Partita l’ondata influenzale: circa 4 milioni di italiani già colpiti, 695 mila nell’ultima settimana. Boom di sintomi respiratori tra bambini e over 65
La stagione influenzale è entrata nel vivo anche in Italia.
L’incidenza delle infezioni respiratorie acute è infatti aumentata nell’ultima settimana di riferimento del rapporto RespiVirNet, quella dall’1 al 7 dicembre, da 10,2 a 12,4 casi ogni 1.000 persone assistite.
Sono stati cioè circa 695 mila i nuovi casi stimati in 7 giorni, portando a circa 4 milioni gli italiani che, dall’inizio della sorveglianza, hanno accusato febbre e sintomi respiratori.
I giorni di H3N2
Anche se il riferimento adottato da quest’anno dall’Istituto Superiore di Sanità è più ampio della semplice influenza, sono proprio i virus influenzali (ai quali sono riconducibili almeno un quarto dei casi totali), insieme a rhinovirus e adenovirus, ad aver fatto registrare o valori di positività più elevati all’interno della comunità. Inoltre, la percentuale più elevata di infezioni si lega al virus influenzale “A” chiamato H3N2, che supera ampiamente l’H1N1. È proprio a questo ceppo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità collega il rapido aumento dei casi, iniziato già ad agosto, invitando a fare particolare attenzione alla cosiddetta “sottoclade K”.

La variante influenzale “K”
I sintomi più comuni dell’influenza sono sempre quelli classici: febbre alta, stanchezza, mal di gola, naso che cola o congestionato, forti dolori muscolari e brividi, fino a possibili episodi di vomito o diarrea, in particolare tra i bambini. Il problema vero emerge quando si presentano complicazioni, più comuni tra gli under 5 (i più colpiti da infezioni respiratorie acute: nell’ultimo rapporto RespiVirNet l’incidenza specifica sale a 38 casi ogni 1.000 assistiti), gli over 65, le donne in gravidanza e alcuni malati cronici, come quelli con malattie cardiache e polmonari o i diabetici. Riguardo alle complicazioni, la variante “K”, la cui presenza è stata confermata in tutti i continenti con un crescente numero di casi collegati, può causare soprattutto infezioni dell’orecchio e dei seni paranasali, bronchite e polmonite.
Il vaccino
Questo nuovo sotto-ceppo avrebbe per di più dimostrato in test di laboratorio una discrepanza con il vaccino. In altri termini, l’efficacia della vaccinazione potrebbe risultare ridotta, anche se comunque la prevenzione resta utile per almeno due ordini di motivi. Il primo è legato al fatto che H3N2, nelle precedenti stagioni influenzali, non era dominante e quindi si riduce anche l’immunità acquisita in passato.
In secondo luogo, il vaccino è comunque in grado di evitare l’evoluzione dell’infezione verso le sue forme più gravi. E, ricordano i medici, la campagna vaccinale, la cui limitata diffusione soprattutto tra gli anziani può incidere negativamente sul peso della stagione influenzale, è ancora in corso.
Attenzione, ma non panico
Nonostante la partenza anticipata della stagione influenzale 2025/26, di cui non è possibile prevedere con esattezza il picco, che solitamente si presenta tra fine dicembre e il mese di gennaio, l’Oms tranquillizza facendo notare come, al momento, la tendenza sia in linea con i valori registrati nella stagione 2022/23. Anche l’aumento sostenuto dell’incidenza registrato ultimamente, evidenziato anche dall’Oms in alcune regioni, non è anomalo rispetto ai dati del passato in questo periodo, così come è presumibile un ulteriore salita delle curve in Italia anche nelle prossime settimane. Intanto, l’Iss sottolinea anche come “nessun campione è risultato essere positivo per influenza di tipo A “non sottotipizzabile” come influenza stagionale, che potrebbe essere indicativo della circolazione di ceppi aviari”.
Alberto Minazzi



