’obbligatorietà “secondo quanto stabilito dalla legge”. Istituito con la nascita del Regno d’Italia, il servizio militare fu confermato con il passaggio alla Repubblica e continuò fino all’entrata in vigore della legge di abolizione del 23 agosto 2004. Una decisione seguita, in linea con gli altri Paesi europei, dall’inizio di una progressiva riduzione degli organici del personale militare. Attualmente a regolamentare gli aspetti applicativi dell’arruolamento è il Codice dell’ordinamento militare del 2010, che distingue espressamente quello volontario da quello obbligatorio. Al riguardo, l’articolo 1929 stabilisce che la coscrizione obbligatoria può essere ripristinata, con un decreto del presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, “se il personale volontario in servizio è insufficiente e non è possibile colmare le vacanze di organico, in funzione delle predisposizioni di mobilitazione, mediante il richiamo in servizio di personale militare volontario cessato dal servizio da non più di 5 anni”. Una possibilità, in ogni caso, limitata però a 2 specifici casi: uno stato di guerra deliberato ai sensi della Costituzione o una grave crisi internazionale in cui l’Italia venga coinvolta, direttamente o in ragione della sua appartenenza a una organizzazione internazionale.

Verso una nuova leva volontaria: l’idea del ministro
Il punto cruciale alla base del progetto del ministro Crosetto è la volontarietà della leva. Lo schema, ha sottolineato il titolare della Difesa, non differisce così di molto da quello adottato recentemente dalla Germania, che pure sta prendendo in considerazione anche l’opportunità di prevedere la possibilità di far scattare nuovamente l’obbligo in presenza di certe condizioni. “Tutte le nazioni europee – ha premesso nell’intervista – vedono messi in discussione i modelli costruiti 10-15 anni fa. E tutti stanno pensando di aumentare il numero delle forze armate”. Per costruire corpi armati di riserva che siano preparati e in grado di fronteggiare le minacce, ogni Stato ha però scelto di adottare un approccio diverso.
In alcuni casi, come in Danimarca, Lituania, Svezia, Lettonia o Croazia, si è per esempio deciso di mantenere, in certi casi estendendo la durata del servizio e guardando anche alle donne, o reintrodurre una leva obbligatoria.
L‘Italia, dove già le Forze Armate sono composte da solo personale volontario, sta pensando a incentivare l’adesione volontaria per arrivare a disporre di una forza ausiliaria di almeno 10 mila unità. Il disegno di legge, dunque, “non parlerà soltanto di numeri, ma proprio di organizzazione e di regole”, ha anticipato Crosetto. “Anche noi in Italia dovremo porci il tema di una riflessione che archivi le scelte fatte di riduzione dello strumento militare e porti ad un suo aumento: ci sono motivi di sicurezza che secondo me rendono importante farlo“.

La strada francese
Ancor più che a quello tedesco, il modello di servizio militare su cui verrà chiamato a esprimersi il Parlamento italiano assomiglierà a quello appena annunciato dalla Francia.
La reintroduzione della leva, così come illustrata ieri dal presidente Emmanuel Macron dopo averne dato l’annuncio, è infatti totalmente su base volontaria. In concreto, il Service National Universel, che ha raccolto un numero limitato di adesioni, verrà gradualmente trasformato. Questo avverrà attraverso l’attivazione, a partire dalla prossima estate, di un percorso più lungo e strutturato di addestramento, della durata di 10 mesi (il primo di formazione e i seguenti nell’esercito), nel corso dei quali i volontari percepiranno uno stipendio di non meno di 800 euro in aggiunta a vitto, alloggio ed equipaggiamento. Avviando la selezione dei candidati fin da gennaio, si punta a partire, entro settembre 2026, con un nucleo di 3 mila volontari, composto all’80% da giovani di 18 e 19 anni. Ma l’obiettivo francese è quello di salire a 10 mila nel 2030 e 50 mila nel 2035. Nello stesso arco temporale di 10 anni, intanto, la Germania punta ad aumentare il personale militare attivo da 182 mila a 260 mila unità.
Alberto Minazzi



