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Il ritorno della scabbia: in Italia, +750% di casi in 3 anni

Il ritorno della scabbia: in Italia, +750% di casi in 3 anni

La Sidemast sottolinea i risultati emersi da 2 studi condotti in Emilia-Romagna e Lazio. Tutto quello che c’è da sapere su una malattia antichissima

Le insidie per la salute globale possono arrivare anche da nemici antichissimi.
Perché non c’è solo il timore per una futura “malattia X” che possa condurre a una nuova pandemia paragonabile al Covid-19.
Prendiamo la scabbia. Tracce di questa malattia cutanea, probabilmente citata anche nel libro del Levitico della Bibbia, sono state trovate in reperti dell’antico Egitto, con le prime descrizioni ufficiali di acari associati a lesioni cutanee risalenti al IV secolo a.C con Aristotele. Diventata malattia rara fino a pochi decenni fa, recentemente ha registrato nuove ondate di diffusione, con una crescita della sua incidenza tra la popolazione, soprattutto in Europa. E l’Italia non fa eccezione, anzi.

L’allarme per il boom della scabbia in Italia

A richiamare l’attenzione sulla preoccupante evoluzione della scabbia nel nostro Paese è stata la Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmissibili (Sidemast), commentando i dati contenuti in 2 studi condotti rispettivamente in Lazio e nella città di Bologna.
La prima indagine, i cui risultati sono stati pubblicati su Infectious Diseases of Poverty, evidenzia una vera esplosione di casi tra il 2020 e il 2023, con un incremento dei focolai nel corso del triennio che è arrivato fino al +750% in alcune zone, e in particolare nelle strutture di lungodegenza, spingendo a considerarla una emergente minaccia di salute pubblica. Una crescita esponenziale di casi, nello stesso periodo, ha interessato anche il capoluogo emiliano, come ha riportato lo studio uscito su Sexually Transmitted Infections. “Anche se non ci sono dati ma solo stime – commenta l’infettivologo del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti – di fronte a questa patologia bisogna intervenire tempestivamente per contrastare la patologia che, nella quasi totalità dei casi ha una trasmissione da uomo a uomo. La scabbia è storicamente considerata una malattia legata a condizioni di povertà e scarsa igiene. Oggi torna a far parlare di sé con casi in rsa, scuole, ospedali e famiglie numerose. Una adeguata gestione dei casi e dei contatti è fondamentale”.

scabbia

Le possibili cause e i motivi di preoccupazione

I ricercatori hanno suggerito, tra i potenziali motivi che hanno portato al boom di casi anche l’annoso tema della farmacoresistenza. Nella vicenda specifica, secondo alcuni autori, l’acaro Sarcoptes scabiei, che provoca la malattia scavando cunicoli nello strato superficiale della pelle per deporre le uova, avrebbe sviluppato mutazioni che gli consentirebbero di neutralizzare il principio attivo contenuto nella permetrina, ovvero il trattamento topico più usato per contrastare la scabbia, riducendo di conseguenza l’efficacia del farmaco.
In molti casi, a complicare questa situazione specifica avrebbe contribuito un uso non corretto dei trattamenti, sia topici che orali, tanto per dosaggio, modalità e interruzione dell’applicazione, quanto per la non esecuzione sui contatti stretti asintomatici. Inoltre, nonostante la ripresa anomala dell’incremento dei casi sia stata registrata nel nostro continente già tra il 2017 e il 2018, il vero e proprio boom è arrivato nel triennio successivo alla pandemia da Covid-19, con un chiaro legame con la forzata prolungata convivenza in ambienti chiusi e sovraffollati, ideali per la trasmissione del parassita, e con il frequente ricambio di pazienti ospiti delle strutture sanitarie. Finite le limitazioni agli spostamenti, il contagio da scabbia ha poi trovato terreno fertile nella ripartenza dei viaggi internazionali e dei soggiorni in strutture condivise come hotel e campeggi, dove non sempre sono applicate le giuste misure igienico-ambientali.

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Scabbia: tutto quello che c’è da sapere

La parassitosi chiamata scabbia colpisce soprattutto i giovani tra 5 e 18 anni, favorita dalla loro frequenza di ambienti scolastici e sportivi, e gli anziani, specialmente quando residenti in strutture assistenziali, ma anche senzatetto, migranti, detenuti e tutti coloro che vivono in condizione di sovraffollamento o di scarsa disponibilità di servizi igienici. Si manifesta soprattutto attraverso un prurito intenso e persistente, con tendenza al peggioramento nelle ore notturne, e alcune tipiche lesioni cutanee, che colpiscono in particolare le dita delle mani, i polsi, i genitali, i piedi e la regione ombelicale. La modalità di trasmissione avviene esclusivamente da uomo a uomo, favorita dai contatti stretti e ripetuti, ed è possibile anche attraverso la condivisione di indumenti, asciugamani o biancheria da letto.
È dunque fondamentale identificare tempestivamente i sintomi, rivolgendosi immediatamente al medico per ottenere una diagnosi certa in caso di dubbi (evitando dunque l’autodiagnosi e il fai da te), per interrompere la trasmissione dell’acaro. In questi casi, è raccomandato il trattamento per tutti i contatti stretti e la disinfezione profonda, attraverso un lavaggio ad alta temperatura, di abiti e biancheria, oltre che delle superfici che potrebbero ospitare il parassita. Oltre alla permetrina per uso topico, sono disponibili per il trattamento anche diversi altri farmaci.

Alberto Minazzi

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Tag:  malattie